E se fossimo noi i mezzi di comunicazione? Se fossero gli umani i primi media? Questa è l’ipotesi implicita ai saggi de La somiglianza: un trattato sulla comunicazione che ha nell’incomunicabilità il suo centro propulsore. Pierre Klossowski vi medita sui suoi romanzi e i suoi quadri, analizzando le diverse forme di comunicazione con cui si è cimentato: dalla pittura alla scrittura; dal dialogo alla conversazione muta; dall’idioma corporale alla divinazione; dal cinema alla magia. Ma la lezione de La somiglianza è, anzitutto, la lezione dell’immagine. Per natura private, in quanto indiscernibili dal fantasma che fa di noi dei casi singolari, le immagini assicurano la comunicazione autentica: lo scambio dei corpi attraverso il linguaggio segreto dei segni corporali. Ognuna può impadronirsi di tutti pur non essendo di nessuno. L’immagine fa qualcuno, ma qualcuno che, anche quando è solo, silenzioso, è parlato e pensato da un fuori non dominabile. Per Klossowski non abbiamo immagini, siamo immagini: simulacri degli impulsi che abitano l’anima disputandosene voce e fisionomia. La lezione dell’immagine, infatti, è l’ospitalità: un modello pagano di comunicazione la cui pratica richiede un’energia così soffusa da differire la morte con un Eros primitivo, ma non spontaneo. Klossowski, in queste pagine, ce ne fa un dono non restituibile, privo di contropartita. L’ospitalità non è la reciprocità. L’ospitalità è la somiglianza: la comunione del non comune che ci commuove.
LA SOMIGLIANZA
CAMPO A
2022
Abstract
E se fossimo noi i mezzi di comunicazione? Se fossero gli umani i primi media? Questa è l’ipotesi implicita ai saggi de La somiglianza: un trattato sulla comunicazione che ha nell’incomunicabilità il suo centro propulsore. Pierre Klossowski vi medita sui suoi romanzi e i suoi quadri, analizzando le diverse forme di comunicazione con cui si è cimentato: dalla pittura alla scrittura; dal dialogo alla conversazione muta; dall’idioma corporale alla divinazione; dal cinema alla magia. Ma la lezione de La somiglianza è, anzitutto, la lezione dell’immagine. Per natura private, in quanto indiscernibili dal fantasma che fa di noi dei casi singolari, le immagini assicurano la comunicazione autentica: lo scambio dei corpi attraverso il linguaggio segreto dei segni corporali. Ognuna può impadronirsi di tutti pur non essendo di nessuno. L’immagine fa qualcuno, ma qualcuno che, anche quando è solo, silenzioso, è parlato e pensato da un fuori non dominabile. Per Klossowski non abbiamo immagini, siamo immagini: simulacri degli impulsi che abitano l’anima disputandosene voce e fisionomia. La lezione dell’immagine, infatti, è l’ospitalità: un modello pagano di comunicazione la cui pratica richiede un’energia così soffusa da differire la morte con un Eros primitivo, ma non spontaneo. Klossowski, in queste pagine, ce ne fa un dono non restituibile, privo di contropartita. L’ospitalità non è la reciprocità. L’ospitalità è la somiglianza: la comunione del non comune che ci commuove.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.