Il clima caldo dell’informazione: come attori, piattaforme e pratiche contribuiscono alle costruzioni sociali delle post-verità sui cambiamenti climatici

In a context marked by the crisis of trust in expert knowledge and the awareness of the post-truth context in a platformized society, this thesis explores in an ethnographic way the daily practices through which Facta.news, an Italian fact-checking editorial team also engaged in the field of climate change, builds and negotiates its epistemic authority in a synergic and shared way with its community of readers. Adopting a theoretical approach that intertwines the contributions of Platform Studies, Science and Technology Studies (STS), the theory of epistemic communities, the sociology of journalism and Bourdieusian field theory, the research analyses through the prism of the Practice Turn how knowledge, technologies, relationships and values ​​are articulated within the editorial device at the center of this research thesis. The investigation focuses on three main dimensions: (1) the discursive and material construction of the fact-checking experience in a collective context; (2) the forms of practical knowledge that emerge in the relationship with the public, and that reorient the epistemic function of journalism; (3) engagement as a practice of anchoring to the public function of information, in the context of platformization and digital transformations. The relationship with the public and technology is precisely at the basis of the constant processes of redefinition of the journalistic field, and repositioning of its function in the public sphere. Specifically, through participant observations and semi-structured interviews it was possible to understand the renewal of the articulation between actors, actants, audiences and journalistic activities, following a professional training path that the fact-checkers have undertaken together with other colleagues within the framework of a third-party community co-financing program. This makes this thesis based on a single, very specific case study, in which the fact-checkers include in their epistemic community specialists with different know-how, organizational and technological devices, and audiences with whom the editorial staff would otherwise not have been able to deal. Furthermore, ethnography, temporally placed in the implementation phase of this training path, situates the emergence of themes and dynamics in the authenticity of their reference context. The results highlight the distributed, reflexive and relational nature of the epistemic authority of fact-checkers, which is built at the intersection of professional values ​​and experiences, listening and caring for the public, digital infrastructures and algorithmic visibility regimes. The work proposes a reinterpretation of fact-checking as an epistemic laboratory of the current public sphere, where the boundaries of communication between information specialists and those of individual users who, through curation flows, express moments of public connection, and redefine the conditions of possibility for a democratic function of journalism in the post-truth era, are contaminated on a daily basis.

In un contesto segnato dalla crisi di fiducia nei confronti dei saperi esperti e dalla presa di consapevolezza del contesto della post-verità in una società piattaformizzata, questa tesi esplora in chiave etnografica le pratiche quotidiane attraverso cui Facta.news, una redazione italiana di fact-checking impegnata anche nel campo del cambiamento climatico, costruisce e negozia la propria autorità epistemica in maniera sinergica e condivisa con la propria comunità di lettori. Adottando un approccio teorico che intreccia i contributi dei Platform Studies, Science and Technology Studies (STS), della teoria delle comunità epistemiche, della sociologia del giornalismo e della field theory bourdieusiana, la ricerca analizza attraverso il prisma del Practice Turn come conoscenze, tecnologie, relazioni e valori vengano articolati all’interno del dispositivo editoriale al centro della presente tesi di ricerca. L’indagine si concentra su tre dimensioni principali: (1) la costruzione discorsiva e materiale dell’esperienza del fact-checking in un contesto collettivo; (2) le forme di conoscenza pratica che emergono nella relazione con il pubblico, e che riorientano la funzione epistemica del giornalismo; (3) l’engagement come pratica di ancoraggio alla funzione pubblica dell’informazione, nel quadro della piattaformizzazione e delle trasformazioni digitali. Proprio la relazione con i pubblici e la tecnologia è alla base dei costanti processi di ridefinizione del campo giornalistico, e ricollocamento della sua funzione nella sfera pubblica. Nello specifico, attraverso osservazioni partecipanti e interviste semistrutturate è stato possibile comprendere il rinnovamento dell’articolazione tra attori, attanti, audience e attività giornalistiche, in seguito ad un percorso di formazione professionale che i fact-checker hanno affrontato insieme ad altri colleghi nell’ambito di un programma di cofinanziamento comunitario a terze-parti. Ciò rende la presente tesi basata su di un singolo caso studio ben preciso, in cui i fact-checker includono nella propria comunità epistemica specialisti con know-how diversi, dispositivi organizzativi e tecnologici, e pubblici con cui altrimenti la redazione non si sarebbe potuta confrontare. Inoltre, l’etnografia collocandosi temporalmente nella fase di implementazione di tale percorso di formazione, situa l’emergere di temi e dinamiche nell’autenticità del loro contesto di riferimento. I risultati evidenziano la natura distribuita, riflessiva e relazionale dell’autorità epistemica dei fact-checker, che si costruisce nell’intersezione tra valori ed esperienze professionali, ascolto e cura dei pubblici, infrastrutture digitali e regimi di visibilità algoritmica. Il lavoro propone una rilettura del fact-checking come laboratorio epistemico dell’attuale sfera pubblica, dove si contaminano quotidianamente i confini della comunicazione tra specialisti dell’informazione, e quelli dei singoli utenti che attraverso flussi di curatela esprimono momenti di connessione pubblica, e ridefiniscono le condizioni di possibilità per una funzione democratica del giornalismo ai tempi della post-verità.