Se per il mondo greco, in relazione all’uso dei gioielli e all’ostentazione del lusso nella sfera cultuale, le fonti letterarie ci permettono di integrare le informazioni ottenute dall’osservazione delle fonti archeologiche, per il versante etrusco possiamo avvalerci solo di quest’ultime. Il contributo analizza dunque gli ornamenti riferibili alle divinità femminili etrusche che compaiono nelle attestazioni iconografiche individuabili nelle varie produzioni artistiche, cercando di comprenderne il valore nel culto e il riflesso nella devozione privata. Un dato che emerge da questa analisi è l’impiego, in diverse rappresentazioni di figure divine, di gioielli tipicamente etruschi, come orecchini a grappolo, bracciali e collane a bulle o cd. a targhetta, che dunque vengono a connotare in senso locale le divinità, anche se l’iconografia di base rimanda alla tradizione greca. Il fatto non è privo di interesse e quando riguarda importanti cicli decorativi di templi, può assumere anche la funzione di un messaggio identitario ben preciso. Alcuni ornamenti, come ad es. gli orecchini a grappolo, sembrano poi aver assunto una valenza ben precisa, collegata a divinità protettrici della sfera nuziale e riproduttiva, come Turan. Il gioiello dunque non viene impiegato solo per il suo valore esornativo ma assume in diversi casi una valenza cultuale o identitaria, che può riflettere nel corso del tempo anche i mutamenti socio-culturali e storici del mondo etrusco. A partire dai decenni finali del IV sec. a.C. si manifesta, grazie all’influenza delle corti macedoni, una koinè culturale che abbraccia il mondo greco, magno-greco ed etrusco italico e che coinvolge particolarmente anche le produzioni orafe. Nel III sec. a.C., infatti, i monili sembrano cambiare, adeguandosi alla koinè mediterranea: agli orecchini a grappolo si sostituiscono quelli a piramide o a vari pendenti (catenelle, anforette, volatili, etc.), ai complessi pettorali i torques o le collane a lonchia. Solo in pochi casi la persistenza dei vecchi modelli sembra legata ad una tradizione cultuale.

I Gioielli delle dee: qualche osservazione sull'ornamentum delle divinità femminili in Etruria

Alessandra Coen
2025

Abstract

Se per il mondo greco, in relazione all’uso dei gioielli e all’ostentazione del lusso nella sfera cultuale, le fonti letterarie ci permettono di integrare le informazioni ottenute dall’osservazione delle fonti archeologiche, per il versante etrusco possiamo avvalerci solo di quest’ultime. Il contributo analizza dunque gli ornamenti riferibili alle divinità femminili etrusche che compaiono nelle attestazioni iconografiche individuabili nelle varie produzioni artistiche, cercando di comprenderne il valore nel culto e il riflesso nella devozione privata. Un dato che emerge da questa analisi è l’impiego, in diverse rappresentazioni di figure divine, di gioielli tipicamente etruschi, come orecchini a grappolo, bracciali e collane a bulle o cd. a targhetta, che dunque vengono a connotare in senso locale le divinità, anche se l’iconografia di base rimanda alla tradizione greca. Il fatto non è privo di interesse e quando riguarda importanti cicli decorativi di templi, può assumere anche la funzione di un messaggio identitario ben preciso. Alcuni ornamenti, come ad es. gli orecchini a grappolo, sembrano poi aver assunto una valenza ben precisa, collegata a divinità protettrici della sfera nuziale e riproduttiva, come Turan. Il gioiello dunque non viene impiegato solo per il suo valore esornativo ma assume in diversi casi una valenza cultuale o identitaria, che può riflettere nel corso del tempo anche i mutamenti socio-culturali e storici del mondo etrusco. A partire dai decenni finali del IV sec. a.C. si manifesta, grazie all’influenza delle corti macedoni, una koinè culturale che abbraccia il mondo greco, magno-greco ed etrusco italico e che coinvolge particolarmente anche le produzioni orafe. Nel III sec. a.C., infatti, i monili sembrano cambiare, adeguandosi alla koinè mediterranea: agli orecchini a grappolo si sostituiscono quelli a piramide o a vari pendenti (catenelle, anforette, volatili, etc.), ai complessi pettorali i torques o le collane a lonchia. Solo in pochi casi la persistenza dei vecchi modelli sembra legata ad una tradizione cultuale.
2025
978-88-7689-351-3
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