Il “culto dei morti” è stata la grande religione laica dell’epoca contemporanea. Un dialogo fra vivi e morti di cui Pascoli ha fissato nel nostro immaginario i luoghi, mentre Andrea Costa ne disegnò i cerimoniali, ovvero i grandi cortei dell’”accompagno”, fra le musiche e le bandiere. Da Garibaldi, nel 1882, ai Milite Ignoto nel 1921; dalla manipolazione fascista dei cimiteri della Grande guerra, alla rinascita dei cortei “rossi” con la Liberazione, fino al funerale “sovietico” di Enrico Berlinguer, nel 1984, la vita politica e sociale è stata scandita da cerimoniali funebri, che hanno celebrato gli imperativi dell’etica laica collettiva. Una svolta si impone con l’avvento della vita privata e dell’Io estetizzato, a partire dall’ultimo decennio del Novecento fino a oggi, quando una nuova confidenza con la morte nutre sempre più le scelte collettive. Dalle canzoni agli autoelogi funebri anticipati sulla stampa da personaggi famosi (come Oliviero Toscani); dalla voga cremazionista, che dalla fine del ‘900 appaga i “capricci” dell’Io con la dispersione delle ceneri sui luoghi amati o con l’associazione nel sepolcro degli animali domestici (come ha voluto Alain Delon), un nuovo orizzonte delle sensibilità collettive si presenta sulla “scena degli addii”, a raccontare i pensieri intimi di una società.
Rituali dell’addio. Il corpo esposto e il corpo di cenere: da Foscolo alla morte odierna
Dino Mengozzi
2025
Abstract
Il “culto dei morti” è stata la grande religione laica dell’epoca contemporanea. Un dialogo fra vivi e morti di cui Pascoli ha fissato nel nostro immaginario i luoghi, mentre Andrea Costa ne disegnò i cerimoniali, ovvero i grandi cortei dell’”accompagno”, fra le musiche e le bandiere. Da Garibaldi, nel 1882, ai Milite Ignoto nel 1921; dalla manipolazione fascista dei cimiteri della Grande guerra, alla rinascita dei cortei “rossi” con la Liberazione, fino al funerale “sovietico” di Enrico Berlinguer, nel 1984, la vita politica e sociale è stata scandita da cerimoniali funebri, che hanno celebrato gli imperativi dell’etica laica collettiva. Una svolta si impone con l’avvento della vita privata e dell’Io estetizzato, a partire dall’ultimo decennio del Novecento fino a oggi, quando una nuova confidenza con la morte nutre sempre più le scelte collettive. Dalle canzoni agli autoelogi funebri anticipati sulla stampa da personaggi famosi (come Oliviero Toscani); dalla voga cremazionista, che dalla fine del ‘900 appaga i “capricci” dell’Io con la dispersione delle ceneri sui luoghi amati o con l’associazione nel sepolcro degli animali domestici (come ha voluto Alain Delon), un nuovo orizzonte delle sensibilità collettive si presenta sulla “scena degli addii”, a raccontare i pensieri intimi di una società.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


