Un Casanova a duello. Tra sterili moti d’orgoglio e relazioni pericolose

Il duello di Giacomo Casanova, uscito nel 1780, narra un episodio occorso alcun anni prima in Polonia al celebre avventuriero veneziano: la sfida con un principe polacco per un paio di insulti volati a seguito di una questione di donne. Deprecato dal pensiero illuminista, condannato dalla istituzioni laiche e religiose, il duello ci restituisce come un lampo lo spaccato della società del tempo, con le sue vane e anchilosate etichette, e ci offre dei motivi di riflessione sugli psicodrammi di classe che sopravviveranno anche alla Rivoluzione francese. Nella saporita narrazione del veneziano (rimodulata anche nelle sue memorie) non sono poche le incongruenze, a cominciare dalla scelta delle armi usate, ed è probabile che l’illustre tombeur de femmes vi speculò letterariamente per rifarsi l’immagine o addirittura tentare una svolta nella vita. Diversamente, infatti, da Valmont che, nel romanzo di Choderlos de Laclos, incontra la morte nella sfida con il giovane Danceny, Casanova riparte dal racconto di quello strano duello per aprire le porte a un’insaziabile autofiction.