Alla vigilia dell’emanazione della legge n. 123 del 2007, il saggio indaga sui profili collettivi di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, così come regolamentati dal decreto legislativo n. 626 del 1994. Ciò con lo scopo di far luce sul bilancio applicativo di tale disciplina e verificarne, in un’ottica “de iure condendo”, le possibili direttrici di riforma. Il presupposto di partenza è che l’azione collettiva rappresenti strumento di effettività del diritto individuale; sicché è proprio da una riflessione su detta azione e sul suo mancato decollo nella materia della sicurezza dei lavoratori che occorre, secondo l’autrice, prender le mosse, ove si intenda proficuamente ragionare sulla scarsa idoneità protettiva della vigente normativa. Su questa strada, alcune prime riflessioni attengono al modello di rappresentanza per la sicurezza inaugurato dal legislatore, modello problematico sotto più profili, se è vero che incongruenze - certo da emendare in sede di riforma - si registrano, ai sensi del D.lgs. n. 626/1994, con riferimento sia alla natura e alle modalità costitutive dell’organismo preposto alla rappresentanza medesima, sia alle prerogative e tutele al medesimo riconosciute. Successive riflessioni toccano, poi, il rapporto tra il modello di rappresentanza sopracitato e la dimensione delle relazioni sindacali in generale. A riguardo, l’obiettivo della ricerca è quello di verificare la praticabilità e l’utilità di un modello teso a combinare virtuosamente, nella materia, partecipazione sindacale e contrattazione collettiva, specie decentrata.

Profili collettivi di tutela della salute e rappresentanza dei lavoratori per la sicurezza: disciplina legislativa, bilancio applicativo, prospettive di riforma

CAMPANELLA, PIERA
2007

Abstract

Alla vigilia dell’emanazione della legge n. 123 del 2007, il saggio indaga sui profili collettivi di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, così come regolamentati dal decreto legislativo n. 626 del 1994. Ciò con lo scopo di far luce sul bilancio applicativo di tale disciplina e verificarne, in un’ottica “de iure condendo”, le possibili direttrici di riforma. Il presupposto di partenza è che l’azione collettiva rappresenti strumento di effettività del diritto individuale; sicché è proprio da una riflessione su detta azione e sul suo mancato decollo nella materia della sicurezza dei lavoratori che occorre, secondo l’autrice, prender le mosse, ove si intenda proficuamente ragionare sulla scarsa idoneità protettiva della vigente normativa. Su questa strada, alcune prime riflessioni attengono al modello di rappresentanza per la sicurezza inaugurato dal legislatore, modello problematico sotto più profili, se è vero che incongruenze - certo da emendare in sede di riforma - si registrano, ai sensi del D.lgs. n. 626/1994, con riferimento sia alla natura e alle modalità costitutive dell’organismo preposto alla rappresentanza medesima, sia alle prerogative e tutele al medesimo riconosciute. Successive riflessioni toccano, poi, il rapporto tra il modello di rappresentanza sopracitato e la dimensione delle relazioni sindacali in generale. A riguardo, l’obiettivo della ricerca è quello di verificare la praticabilità e l’utilità di un modello teso a combinare virtuosamente, nella materia, partecipazione sindacale e contrattazione collettiva, specie decentrata.
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