Il sistema politico algerino, con le sue distorsioni e i suoi camuffamenti, continua a disperdere da decenni un potenziale di partecipazione democratica ormai troppo umiliato e ridotto ai minimi termini. Il gruppo dei “décideurs” appare inossidabile e il suo potere non è negoziato nelle consultazioni elettorali; diversi clan familiari, e soprattutto i militari, restano - elezione dopo elezione - sempre gli stessi. La cosiddetta “transizione democratica” ha iniziato a fallire sin dal suo avvio, quando nel 1991 le prime elezioni multipartitiche sono state bloccate dall’intervento dell’esercito a fronte della vittoria annunciata del partito islamista Front islamique du Salut, aprendo una guerra civile costata la vita a circa 150 mila algerini. Da allora, il fallimento della transizione viene tenuto in vita con ogni mezzo e continua ad avvelenare la vita politica algerina. La politica di riconciliazione, dopo le violenze della guerra, ha offerto negli anni Duemila un certo consenso al presidente Bouteflika che l’ha voluta e promossa; ma una riconciliazione pur certamente attesa e necessaria (anche se contestata nella sua formulazione da diverse parti) non è sufficiente a fronte di istituzioni occupate, di sperequazioni intollerabili, di crisi economiche e sociali insostenibili.

Elezioni politiche in Algeria

MEDICI, ANNA MARIA
2007

Abstract

Il sistema politico algerino, con le sue distorsioni e i suoi camuffamenti, continua a disperdere da decenni un potenziale di partecipazione democratica ormai troppo umiliato e ridotto ai minimi termini. Il gruppo dei “décideurs” appare inossidabile e il suo potere non è negoziato nelle consultazioni elettorali; diversi clan familiari, e soprattutto i militari, restano - elezione dopo elezione - sempre gli stessi. La cosiddetta “transizione democratica” ha iniziato a fallire sin dal suo avvio, quando nel 1991 le prime elezioni multipartitiche sono state bloccate dall’intervento dell’esercito a fronte della vittoria annunciata del partito islamista Front islamique du Salut, aprendo una guerra civile costata la vita a circa 150 mila algerini. Da allora, il fallimento della transizione viene tenuto in vita con ogni mezzo e continua ad avvelenare la vita politica algerina. La politica di riconciliazione, dopo le violenze della guerra, ha offerto negli anni Duemila un certo consenso al presidente Bouteflika che l’ha voluta e promossa; ma una riconciliazione pur certamente attesa e necessaria (anche se contestata nella sua formulazione da diverse parti) non è sufficiente a fronte di istituzioni occupate, di sperequazioni intollerabili, di crisi economiche e sociali insostenibili.
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