Il lavoro osserva da diverse angolazioni prospettiche i luoghi dell’ascolto: terapeutici, scolastici, giudiziari e sociali in genere. Ogni contesto comunicativo si fa carico di una azione partecipe e comprensiva di ascolto dell’altro, di scoperta continua del mondo con cui il soggetto entra in relazione e nel cui rispecchiamento trova senso la propria dimensione interpersonale. Formare all’ascolto significa sollecitare l’attenzione ai bisogni dell’altro, alle sue specifiche caratteristiche originali, volgere lo sguardo al diverso , ad una alterità che può essere anche la propria- come lo è, spesso, il proprio corpo-sollecitando chi opera per e con l’altro a costruire un ambiente sollecitante il dialogo e l’emersione di una identità altrimenti destinata a non proporsi. Per poter leggere le parole del piccolo interlocutore, ma anche i suoi gesti, i suoi silenzi, la sua mimica, sia in ambito educativo che terapeutico, occorre orientare l’ascolto in modo libero, disposto ogni volta a scoprire il nuovo e lo specifico,occorre avere la capacità di credere in lui. L’apprendre dai pazienti di cui parla Bion ammette l’idea che ognuno contiene la propria verità psichica e solo lui potrà essere in grado di comunicarcela,comunicazione che sarà tanto più efficace, quanto più avremo imparato ad essere presenti, ma non intrusivi.
Formazione all'ascolto. Contesti educativi e terapeutici per l'età evolutiva.
ROSSI, SERENA
2004
Abstract
Il lavoro osserva da diverse angolazioni prospettiche i luoghi dell’ascolto: terapeutici, scolastici, giudiziari e sociali in genere. Ogni contesto comunicativo si fa carico di una azione partecipe e comprensiva di ascolto dell’altro, di scoperta continua del mondo con cui il soggetto entra in relazione e nel cui rispecchiamento trova senso la propria dimensione interpersonale. Formare all’ascolto significa sollecitare l’attenzione ai bisogni dell’altro, alle sue specifiche caratteristiche originali, volgere lo sguardo al diverso , ad una alterità che può essere anche la propria- come lo è, spesso, il proprio corpo-sollecitando chi opera per e con l’altro a costruire un ambiente sollecitante il dialogo e l’emersione di una identità altrimenti destinata a non proporsi. Per poter leggere le parole del piccolo interlocutore, ma anche i suoi gesti, i suoi silenzi, la sua mimica, sia in ambito educativo che terapeutico, occorre orientare l’ascolto in modo libero, disposto ogni volta a scoprire il nuovo e lo specifico,occorre avere la capacità di credere in lui. L’apprendre dai pazienti di cui parla Bion ammette l’idea che ognuno contiene la propria verità psichica e solo lui potrà essere in grado di comunicarcela,comunicazione che sarà tanto più efficace, quanto più avremo imparato ad essere presenti, ma non intrusivi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.