Il volume ”Per te non di te canto.” I madrigali di Cesare Rinaldi ricostruisce la vicenda esistenziale e letteraria di Cesare Rinaldi (Bologna, 1559-1636), autore di 11 raccolte di rime e 2 di lettere, scrisse canzoni, sonetti e madrigali (quasi seicento), molti dei quali inclusi nella più importanti antologe del tempo. Membro di accademie illustri (gli Spensierati di Firenze, gli Incogniti di Venezia, dell’Accademia della Notte di Bologna), e amico di artisti (Guido Reni, i Carracci, Lavinia Fontana, Pietro Facini), musicisti (oltre cento suoi madrigali vennero intonati fra il 1587 e il 1640) e ovviamente poeti (da Tasso a Marino). Più di Preti, Campeggi e Achillini, forse Rinaldi ha scontato le aspre critiche (che cominciano già nel Seicento) a un certo gusto barocco. Invece, la sua produzione di imitazione marinistica occupa solo una piccola parte, e l’ultima, cronologicamente, della sua produzione, laddove il ‘madrigale’ costituisce il genere prediletto, con il quale Rinaldi esordì e chiuse la sua opera poetica. Il volume, ampiamente documentato da ricerche d’archivio, fa luce su una figura non secondaria nella cultura bolognese fra Cinque e Seicento, e soprattutto significativa per comprendere, in un più ampio quadro nazionale, il trascolorare del manierismo post-tassiano al modello barocco rappresentato dal Marino, e insieme la crisi profonda che attraversa autori che, non insensibili alle mode, eppure attenti alla verità della poesia, scelgono alla fine un silenzio appartato e discreto (l’ultima raccolta di Rinaldi, edita nel 1619, fu la ristampa di una raccolta del 1608).
«Per te non di te canto». I madrigali di Cesare Rinaldi
RITROVATO, SALVATORE
2005
Abstract
Il volume ”Per te non di te canto.” I madrigali di Cesare Rinaldi ricostruisce la vicenda esistenziale e letteraria di Cesare Rinaldi (Bologna, 1559-1636), autore di 11 raccolte di rime e 2 di lettere, scrisse canzoni, sonetti e madrigali (quasi seicento), molti dei quali inclusi nella più importanti antologe del tempo. Membro di accademie illustri (gli Spensierati di Firenze, gli Incogniti di Venezia, dell’Accademia della Notte di Bologna), e amico di artisti (Guido Reni, i Carracci, Lavinia Fontana, Pietro Facini), musicisti (oltre cento suoi madrigali vennero intonati fra il 1587 e il 1640) e ovviamente poeti (da Tasso a Marino). Più di Preti, Campeggi e Achillini, forse Rinaldi ha scontato le aspre critiche (che cominciano già nel Seicento) a un certo gusto barocco. Invece, la sua produzione di imitazione marinistica occupa solo una piccola parte, e l’ultima, cronologicamente, della sua produzione, laddove il ‘madrigale’ costituisce il genere prediletto, con il quale Rinaldi esordì e chiuse la sua opera poetica. Il volume, ampiamente documentato da ricerche d’archivio, fa luce su una figura non secondaria nella cultura bolognese fra Cinque e Seicento, e soprattutto significativa per comprendere, in un più ampio quadro nazionale, il trascolorare del manierismo post-tassiano al modello barocco rappresentato dal Marino, e insieme la crisi profonda che attraversa autori che, non insensibili alle mode, eppure attenti alla verità della poesia, scelgono alla fine un silenzio appartato e discreto (l’ultima raccolta di Rinaldi, edita nel 1619, fu la ristampa di una raccolta del 1608).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.