Stefano G. Azzarà Pensare la rivoluzione conservatrice. Critica della democrazia e «grande politica» nella Repubblica di Weimar Tra la Prima guerra mondiale e gli anni Trenta, la Repubblica di Weimar è stata il luogo storico in cui si è elaborata e sperimentata una duplice rivoluzione conservatrice dalla portata europea e persino planetaria. Dopo una rivoluzione dall’alto che ha introdotto la democrazia moderna ma che ha anche reso la Germania una sorta di colonia dei paesi liberali, il blocco d’alleanza aristocratico-borghese del II Reich non si rassegna al tramonto del proprio dominio, né alla fine delle aspirazioni tedesche alla potenza mondiale. Contestando radicalmente i nuovi ordinamenti politici e sociali - che, cooptando nel corpo della nazione le classi subalterne e le loro rappresentanze, comportano dolorosi riaggiustamenti nei rapporti di forza e nella distribuzione delle quote di potere -, questi ceti pensano a forme politiche alternative. Se il conservatorismo guglielmino ha fallito di fronte all’emergere della società di massa novecentesca, sarà proprio la mobilitazione totale di guerra a fornire il modello di una “democrazia autoritaria” capace di integrare le masse popolari, neutralizzandone le spinte emancipatrici e sfruttandone però l’energia dinamica. Ma la rivoluzione conservatrice in politica interna è solo il primo passo verso una rivoluzione più ambiziosa. La guerra mondiale ha messo in crisi l’ordinamento eurocentrico della terra, portando sulla scena nuove grandi potenze extraeuropee e dando avvio a un processo di liberazione del mondo coloniale che trova appoggio e stimolo nel bolscevismo sovietico. Il ripristino di salde gerarchie politiche e sociali e una completa nazionalizzazione in chiave aggressiva delle masse sono, allora, le condizioni necessarie per il rilancio dei progetti di egemonia mitteleuropea e continentale. Tornando a competere nella gara planetaria per una nuova spartizione del mondo, la Germania dovrà porsi all’altezza dell’epoca dell’imperialismo dei Grandi Spazi, scongiurando in tal modo il tramonto dello stesso Occidente europeo.

Pensare la rivoluzione conservatrice. Critica della democrazia e «grande politica» nella repubblica di Weimar

AZZARA', GIUSEPPE STEFANO
2000

Abstract

Stefano G. Azzarà Pensare la rivoluzione conservatrice. Critica della democrazia e «grande politica» nella Repubblica di Weimar Tra la Prima guerra mondiale e gli anni Trenta, la Repubblica di Weimar è stata il luogo storico in cui si è elaborata e sperimentata una duplice rivoluzione conservatrice dalla portata europea e persino planetaria. Dopo una rivoluzione dall’alto che ha introdotto la democrazia moderna ma che ha anche reso la Germania una sorta di colonia dei paesi liberali, il blocco d’alleanza aristocratico-borghese del II Reich non si rassegna al tramonto del proprio dominio, né alla fine delle aspirazioni tedesche alla potenza mondiale. Contestando radicalmente i nuovi ordinamenti politici e sociali - che, cooptando nel corpo della nazione le classi subalterne e le loro rappresentanze, comportano dolorosi riaggiustamenti nei rapporti di forza e nella distribuzione delle quote di potere -, questi ceti pensano a forme politiche alternative. Se il conservatorismo guglielmino ha fallito di fronte all’emergere della società di massa novecentesca, sarà proprio la mobilitazione totale di guerra a fornire il modello di una “democrazia autoritaria” capace di integrare le masse popolari, neutralizzandone le spinte emancipatrici e sfruttandone però l’energia dinamica. Ma la rivoluzione conservatrice in politica interna è solo il primo passo verso una rivoluzione più ambiziosa. La guerra mondiale ha messo in crisi l’ordinamento eurocentrico della terra, portando sulla scena nuove grandi potenze extraeuropee e dando avvio a un processo di liberazione del mondo coloniale che trova appoggio e stimolo nel bolscevismo sovietico. Il ripristino di salde gerarchie politiche e sociali e una completa nazionalizzazione in chiave aggressiva delle masse sono, allora, le condizioni necessarie per il rilancio dei progetti di egemonia mitteleuropea e continentale. Tornando a competere nella gara planetaria per una nuova spartizione del mondo, la Germania dovrà porsi all’altezza dell’epoca dell’imperialismo dei Grandi Spazi, scongiurando in tal modo il tramonto dello stesso Occidente europeo.
2000
9788882920517
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/1891580
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