La categoria di “globalizzazione” penetra pervasivamente oggi il dibattito pubblico. Il trionfo del mercato mondializzato sembra aprire una nuova epoca di libertà per l’umanità intera, perché la generalizzazione del principio della domanda e dell’offerta, sancendo il primato dell’iniziativa privata e dell’armonia tra produttori e consumatori, non solo svincola e moltiplica le energie creative degli individui assicurando così un perpetuo sviluppo e un incremento ininterrotto del benessere collettivo, ma costituisce l’unica garanzia per la salvaguardia delle libertà di ciascuno, finalmente sottratte al soffocante giogo totalitario della tutela statale. Inoltre, solo oggi per la prima volta il mondo sembra divenuto veramente tale, nel senso che solo adesso ognuno di noi può vivere l’esperienza inusitata che lo vede consapevolmente immerso, istante dopo istante, in una rete di relazioni capace di connetterlo in modo immediato a tutti gli altri uomini e a tutti gli altri luoghi, e solo adesso ha dunque a che fare direttamente con il mondo in quanto tale. In realtà, l’interesse nazionale non sparisce affatto come questa visione ottimistica pretende. Esso, molto semplicemente, subisce una radicale ridefinizione verso l’alto, verso quei ceti che per prosperare non hanno alcun bisogno di uno Stato che li tuteli, e devolve alla sfera privata gran parte delle competenze acquisite in 150 anni di costruzione del Welfare State. Questa ridefinizione si inserisce inoltre in una più generale tendenza alla costruzione di Grandi Spazi integrati che competono oggi tra loro sul piano economico come su quello geopolitico.

Globalizzazione e imperialismo

AZZARA', GIUSEPPE STEFANO
1999

Abstract

La categoria di “globalizzazione” penetra pervasivamente oggi il dibattito pubblico. Il trionfo del mercato mondializzato sembra aprire una nuova epoca di libertà per l’umanità intera, perché la generalizzazione del principio della domanda e dell’offerta, sancendo il primato dell’iniziativa privata e dell’armonia tra produttori e consumatori, non solo svincola e moltiplica le energie creative degli individui assicurando così un perpetuo sviluppo e un incremento ininterrotto del benessere collettivo, ma costituisce l’unica garanzia per la salvaguardia delle libertà di ciascuno, finalmente sottratte al soffocante giogo totalitario della tutela statale. Inoltre, solo oggi per la prima volta il mondo sembra divenuto veramente tale, nel senso che solo adesso ognuno di noi può vivere l’esperienza inusitata che lo vede consapevolmente immerso, istante dopo istante, in una rete di relazioni capace di connetterlo in modo immediato a tutti gli altri uomini e a tutti gli altri luoghi, e solo adesso ha dunque a che fare direttamente con il mondo in quanto tale. In realtà, l’interesse nazionale non sparisce affatto come questa visione ottimistica pretende. Esso, molto semplicemente, subisce una radicale ridefinizione verso l’alto, verso quei ceti che per prosperare non hanno alcun bisogno di uno Stato che li tuteli, e devolve alla sfera privata gran parte delle competenze acquisite in 150 anni di costruzione del Welfare State. Questa ridefinizione si inserisce inoltre in una più generale tendenza alla costruzione di Grandi Spazi integrati che competono oggi tra loro sul piano economico come su quello geopolitico.
1999
9788882920289
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/1891581
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact