Nel corso del lavoro si passa in rassegna la fortuna in età antica e moderna di un aspetto specifico della figura di Ipsipile: la sua pietà filiale. Come è noto, l’eroina, figlia del re Toante, nella torbida notte in cui le donne di Lemno, furibonde, fanno a pezzi tutti gli uomini dell’isola, figli, padri, mariti, è l’unica che si sottrae al delitto, fingendo di partecipare, ma solo per riuscire faticosamente a nascondere il padre e a metterlo in salvo. Riguardo alla pietas di Ipsipile, l’articolo prende in esame le fonti classiche (Erodoto, Apollonio Rodio, Apollodoro, Ovidio, Valerio Flacco, Papinio Stazio, Igino, Lattanzio Placido, l’Anthologia Latina), medievali (Dante, Boccaccio) e moderne (Metastasio, de Belloy, fino alla Zelmira di Rossini) più significative, per metterne in luce continuità, differenze, adattamenti nel tratteggiare la figura dell’eroina.

"Decus et patriae laus una ruentis". La pietà di Ipsipile dagli antichi a Metastasio

RAFFAELLI, RENATO
2005

Abstract

Nel corso del lavoro si passa in rassegna la fortuna in età antica e moderna di un aspetto specifico della figura di Ipsipile: la sua pietà filiale. Come è noto, l’eroina, figlia del re Toante, nella torbida notte in cui le donne di Lemno, furibonde, fanno a pezzi tutti gli uomini dell’isola, figli, padri, mariti, è l’unica che si sottrae al delitto, fingendo di partecipare, ma solo per riuscire faticosamente a nascondere il padre e a metterlo in salvo. Riguardo alla pietas di Ipsipile, l’articolo prende in esame le fonti classiche (Erodoto, Apollonio Rodio, Apollodoro, Ovidio, Valerio Flacco, Papinio Stazio, Igino, Lattanzio Placido, l’Anthologia Latina), medievali (Dante, Boccaccio) e moderne (Metastasio, de Belloy, fino alla Zelmira di Rossini) più significative, per metterne in luce continuità, differenze, adattamenti nel tratteggiare la figura dell’eroina.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/1892973
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