Nei primi decenni del Novecento, in Italia matura una nuova stagione negli studi spinoziani, inaugurata dall’edizione dell’«Ethica» curata da Giovanni Gentile (1915) e dalla monografia di Augusto Guzzo, «Il pensiero di Spinoza» (1924), ma già preparata dai neohegeliani di Napoli e preannunciata dallo studio di Edmondo Solmi su «Benedetto Spinoza e Leone Ebreo» (1903), dalle riflessioni di Rodolfo Mondolfo, dal primo delinearsi dei fondamentali contributi di Piero Martinetti e Gioele Solari. Tra il secondo e il terzo decennio del secolo la ricerca spinoziana italiana si inserisce dunque nel circuito europeo, anch’esso a sua volta rinnovato dalle grandi ricerche di Freudenthal, von Dunin Borkowski e Carl Gebhardt. Sullo sfondo di questa complessiva rinascita, che avviene nel passaggio culturale dalla stagione positivista a quella idealista e in un contesto storico-politico che, dopo il dramma della Grande Guerra, vede l’ascesa del fascismo, l’articolo prende in considerazione i contributi sul pensiero spinoziano comparsi tra il 1900 e il 1924, in parte significativamente maturati anche al di fuori dei circuiti accademici e pubblicati presso piccoli editori, o costituiti da interventi sulla stampa quotidiana. In essi diviene tangibile il progressivo abbandono degli stereotipi che hanno caratterizzato e compromesso per secoli la ricezione dello spinozismo: l’attitudine pregiudiziale e strumentale lascia il posto a una appassionata lettura dei testi spinoziani, sempre più valorizzati come ‘classici’ del pensiero. Nel complesso emerge un recupero del versante ‘idealista’ del pensiero di Spinoza, che troverà la sua più compiuta espressione nella monografia di Guzzo. Sarà questa, attraverso il rigore del metodo storico-genetico con cui interroga e discute i testi, a indicare la via maestra della successiva indagine storiografica. L’articolo fa parte di un volume consacrato al tema del rapporto tra il pensiero spinoziano e la cultura italiana, ideato e curato dalla autrice del saggio, insieme a Daniela Bostrenghi.

Ritratti spinoziani (1900-1924)

SANTINELLI, CRISTINA
2007

Abstract

Nei primi decenni del Novecento, in Italia matura una nuova stagione negli studi spinoziani, inaugurata dall’edizione dell’«Ethica» curata da Giovanni Gentile (1915) e dalla monografia di Augusto Guzzo, «Il pensiero di Spinoza» (1924), ma già preparata dai neohegeliani di Napoli e preannunciata dallo studio di Edmondo Solmi su «Benedetto Spinoza e Leone Ebreo» (1903), dalle riflessioni di Rodolfo Mondolfo, dal primo delinearsi dei fondamentali contributi di Piero Martinetti e Gioele Solari. Tra il secondo e il terzo decennio del secolo la ricerca spinoziana italiana si inserisce dunque nel circuito europeo, anch’esso a sua volta rinnovato dalle grandi ricerche di Freudenthal, von Dunin Borkowski e Carl Gebhardt. Sullo sfondo di questa complessiva rinascita, che avviene nel passaggio culturale dalla stagione positivista a quella idealista e in un contesto storico-politico che, dopo il dramma della Grande Guerra, vede l’ascesa del fascismo, l’articolo prende in considerazione i contributi sul pensiero spinoziano comparsi tra il 1900 e il 1924, in parte significativamente maturati anche al di fuori dei circuiti accademici e pubblicati presso piccoli editori, o costituiti da interventi sulla stampa quotidiana. In essi diviene tangibile il progressivo abbandono degli stereotipi che hanno caratterizzato e compromesso per secoli la ricezione dello spinozismo: l’attitudine pregiudiziale e strumentale lascia il posto a una appassionata lettura dei testi spinoziani, sempre più valorizzati come ‘classici’ del pensiero. Nel complesso emerge un recupero del versante ‘idealista’ del pensiero di Spinoza, che troverà la sua più compiuta espressione nella monografia di Guzzo. Sarà questa, attraverso il rigore del metodo storico-genetico con cui interroga e discute i testi, a indicare la via maestra della successiva indagine storiografica. L’articolo fa parte di un volume consacrato al tema del rapporto tra il pensiero spinoziano e la cultura italiana, ideato e curato dalla autrice del saggio, insieme a Daniela Bostrenghi.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/1893057
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