Il volume (così come la mostra cui è legato, tenutasi all’Istituto Italiano di Cultura di New York) nasce dall’esigenza di promuovere negli Stati Uniti la conoscenza dell’Accademia Raffaello di Urbino, una realtà culturale molto attiva che, fondata nel 1869 da Pompeo Gherardi, è divenuta nel tempo punto di riferimento per gli studi e la memoria dell’artista urbinate. In questa prospettiva va intesa la presentazione di una trentina di incisioni appartenenti alle collezioni dell’Accademia e raffiguranti opere di Raffaello. Ampiamente diffuse prima dell’avvento della fotografia, le incisioni di traduzione - come vengono comunemente indicate - consentivano la circolazione e la conoscenza delle opere degli artisti ed erano molto richieste da un pubblico di conoscitori, collezionisti, studiosi e scrittori d’arte. Il numero di incisioni dedicate ad un artista consente di valutarne il gradimento nel corso del tempo ed è strettamente connesso alla sua fortuna critica. Nel caso di Raffaello la quantità d’intagli dedicati alla sua opera risulta davvero sorprendente e le incisioni presentate testimoniano l’incredibile tenuta del suo mito in tutte le epoche, un mito che l’Accademia di Urbino contribuisce a custodire. Lo studio è composto da un’introduzione in cui, oltre a ricostruire le principali vicende storiche e culturali dell’Accademia, si riflette sui problemi e le sfaccettature della traduzione incisoria di Raffaello; segue il catalogo critico dedicato alle incisioni scelte per l’occasione e pertinenti ad epoche differenti: da quella più antica con L’incendio di Borgo attribuita a Marco Dente, ad altre più recenti come La visione della Croce dell’ottocentesco Vincenzo Salandri. In non pochi casi lo studio delle singole stampe si è trasformato in occasione d’indagine anche su figure di incisori misconosciute di cui si è tentato di restituire la fisionomia.
L'Accademia Raffaello di Urbino. Custode del mito Guardian of the Myth. Accademia Raffaello-Urbino
CERBONI BAIARDI, ANNA
2007
Abstract
Il volume (così come la mostra cui è legato, tenutasi all’Istituto Italiano di Cultura di New York) nasce dall’esigenza di promuovere negli Stati Uniti la conoscenza dell’Accademia Raffaello di Urbino, una realtà culturale molto attiva che, fondata nel 1869 da Pompeo Gherardi, è divenuta nel tempo punto di riferimento per gli studi e la memoria dell’artista urbinate. In questa prospettiva va intesa la presentazione di una trentina di incisioni appartenenti alle collezioni dell’Accademia e raffiguranti opere di Raffaello. Ampiamente diffuse prima dell’avvento della fotografia, le incisioni di traduzione - come vengono comunemente indicate - consentivano la circolazione e la conoscenza delle opere degli artisti ed erano molto richieste da un pubblico di conoscitori, collezionisti, studiosi e scrittori d’arte. Il numero di incisioni dedicate ad un artista consente di valutarne il gradimento nel corso del tempo ed è strettamente connesso alla sua fortuna critica. Nel caso di Raffaello la quantità d’intagli dedicati alla sua opera risulta davvero sorprendente e le incisioni presentate testimoniano l’incredibile tenuta del suo mito in tutte le epoche, un mito che l’Accademia di Urbino contribuisce a custodire. Lo studio è composto da un’introduzione in cui, oltre a ricostruire le principali vicende storiche e culturali dell’Accademia, si riflette sui problemi e le sfaccettature della traduzione incisoria di Raffaello; segue il catalogo critico dedicato alle incisioni scelte per l’occasione e pertinenti ad epoche differenti: da quella più antica con L’incendio di Borgo attribuita a Marco Dente, ad altre più recenti come La visione della Croce dell’ottocentesco Vincenzo Salandri. In non pochi casi lo studio delle singole stampe si è trasformato in occasione d’indagine anche su figure di incisori misconosciute di cui si è tentato di restituire la fisionomia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.