Abstract Y-VB La dislessia evolutiva, il più studiato dei disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), sembra poter essere definita, in modo sempre più consapevole, come espressione di un qualche difetto delle funzioni corticali superiori (Mattis, 1978), che provoca difficoltà diverse, in ogni caso non racchiudibili in un’unica ipotesi esplicativa (Stella, 1996). Per una corretta ed “imparziale” diagnosi e valutazione del disturbo è necessario distinguere la stessa dislessia da quelle che possono essere delle ordinarie differenze prodotte nelle abilità di lettura, determinate da carenze socioculturali, inadeguate opportunità scolastiche, da deficit sensoriali o da un quoziente intellettivo non nella media che, potenzialmente, giustificherebbero da soli il disturbo nella ottimale produzione dell’abilità di lettura. Accanto a ciò si distinguono una dislessia evolutiva, che rappresenta un disturbo persistente e quindi presente sia in età evolutiva sia in età adulta, da una dislessia acquisita che, invece, è ascrivibile a quei soggetti che in conseguenza di un danno cerebrale sopraggiunto, presentano difficoltà di lettura. Sebbene gli approcci di ricerca siano svariati, appare comune la dimostrazione che alla base delle difficoltà di apprendimento della lettura vi sia un impedimento dei soggetti, non tanto nell’analisi dei singoli stimoli, intesi come elementi statici di una configurazione, quanto piuttosto come elementi dinamici di un processo (Stella, 1996) e l’ipotesi che esista un unico difetto responsabile delle difficoltà di transcodifica registrate nei diversi compiti di lettura, scrittura e calcolo e che questo possa essere identificato nel tempo di processamento percettivo degli stimoli sia visivi che acustici è supportata da un numero crescente di studi (Stella,1996). In buona sostanza, un disturbo nei movimenti saccadici e un ridotto tempo di processa mento delle informazioni percettive sarebbero alla base dei DSA. Nella consapevolezza che tali disturbi agirebbero sulla risoluzione temporale di eventi percettivi e sull’organizzazione temporale di azioni coordinate (Lovegrove, 1993) e che in soggetti dislessici è minore l’efficienza nel riconoscimento della struttura del movimento, l’accuratezza nell’afferrare oggetti con precisione e l’abilità nella stereoscopia (Felmingham, Jakobson, 1995), il seguente lavoro apporta nuove esperienze di ricerca e indagine, attraverso lo “Strumento Y-VB” da noi concepito, finalizzate ad individuare in età precoce potenziali indicatori predittivi connessi ai DSA stessi. Esso strumento nasce, quindi, per indagare il particolare collegamento esistente tra le attitudini percettive, come riflesso delle capacità dei nostri sistemi sensoriali di rilevare, analizzare e valutare il significato degli stimoli fisici e l’abilità motoria, come specchio della capacità dei sistemi motori di pianificare, coordinare ed eseguire i movimenti.

Il test “Y-VB” e la valutazione dei condizionamenti visuo-percettivo e spazio-temporale come indice predittivo dei DSA

BIANCALANA, VINCENZO
2009

Abstract

Abstract Y-VB La dislessia evolutiva, il più studiato dei disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), sembra poter essere definita, in modo sempre più consapevole, come espressione di un qualche difetto delle funzioni corticali superiori (Mattis, 1978), che provoca difficoltà diverse, in ogni caso non racchiudibili in un’unica ipotesi esplicativa (Stella, 1996). Per una corretta ed “imparziale” diagnosi e valutazione del disturbo è necessario distinguere la stessa dislessia da quelle che possono essere delle ordinarie differenze prodotte nelle abilità di lettura, determinate da carenze socioculturali, inadeguate opportunità scolastiche, da deficit sensoriali o da un quoziente intellettivo non nella media che, potenzialmente, giustificherebbero da soli il disturbo nella ottimale produzione dell’abilità di lettura. Accanto a ciò si distinguono una dislessia evolutiva, che rappresenta un disturbo persistente e quindi presente sia in età evolutiva sia in età adulta, da una dislessia acquisita che, invece, è ascrivibile a quei soggetti che in conseguenza di un danno cerebrale sopraggiunto, presentano difficoltà di lettura. Sebbene gli approcci di ricerca siano svariati, appare comune la dimostrazione che alla base delle difficoltà di apprendimento della lettura vi sia un impedimento dei soggetti, non tanto nell’analisi dei singoli stimoli, intesi come elementi statici di una configurazione, quanto piuttosto come elementi dinamici di un processo (Stella, 1996) e l’ipotesi che esista un unico difetto responsabile delle difficoltà di transcodifica registrate nei diversi compiti di lettura, scrittura e calcolo e che questo possa essere identificato nel tempo di processamento percettivo degli stimoli sia visivi che acustici è supportata da un numero crescente di studi (Stella,1996). In buona sostanza, un disturbo nei movimenti saccadici e un ridotto tempo di processa mento delle informazioni percettive sarebbero alla base dei DSA. Nella consapevolezza che tali disturbi agirebbero sulla risoluzione temporale di eventi percettivi e sull’organizzazione temporale di azioni coordinate (Lovegrove, 1993) e che in soggetti dislessici è minore l’efficienza nel riconoscimento della struttura del movimento, l’accuratezza nell’afferrare oggetti con precisione e l’abilità nella stereoscopia (Felmingham, Jakobson, 1995), il seguente lavoro apporta nuove esperienze di ricerca e indagine, attraverso lo “Strumento Y-VB” da noi concepito, finalizzate ad individuare in età precoce potenziali indicatori predittivi connessi ai DSA stessi. Esso strumento nasce, quindi, per indagare il particolare collegamento esistente tra le attitudini percettive, come riflesso delle capacità dei nostri sistemi sensoriali di rilevare, analizzare e valutare il significato degli stimoli fisici e l’abilità motoria, come specchio della capacità dei sistemi motori di pianificare, coordinare ed eseguire i movimenti.
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