Sui vari tipi di impatto che lo sviluppo della scienza-tecnica può avere sulla società e sulla cultura, già Bertrand Russell, attorno alla metà del secolo corso, scriveva con bella lucidità: 27 “…” Tutta questa varietà di effetti si può In fondo ricondurre a tre tipi di base: effetti pratici o applicativi, teorici o concettuali, e immaginativi o figurali. Essi riguardano cioè rispettivamente la prassi sociale, la teoria e la fiction in senso lato. Utilizzando categorie kantiane, potremmo anche dire che riguardano rispettivamente la ragion pratica, quella pura e il giudizio, sia esso di gusto o piuttosto di valore. Bisogna considerare però che tali effetti non sono mai unidirezionali, né sincroni, né cumulativi ma che entrano piuttosto in una complessa, e spesso imprevedibile, dialettica socio-culturale. Oggi, per esempio, possiamo dire che le conseguenze dell’enorme progresso tecnologico realizzatosi negli ultimi cinquanta anni, non hanno preso la direzione auspicata da Russell negli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso. Non hanno prodotto affatto un aumento della cooperazione e della tolleranza, né una pianificazione intelligente del nostro futuro, guidata da istituzioni autorevoli sopranazionali. Ma piuttosto hanno generato una competizione convulsa, lo sfruttamento incontrollato delle risorse, una distribuzione sempre più iniqua delle ricchezze e per contraccolpo nuovi tipi di oscurantismo, particolarismo etnico e fanatismo religioso, sia nei paesi più poveri come anche in quelli più ricchi. Ciò ci obbliga a concludere che il progresso scientifico e tecnologico non conduce per niente alla società aperta ed equa auspicata da diversi scienziati e filosofi negli anni cinquanta e sessanta del Novecento . Bisogna dunque forse ripensare d’accapo il nesso fra scienza, tecnica, società e cultura, come un campo di interazioni, spesso antagonistiche, tra discorsi, pratiche e discipline: cioè come uno spazio epistemico complesso (proprio nel senso indicato da Foucault ), e segnato da una molteplicità di conflitti e contraddizioni, da tempi diversi di sviluppo nelle sue varie parti nonché da possibili e incalcolabili emergenze. Lo sviluppo culturale si presenta insomma come conflittuale, asincrono e in parte aleatorio.

“Science, Culture, Media: Untimely Meditations”

MARTELLA, GIUSEPPE
2008

Abstract

Sui vari tipi di impatto che lo sviluppo della scienza-tecnica può avere sulla società e sulla cultura, già Bertrand Russell, attorno alla metà del secolo corso, scriveva con bella lucidità: 27 “…” Tutta questa varietà di effetti si può In fondo ricondurre a tre tipi di base: effetti pratici o applicativi, teorici o concettuali, e immaginativi o figurali. Essi riguardano cioè rispettivamente la prassi sociale, la teoria e la fiction in senso lato. Utilizzando categorie kantiane, potremmo anche dire che riguardano rispettivamente la ragion pratica, quella pura e il giudizio, sia esso di gusto o piuttosto di valore. Bisogna considerare però che tali effetti non sono mai unidirezionali, né sincroni, né cumulativi ma che entrano piuttosto in una complessa, e spesso imprevedibile, dialettica socio-culturale. Oggi, per esempio, possiamo dire che le conseguenze dell’enorme progresso tecnologico realizzatosi negli ultimi cinquanta anni, non hanno preso la direzione auspicata da Russell negli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso. Non hanno prodotto affatto un aumento della cooperazione e della tolleranza, né una pianificazione intelligente del nostro futuro, guidata da istituzioni autorevoli sopranazionali. Ma piuttosto hanno generato una competizione convulsa, lo sfruttamento incontrollato delle risorse, una distribuzione sempre più iniqua delle ricchezze e per contraccolpo nuovi tipi di oscurantismo, particolarismo etnico e fanatismo religioso, sia nei paesi più poveri come anche in quelli più ricchi. Ciò ci obbliga a concludere che il progresso scientifico e tecnologico non conduce per niente alla società aperta ed equa auspicata da diversi scienziati e filosofi negli anni cinquanta e sessanta del Novecento . Bisogna dunque forse ripensare d’accapo il nesso fra scienza, tecnica, società e cultura, come un campo di interazioni, spesso antagonistiche, tra discorsi, pratiche e discipline: cioè come uno spazio epistemico complesso (proprio nel senso indicato da Foucault ), e segnato da una molteplicità di conflitti e contraddizioni, da tempi diversi di sviluppo nelle sue varie parti nonché da possibili e incalcolabili emergenze. Lo sviluppo culturale si presenta insomma come conflittuale, asincrono e in parte aleatorio.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2302079
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