Nella storia del ducato di Urbino, Guidubaldo di Montefeltro non risalta per aver finanziato o favorito memorabili imprese di mecenatismo artistico. Nei lavori per il palazzo di Urbino, il suo ruolo appare limitato al compito di terminare i progetti già avviati dal padre, e altrettanto marginali, nel contesto culturale del periodo, sembrano essere le sue scelte collezionistiche. Tuttavia è possibile evidenziare alcuni episodi che vanno messi in relazione alla committenza, anche se non necessariamente diretta, di Guidubaldo, facendo riferimento alle fonti storiografiche da un lato e, dall’altro, agli inventari rovereschi, stilati dopo la morte di Federico Ubaldo della Rovere. Fondamentale, a questo proposito, è la testimonianza di Giorgio Vasari che, nella vita dedicata a Raffaello, ricorda alcuni dipinti realizzati per Guidubaldo, mentre il legame di Giovanni Santi con la corte basterebbe di per sé a garantire i rapporti che l’artista sin da giovane età dovette avere con quell’ambiente, se non con i duchi stessi. Altri episodi possono mettere in luce la spiccata sensibilità nei confronti di ogni espressione artistica dimostrata, in ripetute occasioni, dall’erede di Federico, e nelle collezioni feltresche è possibile trovare alcuni oggetti di pregio artistico riconducibili con buona probabilità agli anni in cui la vivace e raffinata corte urbinate era animata da Guidubaldo e dalla moglie Elisabetta Gonzaga.
Arte e collezionismo alla corte di Guidubaldo
PRETE, CECILIA
2009
Abstract
Nella storia del ducato di Urbino, Guidubaldo di Montefeltro non risalta per aver finanziato o favorito memorabili imprese di mecenatismo artistico. Nei lavori per il palazzo di Urbino, il suo ruolo appare limitato al compito di terminare i progetti già avviati dal padre, e altrettanto marginali, nel contesto culturale del periodo, sembrano essere le sue scelte collezionistiche. Tuttavia è possibile evidenziare alcuni episodi che vanno messi in relazione alla committenza, anche se non necessariamente diretta, di Guidubaldo, facendo riferimento alle fonti storiografiche da un lato e, dall’altro, agli inventari rovereschi, stilati dopo la morte di Federico Ubaldo della Rovere. Fondamentale, a questo proposito, è la testimonianza di Giorgio Vasari che, nella vita dedicata a Raffaello, ricorda alcuni dipinti realizzati per Guidubaldo, mentre il legame di Giovanni Santi con la corte basterebbe di per sé a garantire i rapporti che l’artista sin da giovane età dovette avere con quell’ambiente, se non con i duchi stessi. Altri episodi possono mettere in luce la spiccata sensibilità nei confronti di ogni espressione artistica dimostrata, in ripetute occasioni, dall’erede di Federico, e nelle collezioni feltresche è possibile trovare alcuni oggetti di pregio artistico riconducibili con buona probabilità agli anni in cui la vivace e raffinata corte urbinate era animata da Guidubaldo e dalla moglie Elisabetta Gonzaga.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.