Protagonista di un dramma che si è svolto fuori dalla scena, Corradini ha vissuto sempre la propria attività intellettuale come dovere, necessità etica di farsi “voce contro la viltà presente”, maturando da subito la convinzione che solo uno scenario moralmente rinnovato avrebbe potuto consentire, in una precisa interrelazione, una rinascita sociale e culturale costruita su un progetto politico che nel 1910 porterà alla fondazione della Associazione Nazionale Italiana. Questa passione “religiosa” che ha alimentato e condotto la sua vita di uomo spiega, come D’Amico ha già notato nel 1931, la concezione quasi sacra che Corradini aveva del teatro: anch’esso milizia - come tutta l’attività giornalistica - per produrre e gestire, in un inscindibile intreccio tra letteratura e propaganda, le idee forza di una ideologia che si affida spesso a collanti retorici, ad immagini per dare visibilità e forza ai propri principi. La dinamica circolazione degli stessi motivi politici, delle stesse idee-forza in generi diversi e l’efficacia degli stessi nuclei tematici in opere egualmente dirette a rispondere alle attese anche inconsce del lettore / spettatore in un percorso duplice, complementare, consapevolmente avviato ad una “ finalizzazione convergente dei due canali di comunicazione e di persuasione (o propaganda)” portano non solo a retrodatare il passaggio dalla letteratura alla politica, ma a rivedere il loro ruolo e il loro rapporto.

Per una pratica del consenso. Il teatro di Enrico Corradini

OSSANI, ANNA TERESA
2009

Abstract

Protagonista di un dramma che si è svolto fuori dalla scena, Corradini ha vissuto sempre la propria attività intellettuale come dovere, necessità etica di farsi “voce contro la viltà presente”, maturando da subito la convinzione che solo uno scenario moralmente rinnovato avrebbe potuto consentire, in una precisa interrelazione, una rinascita sociale e culturale costruita su un progetto politico che nel 1910 porterà alla fondazione della Associazione Nazionale Italiana. Questa passione “religiosa” che ha alimentato e condotto la sua vita di uomo spiega, come D’Amico ha già notato nel 1931, la concezione quasi sacra che Corradini aveva del teatro: anch’esso milizia - come tutta l’attività giornalistica - per produrre e gestire, in un inscindibile intreccio tra letteratura e propaganda, le idee forza di una ideologia che si affida spesso a collanti retorici, ad immagini per dare visibilità e forza ai propri principi. La dinamica circolazione degli stessi motivi politici, delle stesse idee-forza in generi diversi e l’efficacia degli stessi nuclei tematici in opere egualmente dirette a rispondere alle attese anche inconsce del lettore / spettatore in un percorso duplice, complementare, consapevolmente avviato ad una “ finalizzazione convergente dei due canali di comunicazione e di persuasione (o propaganda)” portano non solo a retrodatare il passaggio dalla letteratura alla politica, ma a rivedere il loro ruolo e il loro rapporto.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2302471
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