La democrazia non è un modello ideale ma un processo storico antagonistico che segue l’andamento del conflitto politico-sociale ed ha quindi un inizio ma può anche avere una fine. Assistiamo oggi al risveglio di tendenze storico-politiche che nel XIX e nel XX secolo si erano già manifestate a più riprese: il declino della capacità organizzativa e conflittuale delle classi subalterne si accompagna a un mutamento dei sistemi politici. Riemerge una spinta bonapartistica che si concretizza nel rafforzamento degli esecutivi a scapito dei legislativi, nella personalizzazione e spettacolarizzazione del potere, nel ridimensionamento dei partiti di massa. Si aggiorna in tal modo la scoperta di Napoleone III: l’energia di mobilitazione delle masse può essere utilizzata per rafforzare le ristrette basi del potere politico delle elites. Si tratta di conservare formalmente le istanze di partecipazione popolare ma di svuotarle di contenuto attraverso una decapitazione di ogni forma di autonomia politica e in primo luogo di partiti e sindacati. La democrazia moderna è un insieme di condizioni politiche, economiche, sociali e persino filosofiche strettamente connesso con la storia delle classi lavoratrici. Quando a partire dalla seconda metà degli anni Settanta i rapporti di forza tra le classi tornano ad essere fortemente squilibrati, quando cioè il movimento dei lavoratori viene sconfitto e viene meno la capacità di conflitto delle classi subalterne, la tendenza bonapartista rialza la testa. Non è scontato perciò che sia possibile continuare a parlare di democrazia in senso pieno, per molti regimi politici dell’Occidente contemporaneo.

Democrazia, conflitto e bonapartismo postmoderno nella transizione italiana

AZZARA', GIUSEPPE STEFANO
2009

Abstract

La democrazia non è un modello ideale ma un processo storico antagonistico che segue l’andamento del conflitto politico-sociale ed ha quindi un inizio ma può anche avere una fine. Assistiamo oggi al risveglio di tendenze storico-politiche che nel XIX e nel XX secolo si erano già manifestate a più riprese: il declino della capacità organizzativa e conflittuale delle classi subalterne si accompagna a un mutamento dei sistemi politici. Riemerge una spinta bonapartistica che si concretizza nel rafforzamento degli esecutivi a scapito dei legislativi, nella personalizzazione e spettacolarizzazione del potere, nel ridimensionamento dei partiti di massa. Si aggiorna in tal modo la scoperta di Napoleone III: l’energia di mobilitazione delle masse può essere utilizzata per rafforzare le ristrette basi del potere politico delle elites. Si tratta di conservare formalmente le istanze di partecipazione popolare ma di svuotarle di contenuto attraverso una decapitazione di ogni forma di autonomia politica e in primo luogo di partiti e sindacati. La democrazia moderna è un insieme di condizioni politiche, economiche, sociali e persino filosofiche strettamente connesso con la storia delle classi lavoratrici. Quando a partire dalla seconda metà degli anni Settanta i rapporti di forza tra le classi tornano ad essere fortemente squilibrati, quando cioè il movimento dei lavoratori viene sconfitto e viene meno la capacità di conflitto delle classi subalterne, la tendenza bonapartista rialza la testa. Non è scontato perciò che sia possibile continuare a parlare di democrazia in senso pieno, per molti regimi politici dell’Occidente contemporaneo.
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