Questo saggio affronta la questione della costruzione e rappresentazione dell’identità maschile nei romanzi e racconti di Arthur Conan Doyle che hanno come protagonista Sherlock Holmes. In particolare mi concentro sul fatto che l’investigatore più celebre della letteratura abiti alla fine dell’800 a Londra in un modesto appartamento di due stanze, che peraltro condivide con il dottor John Watson, e in tal modo contribuisca a creare un cronotopo urbano e domestico di notevole interesse letterario e culturale. Concentrandomi sui dettagli dell’appartamento e sulle funzioni degli spazi, cerco di sottolineare i rapporti che vengono a crearsi fra la trama dei racconti e la gestione dei luoghi, soffermandomi sull’analisi di porte, finestre, soglie, scale, stanze chiuse a chiave, voci e rumori fuori campo. Il salotto in particolare dovrà rivelarci la sua centralità in quanto cuore pulsante delle avventure del detective, suo centro operativo e punto di intersezione di personaggi, storie, relazioni. Nel corso della mia analisi si vedrà come nelle pagine di questi racconti vengo rinegoziati i concetti di pubblico e privato e viene messa in discussione la stessa maschilità vittoriana, anche alla luce dello stridente contrasto fra l’intimità domestica e la scena del crimine – spesso coincidenti. La vita privata esce infatti dal parlour per farsi libro aperto da “leggere” attraverso le impronte o le tracce che tutti lasciamo, per poi ritornarvi sotto forma di quegli oggetti rituali che ci restituiscono il senso d’intimità (talvolta deviante) – la pipa, la vestaglia da camera, la siringa. Supereroe, segugio, dandy, flaneur, revenant, Sherlock Holmes incarna perfettamente il momento di un passaggio epocale dalla società dell’ottocento alle fratture della modernità, allo spleen dell’eroe insoddisfatto e malinconico del novecento.

“ ‘Reasoning from an armchair’: A Study on Sherlock Holmes’s Homely Masculinity”

CALANCHI, ALESSANDRA
2008

Abstract

Questo saggio affronta la questione della costruzione e rappresentazione dell’identità maschile nei romanzi e racconti di Arthur Conan Doyle che hanno come protagonista Sherlock Holmes. In particolare mi concentro sul fatto che l’investigatore più celebre della letteratura abiti alla fine dell’800 a Londra in un modesto appartamento di due stanze, che peraltro condivide con il dottor John Watson, e in tal modo contribuisca a creare un cronotopo urbano e domestico di notevole interesse letterario e culturale. Concentrandomi sui dettagli dell’appartamento e sulle funzioni degli spazi, cerco di sottolineare i rapporti che vengono a crearsi fra la trama dei racconti e la gestione dei luoghi, soffermandomi sull’analisi di porte, finestre, soglie, scale, stanze chiuse a chiave, voci e rumori fuori campo. Il salotto in particolare dovrà rivelarci la sua centralità in quanto cuore pulsante delle avventure del detective, suo centro operativo e punto di intersezione di personaggi, storie, relazioni. Nel corso della mia analisi si vedrà come nelle pagine di questi racconti vengo rinegoziati i concetti di pubblico e privato e viene messa in discussione la stessa maschilità vittoriana, anche alla luce dello stridente contrasto fra l’intimità domestica e la scena del crimine – spesso coincidenti. La vita privata esce infatti dal parlour per farsi libro aperto da “leggere” attraverso le impronte o le tracce che tutti lasciamo, per poi ritornarvi sotto forma di quegli oggetti rituali che ci restituiscono il senso d’intimità (talvolta deviante) – la pipa, la vestaglia da camera, la siringa. Supereroe, segugio, dandy, flaneur, revenant, Sherlock Holmes incarna perfettamente il momento di un passaggio epocale dalla società dell’ottocento alle fratture della modernità, allo spleen dell’eroe insoddisfatto e malinconico del novecento.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2502626
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