Il saggio prende in esame le problematiche di finanziamento dell’impresa nel suo ciclo di sviluppo strategico, con particolare riferimento alle PMI. Si parte dall’identificazione e dalla qualificazione del fabbisogno finanziario d’impresa, distinguendo tra fabbisogno di natura temporanea e di natura durevole sulla base dei criteri finanziari della funzione economica degli investimenti e della liquidabilità degli impieghi. Vengono poi esposte le forme più tipiche di copertura dei fabbisogni finanziari, distinguendole sulla base della dissimile attitudine alla esigibilità e sulla base della natura giuridica dei contratti di finanziamento. Il lavoro prende poi in esame l’evolversi del fabbisogno di fondi al crescere dell’impresa lungo un ideale ciclo di vita (sturt up, sviluppo, maturità e primo declino), focalizzando l’attenzione sulle esigenze di finanziamento connesse agli investimenti rischiosi e sulle modalità di copertura del relativo fabbisogno finanziario mediante il venture capital, il private equity , l’accesso ai fondi chiusi ed al mercato mobiliare. A questo proposito il capitolo, sulla scorta dell’elevato indebitamento che caratterizza di norma le PMI italiane e della possibile criticità connessa all’applicazione di Basilea 2, prende in esame costi, benefici e procedure di accesso alla Borsa da parte delle PMI. In particolare si esaminano le opportunità di finanziamento indotte dal mercato alternativo del capitale (MAC), canale specialistico di Borsa Italiana s.p.a. dedicato alla negoziazione di titoli emessi dalle PMI. Trattasi di un mercato che presenta alcuni caratteri di sicuro interesse per le PMI italiane, in quanto si configura come un sistema di scambi organizzati del capitale di rischio fondato su requisiti di accesso molto semplificati per gli emittenti, nonché sulla forte partecipazione e coinvolgimento delle banche del territorio e sull’azione di investitori istituzionali. Occorre tuttavia verificare il reale interesse da parte dell’imprenditorialità minore italiana, storicamente e culturalmente restia all’apertura dell’assetto proprietario a soci esterni alla cerchia familiare, oltre che poco attratta dal perseguimento di strategie di crescita dimensionale.
Il finanziamento dello sviluppo
PENCARELLI, TONINO
2009
Abstract
Il saggio prende in esame le problematiche di finanziamento dell’impresa nel suo ciclo di sviluppo strategico, con particolare riferimento alle PMI. Si parte dall’identificazione e dalla qualificazione del fabbisogno finanziario d’impresa, distinguendo tra fabbisogno di natura temporanea e di natura durevole sulla base dei criteri finanziari della funzione economica degli investimenti e della liquidabilità degli impieghi. Vengono poi esposte le forme più tipiche di copertura dei fabbisogni finanziari, distinguendole sulla base della dissimile attitudine alla esigibilità e sulla base della natura giuridica dei contratti di finanziamento. Il lavoro prende poi in esame l’evolversi del fabbisogno di fondi al crescere dell’impresa lungo un ideale ciclo di vita (sturt up, sviluppo, maturità e primo declino), focalizzando l’attenzione sulle esigenze di finanziamento connesse agli investimenti rischiosi e sulle modalità di copertura del relativo fabbisogno finanziario mediante il venture capital, il private equity , l’accesso ai fondi chiusi ed al mercato mobiliare. A questo proposito il capitolo, sulla scorta dell’elevato indebitamento che caratterizza di norma le PMI italiane e della possibile criticità connessa all’applicazione di Basilea 2, prende in esame costi, benefici e procedure di accesso alla Borsa da parte delle PMI. In particolare si esaminano le opportunità di finanziamento indotte dal mercato alternativo del capitale (MAC), canale specialistico di Borsa Italiana s.p.a. dedicato alla negoziazione di titoli emessi dalle PMI. Trattasi di un mercato che presenta alcuni caratteri di sicuro interesse per le PMI italiane, in quanto si configura come un sistema di scambi organizzati del capitale di rischio fondato su requisiti di accesso molto semplificati per gli emittenti, nonché sulla forte partecipazione e coinvolgimento delle banche del territorio e sull’azione di investitori istituzionali. Occorre tuttavia verificare il reale interesse da parte dell’imprenditorialità minore italiana, storicamente e culturalmente restia all’apertura dell’assetto proprietario a soci esterni alla cerchia familiare, oltre che poco attratta dal perseguimento di strategie di crescita dimensionale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.