Il presente articolo rende conto dei risultati di un complesso percorso di studio e di ricerca sull’implementazione della riforma universitaria in Europa e Italia. Il progetto Unimon («Monitoraggio dei processi di armonizzazione dei sistemi d'istruzione terziaria nei paesi dell’U.E. con specifico riferimento ai raccordi con la riforma degli ordina-menti didattici italiani») è un’iniziativa di cooperazione interuniversitaria che rientra nell’ambito delle «Collaborazioni Universitarie Internazionali» previste dalla Programmazione per il sistema universitario per il triennio 2001-2003. Il progetto, che ha visto come capofila l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, aveva fra i partner anche l’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”, insieme alle università di Genova, Sassari, Pavia, Venezia “Ca’ Foscari”, Twente (NL), Lancaster (GB), Kassel (D), Porto (P), Valencia (ES) e Paris XIII (F). Al suo interno è stata prevista un’azione di monitoraggio del processo di riforma in corso a livello europeo, con controlli incrociati sull’applicazione della nuova normativa in alcuni atenei italiani e, in parallelo, una ricognizione delle trasformazioni in corso nelle politiche e nelle prassi in alcuni atenei e sistemi formativi terziari europei, dove più di altri è visibile l’attenzione per i processi di sperimentazione e di cambiamento. Oggetto di analisi sono state sia le forme di gestione, implementazione e riforma delle prassi amministrative, sia la definizione delle offerte formative e l’organizzazione delle attività didattiche . Gli strumenti empirici utilizzati per raggiungere tali fini sono stati essenzialmente i seguenti: 1) visite di valutazione da parte di esperti stranieri negli atenei partner italiani; 2) visite di delegazioni degli atenei partner italiani (con la partecipazione sia di personale docente, sia di personale amministrativo) nelle università straniere partecipanti al progetto allo scopo di stu-diare le buone pratiche ed i percorsi di riforma attuati nei diversi Paesi; 3) scambio di visite tra delegazioni degli atenei partner italiani per una verifica comune delle rispettive esperienze sull’implementazione della riforma universitaria italiana; 4) somministrazione nelle sei università italiane partecipanti di un questionario telefonico (metodologia CATI) sulla valutazione della riforma universitaria italiana al personale docente e ad un gruppo selezionato di am-ministrativi particolarmente coinvolti nell’implementazione della riforma stessa a livello locale.Gli autori concludono che La riforma – proprio perché voluta a costo zero e realizzata in un ambiguo gioco fra autonomia delle sedi e dirigismo ministeriale – è stata applicata in modo per così dire artigianale a livello locale, con un problema di attribuzione di competenze che si è peraltro parzialmente risolto nel medio periodo attraverso l’accumularsi di esperienze di implementazione. Mentre alcuni problemi sono strutturali e difficilmente risolvibili a livello di sede, altri devono trovare soluzione con più coerenti forme di coordinamento intra- ed inter-ateneo, e di riflessività sul funzionamento del sistema: per esempio, si può fare molto per lavorare sulla valutazione delle competenze e sul superamento delle lacune in ingresso (un aspetto su cui Urbino è arretrata rispetto agli altri atenei, nonostante le buone pratiche di alcune facoltà). A livello nazionale, sono da apprezzare, anche se molto tardivi, gli interventi volti a ridimensionare, o invertire, la tendenza all’inflazione delle sedi universitarie e la concorrenza al ribasso: non è piantando bandierine sul territorio fino nei più sperduti comuni o facilitando all’estremo l’accesso e i percorsi che si contribuisce alla modernizzazione del sistema universitario! Sostenere la mobilità studentesca (interna, anche fra cicli, e internazionale), coordinare l’offerta formativa per aree territoriali, costruire poli di specializzazione e di qualità sono tutte iniziative che si collocherebbero positivamente in queste prospettive e che possono essere sviluppate tanto a livello nazionale o di coordinamento regionale, quanto, in taluni casi, a livello di Ateneo.

La riforma universitaria ad Urbino: un’indagine empirica

MAGGIONI, GUIDO;BARBERIS, EDUARDO
2007

Abstract

Il presente articolo rende conto dei risultati di un complesso percorso di studio e di ricerca sull’implementazione della riforma universitaria in Europa e Italia. Il progetto Unimon («Monitoraggio dei processi di armonizzazione dei sistemi d'istruzione terziaria nei paesi dell’U.E. con specifico riferimento ai raccordi con la riforma degli ordina-menti didattici italiani») è un’iniziativa di cooperazione interuniversitaria che rientra nell’ambito delle «Collaborazioni Universitarie Internazionali» previste dalla Programmazione per il sistema universitario per il triennio 2001-2003. Il progetto, che ha visto come capofila l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, aveva fra i partner anche l’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”, insieme alle università di Genova, Sassari, Pavia, Venezia “Ca’ Foscari”, Twente (NL), Lancaster (GB), Kassel (D), Porto (P), Valencia (ES) e Paris XIII (F). Al suo interno è stata prevista un’azione di monitoraggio del processo di riforma in corso a livello europeo, con controlli incrociati sull’applicazione della nuova normativa in alcuni atenei italiani e, in parallelo, una ricognizione delle trasformazioni in corso nelle politiche e nelle prassi in alcuni atenei e sistemi formativi terziari europei, dove più di altri è visibile l’attenzione per i processi di sperimentazione e di cambiamento. Oggetto di analisi sono state sia le forme di gestione, implementazione e riforma delle prassi amministrative, sia la definizione delle offerte formative e l’organizzazione delle attività didattiche . Gli strumenti empirici utilizzati per raggiungere tali fini sono stati essenzialmente i seguenti: 1) visite di valutazione da parte di esperti stranieri negli atenei partner italiani; 2) visite di delegazioni degli atenei partner italiani (con la partecipazione sia di personale docente, sia di personale amministrativo) nelle università straniere partecipanti al progetto allo scopo di stu-diare le buone pratiche ed i percorsi di riforma attuati nei diversi Paesi; 3) scambio di visite tra delegazioni degli atenei partner italiani per una verifica comune delle rispettive esperienze sull’implementazione della riforma universitaria italiana; 4) somministrazione nelle sei università italiane partecipanti di un questionario telefonico (metodologia CATI) sulla valutazione della riforma universitaria italiana al personale docente e ad un gruppo selezionato di am-ministrativi particolarmente coinvolti nell’implementazione della riforma stessa a livello locale.Gli autori concludono che La riforma – proprio perché voluta a costo zero e realizzata in un ambiguo gioco fra autonomia delle sedi e dirigismo ministeriale – è stata applicata in modo per così dire artigianale a livello locale, con un problema di attribuzione di competenze che si è peraltro parzialmente risolto nel medio periodo attraverso l’accumularsi di esperienze di implementazione. Mentre alcuni problemi sono strutturali e difficilmente risolvibili a livello di sede, altri devono trovare soluzione con più coerenti forme di coordinamento intra- ed inter-ateneo, e di riflessività sul funzionamento del sistema: per esempio, si può fare molto per lavorare sulla valutazione delle competenze e sul superamento delle lacune in ingresso (un aspetto su cui Urbino è arretrata rispetto agli altri atenei, nonostante le buone pratiche di alcune facoltà). A livello nazionale, sono da apprezzare, anche se molto tardivi, gli interventi volti a ridimensionare, o invertire, la tendenza all’inflazione delle sedi universitarie e la concorrenza al ribasso: non è piantando bandierine sul territorio fino nei più sperduti comuni o facilitando all’estremo l’accesso e i percorsi che si contribuisce alla modernizzazione del sistema universitario! Sostenere la mobilità studentesca (interna, anche fra cicli, e internazionale), coordinare l’offerta formativa per aree territoriali, costruire poli di specializzazione e di qualità sono tutte iniziative che si collocherebbero positivamente in queste prospettive e che possono essere sviluppate tanto a livello nazionale o di coordinamento regionale, quanto, in taluni casi, a livello di Ateneo.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2505761
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