In virtù della composizione e dei relativi contenuti, il carteggio malatestiano, conservato nel fondo Gonzaga presso l’Archivio di Stato di Mantova, rappresenta una fonte basilare per la storia non solo della famiglia Malatesti, – intricatissima nel suo sviluppo genealogico e nella sua ramificazione che, dal Duecento fino al Quattrocento, porta alla formazione di diverse signorie territoriali dislocate tra Marche, Romagna, Umbria, Toscana e Lombardia –, ma anche nelle relazioni diplomatiche e politiche che i Malatesti seppero intessere con la Chiesa di Roma e la potente dinastia imperiale bizantina dei Paleologi. Il che traspare da una lettera, finora completamente ignorata dalla storiografia e qui edita nella sua interezza, che Pandolfo Malatesti di Pesaro, affine ai Malatesti di Rimini e arcivescovo di Patrasso, scrisse il primo marzo del 1438 alla sorella Paola, moglie del marchese Gianfrancesco Gonzaga. In quegli anni trenta del Quattrocento era infatti sorta un’ennesima disputa tra il papa Eugenio IV ed i conciliaristi sul problema dell’unione della Chiesa greca. La lettera di Pandolfo Malatesti, che precede di un mese la convocazione del concilio di Ferrara, si è rivelata una preziosa testimonianza coeva per cogliere i molteplici dissensi maturati all’interno della Chiesa di Roma tra la teoria del conciliarismo e la “plenitudo potestatis” pontificia.

Il concilio di Ferrara-Firenze (1438-1439) e il dilemma di Pandolfo Malatesti arcivescovo di Patrasso

FALCIONI, ANNA
2009

Abstract

In virtù della composizione e dei relativi contenuti, il carteggio malatestiano, conservato nel fondo Gonzaga presso l’Archivio di Stato di Mantova, rappresenta una fonte basilare per la storia non solo della famiglia Malatesti, – intricatissima nel suo sviluppo genealogico e nella sua ramificazione che, dal Duecento fino al Quattrocento, porta alla formazione di diverse signorie territoriali dislocate tra Marche, Romagna, Umbria, Toscana e Lombardia –, ma anche nelle relazioni diplomatiche e politiche che i Malatesti seppero intessere con la Chiesa di Roma e la potente dinastia imperiale bizantina dei Paleologi. Il che traspare da una lettera, finora completamente ignorata dalla storiografia e qui edita nella sua interezza, che Pandolfo Malatesti di Pesaro, affine ai Malatesti di Rimini e arcivescovo di Patrasso, scrisse il primo marzo del 1438 alla sorella Paola, moglie del marchese Gianfrancesco Gonzaga. In quegli anni trenta del Quattrocento era infatti sorta un’ennesima disputa tra il papa Eugenio IV ed i conciliaristi sul problema dell’unione della Chiesa greca. La lettera di Pandolfo Malatesti, che precede di un mese la convocazione del concilio di Ferrara, si è rivelata una preziosa testimonianza coeva per cogliere i molteplici dissensi maturati all’interno della Chiesa di Roma tra la teoria del conciliarismo e la “plenitudo potestatis” pontificia.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2510020
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