L’impresa commerciale minore rappresenta un fenomeno che non sempre ha ricevuto adeguata attenzione negli studi economico-aziendali rispetto all’importanza che esso riveste per l’economia e la società di un Paese, sia in termini di generazione di valore, che di spazi occupazionali, che di servizio al funzionamento dei circuiti distributivi dei beni di consumo. Se nei settori manifatturieri la piccola impresa, in particolare in Italia, vede riconosciuta piena dignità quale elemento fondamentale della struttura industriale, giustificando lo sviluppo di numerose e approfondite analisi che la riguardano, nel caso dell’impresa commerciale tende a prevalere una prospettiva che la colloca fra le realtà non troppo complesse da comprendere e nei cui confronti non appaiono particolarmente sentite le esigenze di approfondirne i caratteri e le dinamiche. A questo si aggiunge una percezione diffusa che tende a delineare il tessuto commerciale minore come un fenomeno associato a una condizione di ritardo del sistema distributivo rispetto ai processi di modernizzazione, quindi destinato a ridimensionarsi se non a scomparire, e comunque caratterizzato da inefficienze che gravano sull’intero circuito della distribuzione e, in ultima analisi, sui consumatori finali. Questo lavoro si pone l’obiettivo di fare chiarezza sui caratteri, il ruolo e le prospettive di evoluzione della piccola e media impresa commerciale in Italia. Innanzitutto, riconoscendo che esiste una varietà di tipologie che la contraddistinguono e che difficilmente essa si presta a generalizzazioni, così come varia e articolata è la personalità degli imprenditori con cui l’impresa finisce spesso per identificarsi. Andare a fondo in queste problematiche significa riuscire a guardare, da una parte, al sistema di imprese nel suo insieme e al modo in cui esso evolve parallelamente alle modificazioni che riguardano l’apparato distributivo e la comunità socio-economica in cui esso è inserito; dall’altra, significa anche focalizzare l’analisi sulla singola unità, individuandone le problematiche, i tratti ricorrenti e gli elementi di differenziazione che ne rendono le specificità, sia in termini soggettivi  dell’imprenditore innanzitutto, e della cultura dominante all’interno dell’impresa  che nelle caratteristiche strutturali. Questa prospettiva non può prescindere dal considerare anche gli sviluppi che si vanno delineando, cercando di comprendere quale potrà essere il ruolo e lo spazio destinato all’impresa commerciale minore di fronte al processo di modernizzazione del settore distributivo che anche nel nostro Paese si sta ormai pienamente manifestando. Le riflessioni si sviluppano sulla base di due aree di indagine. La prima riguarda un lavoro di ricerca che è stato effettuato su un campione di 1.000 imprese commerciali al dettaglio di piccole e medie dimensioni presso cui è stata condotta un’indagine annuale per un periodo di cinque anni. La seconda è relativa all’analisi dei risultati dell’8° Censimento dell’Industria e dei Servizi, i cui dati di dettaglio sono stati resi disponibili nella primavera del 2004. L’indagine sulle imprese ha permesso, in particolare, di osservarne i comportamenti ma anche le logiche che li guidano e ha consentito di individuare le problematiche esistenti, per come vengono variamente vissute a livello di singola impresa e per gli effetti che esse determinano sui diversi comparti settoriali. L’interpretazione delle componenti evolutive si è basata, oltre che sulla situazione italiana, anche su quanto accade nei Paesi i cui sistemi distributivi sono più evoluti, che sono stati oggetto di specifici approfondimenti sulla base di dati e statistiche disponibili. Nel complesso, le indicazioni scaturite dall’analisi sul settore, dalle indagini sulle imprese e dal confronto internazionale hanno permesso di sviluppare le riflessioni attorno a tre temi, che sono emersi quali linee evolutive lungo cui si definiranno le prospettive di sopravvivenza e di eventuale sviluppo per le imprese minori. Alla luce di queste riflessioni è inoltre possibile individuare i connotati di quella che si potrà configurare come “via italiana” alla modernizzazione del commercio, una via che manterrà nel modello distributivo nazionale elementi di distinzione tendenti comunque a favorire espressioni dell’offerta distributiva legate alle caratteristiche delle realtà locali e con esse compatibili. Le linee di evoluzione emerse sono quelle che riguardano il commercio organizzato, le localizzazioni commerciali e l’innovazione di formula. Il primo fa riferimento alle forme di integrazione relazionale, sia orizzontali che verticali, i cui modelli organizzativi più di frequente utilizzati si distinguono in due tipologie: da una parte, le alleanze fra dettaglianti, o fra dettaglianti e grossisti, note col nome, rispettivamente, di gruppi d’acquisto e di unioni o catene volontarie, che configurano la tipologia dell’associazionismo; dall’altra le affiliazioni – l’esempio tipico è il franchising – promosse e coordinate da un soggetto che conserva la leadership del canale e può essere sia un produttore che un distributore. Con riferimento alle localizzazioni, le prospettive interessanti per le imprese minori riguardano i contesti maggiormente in grado di influire sulla valorizzazione delle attività commerciali, ossia i centri commerciali e i centri urbani. Nel caso dell’Italia, il ruolo dei centri urbani risulta particolarmente controverso: se da una parte, infatti, la tipica strutturazione dei centri storici si presta favorevolmente ad ospitare un’articolata offerta commerciale e ad attirare attività di shopping, tanto che ne viene da tempo evocata la funzione di centri commerciali naturali, dall’altra si manifestano problemi particolarmente accentuati di accessibilità legati alla carenza di parcheggi e di sistemi di trasporto efficienti, frutto di politiche di pianificazione urbanistica non sempre di successo. Il risultato è che si assiste a un degenerare delle condizioni di attrattività dei centri urbani e un conseguente decadimento della redditività delle imprese commerciali localizzate al loro interno. Rispetto, infine, alla direttrice di evoluzione inerente l’innovazione nelle formule commerciali, l’ottica focalizzata sulle imprese minori richiama l’attenzione sugli sviluppi di quelle formule che maggiormente permettono di valorizzarne il ruolo, enfatizzando la flessibilità e il contributo di servizio che un’impresa minore e a prevalente conduzione familiare può esprimere. Si tratta di temi che rappresentano dei fronti di intervento per le imprese, rispetto ai quali definire le strategie, ma che allo stesso tempo si configurano come condizioni di contesto non sempre influenzabili a livello individuale, come nel caso delle problematiche riguardanti i centri urbani o i vincoli normativi all’introduzione di nuove formule commerciali. In ogni caso, è a partire da questi aspetti – da come evolvono e da come vengono governati – che scaturisce la condizione competitiva e il ruolo delle piccole e medie imprese commerciali nel sistema distributivo. Potenzialmente si tratta di un ruolo non secondario, anche all’interno di un sistema distributivo avanzato, indipendentemente dai connotati che lo identificano e dai modelli di sviluppo al suo interno dominanti. Il volume si suddivide in cinque parti, che corrispondono ad altrettanti capitoli. Nel primo capitolo viene esaminato da un punto di vista teorico il concetto di impresa commerciale minore e ne viene considerata la funzione all’interno di un sistema distributivo in relazione al suo grado di modernizzazione. Nell’esaminare tali aspetti, alla luce dei principali contributi forniti sull’argomento dalla letteratura, vengono indicate le possibili prospettive di analisi utilizzabili. Esse riguardano un’ottica economico-settoriale, tendente a considerare il peso e la funzione dell’impresa minore nell’ambito del settore distributivo e delle relative dinamiche; un’ottica centrata sui risvolti sociali e urbanistici del tessuto commerciale, andando a osservare sia il contributo occupazionale che quello di arricchimento della funzione urbanistica fornito dal commercio; un’ottica, infine, focalizzata sull’impresa, finalizzata a comprendere la capacità di competere e generare valore nell’ambiente-mercato in cui essa si trova. Quest’ultima è la prospettiva che verrà seguita nel corso del lavoro, pur riservando spazio a collegamenti con le due precedenti, per meglio contestualizzare le riflessioni che verranno fatte. Nel corso del capitolo, vengono inoltre messi in evidenza i caratteri dell’impresa commerciale minore e le condizioni di competitività che possono giustificare un posizionamento all’interno del sistema distributivo, in particolare nel confronto con la grande impresa commerciale moderna, così come vengono messi in luce i principali limiti che la caratterizzano e gli ostacoli alla sua permanenza nel mercato. Nel secondo capitolo si è preso in considerazione il quadro strutturale inerente l’apparato distributivo, valutandone gli sviluppi anche alla luce della riforma della regolamentazione delle attività commerciali, che ha in parte contribuito a modificare l’assetto del settore. L’analisi viene svolta attraverso una lettura approfondita dei dati del Censimento Istat, focalizzando l’attenzione sulle imprese, di cui vengono esaminati i caratteri e le dinamiche strutturali in relazione ai diversi settori di specializzazione merceologica. In particolare, gli aspetti maggiormente approfonditi riguardano la dimensione delle imprese e il grado di sviluppo del succursalismo. Successivamente, nel terzo capitolo, viene fatto un confronto a livello internazionale per individuare i possibili modelli di sviluppo del sistema distributivo a cui l’Italia appare orientata. A tal fine vengono raffrontati i sistemi distributivi di Francia, Gran Bretagna, Germania e Stati Uniti rispetto ai quali, oltre alle caratteristiche della distribuzione, vengono rilevate le principali tendenze in merito alle localizzazioni commerciali, in particolare al rapporto fra aree commerciali extraurbane e centri urbani, e agli sviluppi delle formule commerciali. Nel valutare tali aspetti, viene tenuto conto anche dei crescenti processi di internazionalizzazione delle maggiori imprese di distribuzione estere, la cui espansione anche in Italia contribuisce al trasferimento di modelli gestionali e assetti strutturali. Questo favorisce la trasmissione di elementi omogeneizzanti all’interno della distribuzione nazionale, bilanciati però da fattori distintivi che contribuiscono a conservare le specificità della struttura distributiva. Il quarto capitolo presenta i risultati della ricerca empirica, realizzata con l’obiettivo di analizzare le condotte strategiche delle imprese nei loro processi di ristrutturazione, nelle scelte di marketing, nelle risposte alle dinamiche competitive che caratterizzano il settore. L’arco temporale entro il quale si è svolta la ricerca, cinque anni durante i quali sono state reiterate le rilevazioni sul campione indagato, ha permesso di osservare le dinamiche di cambiamento filtrandole dalle influenze congiunturali, e ha consentito di estrarre dei profili aziendali sulla base di coordinate strategico-comportamentali in grado di rappresentare la composita realtà del sistema di imprese commerciali minori italiane. Nel quinto capitolo, infine, vengono delineate le direttrici destinate a caratterizzare il ruolo delle piccole e medie imprese di distribuzione in Italia. Per ciascuna di esse vengono richiamati i principali aspetti del dibattito che le riguarda e ne viene valutata l’importanza e l’influenza sui fenomeni indagati, alla luce anche delle considerazioni emerse nelle precedenti parti del lavoro. Tali direttrici, che come si è detto riguardano i modelli reticolari, le tematiche localizzative e l’innovazione di formula, si sviluppano su piani non sempre dominabili dalle imprese, poichè soggette a dinamiche relative a momenti e responsabilità decisionali diversi da quelli di portata individuale. In tutti i casi si manifesta una combinazione fra margini di intervento delle imprese e condizioni esterne di cui esse devono tenere conto nell’operare le scelte. Per ciascuna delle tre direttrici varia il peso e l’influenza dei vincoli esistenti, ma comunque di tali vincoli va sempre tenuto conto per valutare la portata delle prospettive di mantenimento o recupero di posizioni competitive e reddituali soddisfacenti.

L’impresa commerciale minore in Italia

MUSSO, FABIO
2005

Abstract

L’impresa commerciale minore rappresenta un fenomeno che non sempre ha ricevuto adeguata attenzione negli studi economico-aziendali rispetto all’importanza che esso riveste per l’economia e la società di un Paese, sia in termini di generazione di valore, che di spazi occupazionali, che di servizio al funzionamento dei circuiti distributivi dei beni di consumo. Se nei settori manifatturieri la piccola impresa, in particolare in Italia, vede riconosciuta piena dignità quale elemento fondamentale della struttura industriale, giustificando lo sviluppo di numerose e approfondite analisi che la riguardano, nel caso dell’impresa commerciale tende a prevalere una prospettiva che la colloca fra le realtà non troppo complesse da comprendere e nei cui confronti non appaiono particolarmente sentite le esigenze di approfondirne i caratteri e le dinamiche. A questo si aggiunge una percezione diffusa che tende a delineare il tessuto commerciale minore come un fenomeno associato a una condizione di ritardo del sistema distributivo rispetto ai processi di modernizzazione, quindi destinato a ridimensionarsi se non a scomparire, e comunque caratterizzato da inefficienze che gravano sull’intero circuito della distribuzione e, in ultima analisi, sui consumatori finali. Questo lavoro si pone l’obiettivo di fare chiarezza sui caratteri, il ruolo e le prospettive di evoluzione della piccola e media impresa commerciale in Italia. Innanzitutto, riconoscendo che esiste una varietà di tipologie che la contraddistinguono e che difficilmente essa si presta a generalizzazioni, così come varia e articolata è la personalità degli imprenditori con cui l’impresa finisce spesso per identificarsi. Andare a fondo in queste problematiche significa riuscire a guardare, da una parte, al sistema di imprese nel suo insieme e al modo in cui esso evolve parallelamente alle modificazioni che riguardano l’apparato distributivo e la comunità socio-economica in cui esso è inserito; dall’altra, significa anche focalizzare l’analisi sulla singola unità, individuandone le problematiche, i tratti ricorrenti e gli elementi di differenziazione che ne rendono le specificità, sia in termini soggettivi  dell’imprenditore innanzitutto, e della cultura dominante all’interno dell’impresa  che nelle caratteristiche strutturali. Questa prospettiva non può prescindere dal considerare anche gli sviluppi che si vanno delineando, cercando di comprendere quale potrà essere il ruolo e lo spazio destinato all’impresa commerciale minore di fronte al processo di modernizzazione del settore distributivo che anche nel nostro Paese si sta ormai pienamente manifestando. Le riflessioni si sviluppano sulla base di due aree di indagine. La prima riguarda un lavoro di ricerca che è stato effettuato su un campione di 1.000 imprese commerciali al dettaglio di piccole e medie dimensioni presso cui è stata condotta un’indagine annuale per un periodo di cinque anni. La seconda è relativa all’analisi dei risultati dell’8° Censimento dell’Industria e dei Servizi, i cui dati di dettaglio sono stati resi disponibili nella primavera del 2004. L’indagine sulle imprese ha permesso, in particolare, di osservarne i comportamenti ma anche le logiche che li guidano e ha consentito di individuare le problematiche esistenti, per come vengono variamente vissute a livello di singola impresa e per gli effetti che esse determinano sui diversi comparti settoriali. L’interpretazione delle componenti evolutive si è basata, oltre che sulla situazione italiana, anche su quanto accade nei Paesi i cui sistemi distributivi sono più evoluti, che sono stati oggetto di specifici approfondimenti sulla base di dati e statistiche disponibili. Nel complesso, le indicazioni scaturite dall’analisi sul settore, dalle indagini sulle imprese e dal confronto internazionale hanno permesso di sviluppare le riflessioni attorno a tre temi, che sono emersi quali linee evolutive lungo cui si definiranno le prospettive di sopravvivenza e di eventuale sviluppo per le imprese minori. Alla luce di queste riflessioni è inoltre possibile individuare i connotati di quella che si potrà configurare come “via italiana” alla modernizzazione del commercio, una via che manterrà nel modello distributivo nazionale elementi di distinzione tendenti comunque a favorire espressioni dell’offerta distributiva legate alle caratteristiche delle realtà locali e con esse compatibili. Le linee di evoluzione emerse sono quelle che riguardano il commercio organizzato, le localizzazioni commerciali e l’innovazione di formula. Il primo fa riferimento alle forme di integrazione relazionale, sia orizzontali che verticali, i cui modelli organizzativi più di frequente utilizzati si distinguono in due tipologie: da una parte, le alleanze fra dettaglianti, o fra dettaglianti e grossisti, note col nome, rispettivamente, di gruppi d’acquisto e di unioni o catene volontarie, che configurano la tipologia dell’associazionismo; dall’altra le affiliazioni – l’esempio tipico è il franchising – promosse e coordinate da un soggetto che conserva la leadership del canale e può essere sia un produttore che un distributore. Con riferimento alle localizzazioni, le prospettive interessanti per le imprese minori riguardano i contesti maggiormente in grado di influire sulla valorizzazione delle attività commerciali, ossia i centri commerciali e i centri urbani. Nel caso dell’Italia, il ruolo dei centri urbani risulta particolarmente controverso: se da una parte, infatti, la tipica strutturazione dei centri storici si presta favorevolmente ad ospitare un’articolata offerta commerciale e ad attirare attività di shopping, tanto che ne viene da tempo evocata la funzione di centri commerciali naturali, dall’altra si manifestano problemi particolarmente accentuati di accessibilità legati alla carenza di parcheggi e di sistemi di trasporto efficienti, frutto di politiche di pianificazione urbanistica non sempre di successo. Il risultato è che si assiste a un degenerare delle condizioni di attrattività dei centri urbani e un conseguente decadimento della redditività delle imprese commerciali localizzate al loro interno. Rispetto, infine, alla direttrice di evoluzione inerente l’innovazione nelle formule commerciali, l’ottica focalizzata sulle imprese minori richiama l’attenzione sugli sviluppi di quelle formule che maggiormente permettono di valorizzarne il ruolo, enfatizzando la flessibilità e il contributo di servizio che un’impresa minore e a prevalente conduzione familiare può esprimere. Si tratta di temi che rappresentano dei fronti di intervento per le imprese, rispetto ai quali definire le strategie, ma che allo stesso tempo si configurano come condizioni di contesto non sempre influenzabili a livello individuale, come nel caso delle problematiche riguardanti i centri urbani o i vincoli normativi all’introduzione di nuove formule commerciali. In ogni caso, è a partire da questi aspetti – da come evolvono e da come vengono governati – che scaturisce la condizione competitiva e il ruolo delle piccole e medie imprese commerciali nel sistema distributivo. Potenzialmente si tratta di un ruolo non secondario, anche all’interno di un sistema distributivo avanzato, indipendentemente dai connotati che lo identificano e dai modelli di sviluppo al suo interno dominanti. Il volume si suddivide in cinque parti, che corrispondono ad altrettanti capitoli. Nel primo capitolo viene esaminato da un punto di vista teorico il concetto di impresa commerciale minore e ne viene considerata la funzione all’interno di un sistema distributivo in relazione al suo grado di modernizzazione. Nell’esaminare tali aspetti, alla luce dei principali contributi forniti sull’argomento dalla letteratura, vengono indicate le possibili prospettive di analisi utilizzabili. Esse riguardano un’ottica economico-settoriale, tendente a considerare il peso e la funzione dell’impresa minore nell’ambito del settore distributivo e delle relative dinamiche; un’ottica centrata sui risvolti sociali e urbanistici del tessuto commerciale, andando a osservare sia il contributo occupazionale che quello di arricchimento della funzione urbanistica fornito dal commercio; un’ottica, infine, focalizzata sull’impresa, finalizzata a comprendere la capacità di competere e generare valore nell’ambiente-mercato in cui essa si trova. Quest’ultima è la prospettiva che verrà seguita nel corso del lavoro, pur riservando spazio a collegamenti con le due precedenti, per meglio contestualizzare le riflessioni che verranno fatte. Nel corso del capitolo, vengono inoltre messi in evidenza i caratteri dell’impresa commerciale minore e le condizioni di competitività che possono giustificare un posizionamento all’interno del sistema distributivo, in particolare nel confronto con la grande impresa commerciale moderna, così come vengono messi in luce i principali limiti che la caratterizzano e gli ostacoli alla sua permanenza nel mercato. Nel secondo capitolo si è preso in considerazione il quadro strutturale inerente l’apparato distributivo, valutandone gli sviluppi anche alla luce della riforma della regolamentazione delle attività commerciali, che ha in parte contribuito a modificare l’assetto del settore. L’analisi viene svolta attraverso una lettura approfondita dei dati del Censimento Istat, focalizzando l’attenzione sulle imprese, di cui vengono esaminati i caratteri e le dinamiche strutturali in relazione ai diversi settori di specializzazione merceologica. In particolare, gli aspetti maggiormente approfonditi riguardano la dimensione delle imprese e il grado di sviluppo del succursalismo. Successivamente, nel terzo capitolo, viene fatto un confronto a livello internazionale per individuare i possibili modelli di sviluppo del sistema distributivo a cui l’Italia appare orientata. A tal fine vengono raffrontati i sistemi distributivi di Francia, Gran Bretagna, Germania e Stati Uniti rispetto ai quali, oltre alle caratteristiche della distribuzione, vengono rilevate le principali tendenze in merito alle localizzazioni commerciali, in particolare al rapporto fra aree commerciali extraurbane e centri urbani, e agli sviluppi delle formule commerciali. Nel valutare tali aspetti, viene tenuto conto anche dei crescenti processi di internazionalizzazione delle maggiori imprese di distribuzione estere, la cui espansione anche in Italia contribuisce al trasferimento di modelli gestionali e assetti strutturali. Questo favorisce la trasmissione di elementi omogeneizzanti all’interno della distribuzione nazionale, bilanciati però da fattori distintivi che contribuiscono a conservare le specificità della struttura distributiva. Il quarto capitolo presenta i risultati della ricerca empirica, realizzata con l’obiettivo di analizzare le condotte strategiche delle imprese nei loro processi di ristrutturazione, nelle scelte di marketing, nelle risposte alle dinamiche competitive che caratterizzano il settore. L’arco temporale entro il quale si è svolta la ricerca, cinque anni durante i quali sono state reiterate le rilevazioni sul campione indagato, ha permesso di osservare le dinamiche di cambiamento filtrandole dalle influenze congiunturali, e ha consentito di estrarre dei profili aziendali sulla base di coordinate strategico-comportamentali in grado di rappresentare la composita realtà del sistema di imprese commerciali minori italiane. Nel quinto capitolo, infine, vengono delineate le direttrici destinate a caratterizzare il ruolo delle piccole e medie imprese di distribuzione in Italia. Per ciascuna di esse vengono richiamati i principali aspetti del dibattito che le riguarda e ne viene valutata l’importanza e l’influenza sui fenomeni indagati, alla luce anche delle considerazioni emerse nelle precedenti parti del lavoro. Tali direttrici, che come si è detto riguardano i modelli reticolari, le tematiche localizzative e l’innovazione di formula, si sviluppano su piani non sempre dominabili dalle imprese, poichè soggette a dinamiche relative a momenti e responsabilità decisionali diversi da quelli di portata individuale. In tutti i casi si manifesta una combinazione fra margini di intervento delle imprese e condizioni esterne di cui esse devono tenere conto nell’operare le scelte. Per ciascuna delle tre direttrici varia il peso e l’influenza dei vincoli esistenti, ma comunque di tali vincoli va sempre tenuto conto per valutare la portata delle prospettive di mantenimento o recupero di posizioni competitive e reddituali soddisfacenti.
2005
9788813261214
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2510043
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