L’ormai prossima entrata in vigore dei criteri di vigilanza prudenziale stabiliti nell’accordo di Basilea 2 ha posto al centro del dibattito, com’è noto, i problemi riguardanti la costruzione dei modelli di rating e l’assorbimento del capitale conseguente al loro utilizzo. Poca o nessuna attenzione è stata posta riguardo ai criteri di costruzione dei rating stessi, in particolare per quanto riguarda le modalità di valutazione del fabbisogno finanziario dell’impresa richiedente prestito. Il presupposto teorico del presente lavoro, verificato empiricamente, assume la valutazione circa natura, qualità e durata del fabbisogno finanziario d’impresa come fondamento per la costruzione di un modello di scoring idoneo a individuare le caratteristiche di rischiosità delle imprese affidate, discriminandole in base alla probabilità che per esse si verifichi o meno un evento definibile quale insolvenza. Si ritiene infatti che solo l’analisi dinamica del fabbisogno finanziario possa consentire di cogliere l’evoluzione dell’impresa e il modificarsi delle condizioni di rischio per l’intermediario creditizio, attraverso una “lettura” degli effetti dei comportamenti imprenditoriali sul mantenimento dell’equilibrio economico e finanziario prospettico. I risultati ottenuti confermano non solo l’importanza dell’indagine sulla capacità di reddito, ma anche la superiore capacità dell’analisi dinamica per flussi di rappresentare correttamente la situazione d’impresa in termini di esistenza della capacità di rimborso, discriminando fra imprese sane e aziende in difficoltà. Dalla ricerca, inoltre, emerge la sostanziale irrilevanza del parametro relativo alla struttura finanziaria e al rapporto di indebitamento: tali parametri, infatti, devono essere più correttamente intesi come modalità di copertura del fabbisogno piuttosto che come criteri di valutazione della capacità di rimborso.

Modelli di scoring per la valutazione del fabbisogno finanziario: una verifica empirica.

BERTI, ALESSANDRO
2005

Abstract

L’ormai prossima entrata in vigore dei criteri di vigilanza prudenziale stabiliti nell’accordo di Basilea 2 ha posto al centro del dibattito, com’è noto, i problemi riguardanti la costruzione dei modelli di rating e l’assorbimento del capitale conseguente al loro utilizzo. Poca o nessuna attenzione è stata posta riguardo ai criteri di costruzione dei rating stessi, in particolare per quanto riguarda le modalità di valutazione del fabbisogno finanziario dell’impresa richiedente prestito. Il presupposto teorico del presente lavoro, verificato empiricamente, assume la valutazione circa natura, qualità e durata del fabbisogno finanziario d’impresa come fondamento per la costruzione di un modello di scoring idoneo a individuare le caratteristiche di rischiosità delle imprese affidate, discriminandole in base alla probabilità che per esse si verifichi o meno un evento definibile quale insolvenza. Si ritiene infatti che solo l’analisi dinamica del fabbisogno finanziario possa consentire di cogliere l’evoluzione dell’impresa e il modificarsi delle condizioni di rischio per l’intermediario creditizio, attraverso una “lettura” degli effetti dei comportamenti imprenditoriali sul mantenimento dell’equilibrio economico e finanziario prospettico. I risultati ottenuti confermano non solo l’importanza dell’indagine sulla capacità di reddito, ma anche la superiore capacità dell’analisi dinamica per flussi di rappresentare correttamente la situazione d’impresa in termini di esistenza della capacità di rimborso, discriminando fra imprese sane e aziende in difficoltà. Dalla ricerca, inoltre, emerge la sostanziale irrilevanza del parametro relativo alla struttura finanziaria e al rapporto di indebitamento: tali parametri, infatti, devono essere più correttamente intesi come modalità di copertura del fabbisogno piuttosto che come criteri di valutazione della capacità di rimborso.
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