Per comprendere più a fondo il vasto fenomeno della devianza (in particolare di quella giovanile) e coglierne i nodi pedagogici più rilevanti, si è tentato un cammino di conoscenza critica del materiale teorico esistente, cercando di individuare, in una sorta di discesa “a imbuto” — dal sociale all’individuale — gli elementi teoretici e sperimentali di alcune discipline umanistiche, come la sociologia o la psicologia, considerabili iniziali strumenti di ricerca per approfondire questo specifico, quanto complesso, ambito interdisciplinare: da una sociologia della devianza a una psicologia della devianza, a una “fisiognomica” della devianza, passando attraverso una lettura dei modelli comunicazionali di famiglie problematiche, dopo un’attenta analisi dei costrutti cognitivi della morale relativa alle condotte antisociali. È stato inoltre interesse dell’Autore addentrarsi in modo analitico nelle dinamiche di una “scelta” deviante giovanile, oggi (ahimè) molto diffusa (e in crescita), riguardante il comportamento suicidario. I modelli pedagogici istituzionali della società attuale hanno senz’altro un enorme peso nell’induzione alla devianza e nei conseguenti tentativi di rieducazione sociale: se esiste una pedagogia della devianza (e molto a riguardo è stato scritto), è vero anche che un’analisi pedagogica può avverarsi solo in termini allargati e interdisciplinari, dato che il fenomeno — come si diceva, sfuggente e poliedrico — non può esaurirsi in assiomatiche e aprioristiche definizioni. Un impegno, empirico-sperimentale (per dipanare più concretamente questo fitto reticolo), è stato mantenuto nel corso dei diversi capitoli, grazie all’utilizzo di un mezzo osservativo che facilitasse la comprensione della natura (culturale e pedagogica) di certe disfunzioni comunicazionali in età evolutiva: i disegni spontanei hanno accompagnato la lettura di alcuni casi di devianza giovanile, di volta in volta proposti per non rischiare di lasciare in astratto quanto effettivamente non può permettersi di esserlo.
Fenomenologia del disagio giovanile. Appunti per una pedagogia della devianza
TRAVAGLINI, ROBERTO
2004
Abstract
Per comprendere più a fondo il vasto fenomeno della devianza (in particolare di quella giovanile) e coglierne i nodi pedagogici più rilevanti, si è tentato un cammino di conoscenza critica del materiale teorico esistente, cercando di individuare, in una sorta di discesa “a imbuto” — dal sociale all’individuale — gli elementi teoretici e sperimentali di alcune discipline umanistiche, come la sociologia o la psicologia, considerabili iniziali strumenti di ricerca per approfondire questo specifico, quanto complesso, ambito interdisciplinare: da una sociologia della devianza a una psicologia della devianza, a una “fisiognomica” della devianza, passando attraverso una lettura dei modelli comunicazionali di famiglie problematiche, dopo un’attenta analisi dei costrutti cognitivi della morale relativa alle condotte antisociali. È stato inoltre interesse dell’Autore addentrarsi in modo analitico nelle dinamiche di una “scelta” deviante giovanile, oggi (ahimè) molto diffusa (e in crescita), riguardante il comportamento suicidario. I modelli pedagogici istituzionali della società attuale hanno senz’altro un enorme peso nell’induzione alla devianza e nei conseguenti tentativi di rieducazione sociale: se esiste una pedagogia della devianza (e molto a riguardo è stato scritto), è vero anche che un’analisi pedagogica può avverarsi solo in termini allargati e interdisciplinari, dato che il fenomeno — come si diceva, sfuggente e poliedrico — non può esaurirsi in assiomatiche e aprioristiche definizioni. Un impegno, empirico-sperimentale (per dipanare più concretamente questo fitto reticolo), è stato mantenuto nel corso dei diversi capitoli, grazie all’utilizzo di un mezzo osservativo che facilitasse la comprensione della natura (culturale e pedagogica) di certe disfunzioni comunicazionali in età evolutiva: i disegni spontanei hanno accompagnato la lettura di alcuni casi di devianza giovanile, di volta in volta proposti per non rischiare di lasciare in astratto quanto effettivamente non può permettersi di esserlo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.