Con decreto repubblicano, datato 18 dicembre 1804, veniva istituito in Verona un “Liceo Centrale” del “Circondario dell’Adige” e contemporaneamente si nominavano sette cattedre con relativi docenti. Tra quelle scientifiche vi erano gli “Elementi di geometria ed algebra, coll’introduzione al Calcolo Sublime applicato alla Meccanica e all’idraulica” del matematico Pietro Cassali e gli “Elementi di Fisica Generale e Sperimentale” dell’abate Giuseppe Zamboni. Il nuovo liceo si collocava nei locali dell’antico collegio gesuitico di S. Sebastiano dove era già attivo un secondo istituto comunale dotato, fin dal 1802, di un gabinetto di Fisica che già possedeva non meno di ottanta macchine fisiche. Quando, nel 1807, il Liceo si trasferì nell’ex convento domenicano di S. Anastasia, trasformandosi anche in uno dei tre Regi Licei-Convitti del Regno d’Italia, gli strumenti scientifici dell’istituto comunale vennero acquisiti dall’erigendo Liceo. Le lezioni iniziarono il 1 dicembre 1807 e, tra le materie di studio, la “Fisica generale e particolare” era insegnata al terzo e quarto anno. Queste, in sintesi, le origine del più antico Liceo d’Italia, il Liceo Ginnasio di Stato “Scipione Maffei” custode, oggi, di un gabinetto di fisica ricco di strumenti scientifici di rilevante interesse storico. Il nucleo strumentale più interessante è certamente quello più antico legato alla presenza, quale docente di fisica nel liceo dal 1805 al 1846, dell’Abate Giuseppe Zamboni. Nel Gabinetto sono conservati vari modelli originali delle Sue famose pile a secco (che in parte egli commercializzava) tra le quali una, tra le più antiche che si conoscano, racchiusa in una campana di vetro, tipo elettroscopio, datata 15 luglio 1812. La collezione presenta altri cimeli zamboniani di grande interesse: un bel pendolo elettrico o “elettromotore perpetuo” e due orologi elettrici a pendolo (incompleti) di cui uno firmato dall’orologiaio Giovanni Bianchi. Zamboni, nella costruzione dei suoi apparati, si avvalse anche delle qualità di due bravi meccanici: il macchinista del Regio Liceo, Carlo Streizig (anch’egli orologiaio) e Antonio Camerlengo, macchinista dell’Accademia di Agricoltura, Commercio ed Arti di Verona, istituzione quest’ultima della quale era socio lo stesso Zamboni.

Zamboni e i suoi strumenti: le origini della collezione storica del Liceo Ginnasio "Scipione Maffei" di Verona

MANTOVANI, ROBERTO;
2012

Abstract

Con decreto repubblicano, datato 18 dicembre 1804, veniva istituito in Verona un “Liceo Centrale” del “Circondario dell’Adige” e contemporaneamente si nominavano sette cattedre con relativi docenti. Tra quelle scientifiche vi erano gli “Elementi di geometria ed algebra, coll’introduzione al Calcolo Sublime applicato alla Meccanica e all’idraulica” del matematico Pietro Cassali e gli “Elementi di Fisica Generale e Sperimentale” dell’abate Giuseppe Zamboni. Il nuovo liceo si collocava nei locali dell’antico collegio gesuitico di S. Sebastiano dove era già attivo un secondo istituto comunale dotato, fin dal 1802, di un gabinetto di Fisica che già possedeva non meno di ottanta macchine fisiche. Quando, nel 1807, il Liceo si trasferì nell’ex convento domenicano di S. Anastasia, trasformandosi anche in uno dei tre Regi Licei-Convitti del Regno d’Italia, gli strumenti scientifici dell’istituto comunale vennero acquisiti dall’erigendo Liceo. Le lezioni iniziarono il 1 dicembre 1807 e, tra le materie di studio, la “Fisica generale e particolare” era insegnata al terzo e quarto anno. Queste, in sintesi, le origine del più antico Liceo d’Italia, il Liceo Ginnasio di Stato “Scipione Maffei” custode, oggi, di un gabinetto di fisica ricco di strumenti scientifici di rilevante interesse storico. Il nucleo strumentale più interessante è certamente quello più antico legato alla presenza, quale docente di fisica nel liceo dal 1805 al 1846, dell’Abate Giuseppe Zamboni. Nel Gabinetto sono conservati vari modelli originali delle Sue famose pile a secco (che in parte egli commercializzava) tra le quali una, tra le più antiche che si conoscano, racchiusa in una campana di vetro, tipo elettroscopio, datata 15 luglio 1812. La collezione presenta altri cimeli zamboniani di grande interesse: un bel pendolo elettrico o “elettromotore perpetuo” e due orologi elettrici a pendolo (incompleti) di cui uno firmato dall’orologiaio Giovanni Bianchi. Zamboni, nella costruzione dei suoi apparati, si avvalse anche delle qualità di due bravi meccanici: il macchinista del Regio Liceo, Carlo Streizig (anch’egli orologiaio) e Antonio Camerlengo, macchinista dell’Accademia di Agricoltura, Commercio ed Arti di Verona, istituzione quest’ultima della quale era socio lo stesso Zamboni.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2535250
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