Qual è il rapporto tra vita filosofica e statuto della filosofia nel pensiero di Giovanni Pico della Mirandola? Quale idea di filosofia è alla base della sua “antropologia”, come viene delineata nella Oratio de hominis dignitate e (con alcune differenze) nello Heptaplus? La mia tesi al riguardo è che il modello della “vita filosofica” ha in Pico un carattere di esemplarità rispetto a tutti gli altri possibili e, per altro verso, che la filosofia possiede in lui uno statuto essenzialmente pratico, è cioè anzitutto una modalità di intervento di carattere etico-politico e religioso nel mondo contemporaneo in vista del grande rinnovamento, ad un tempo filosofico e religioso, che Pico prospettava e di cui si vedeva banditore e protagonista. Questo intreccio tra esemplarità della vita filosofica e carattere pratico della filosofia potrà emergere in modo privilegiato prendendo in considerazione la categoria della volontà e la famiglia semantica ad essa legata (dunque il lessico del volere, ma anche quello del potere e dell’agire). Potrà cosí venire alla luce il modo in cui l’esercizio della volontà è – in modo cruciale ma anche problematico – sia un gesto di carattere spiccatamente filosofico-religioso, in quanto momento culminante della “vita filosofica” coincidente con la vita religiosa (ciò che Pico chiama “estasi”); sia, al contempo, “riforma” del mondo terreno, dunque esercizio delle virtú pratiche, sinonimo di impegno e di lotta nel campo delle opinioni. Ne risulta una singolare ambiguità, dato che la volontà è al contempo una dimensione attinta solo da pochi eletti (i veri filosofi, e solo per alcuni istanti), e la dimensione fondamentale di apertura alle possibilità opposte e di libera scelta, che è presente in ciascun uomo. Questa ambiguità – che si riflette anche nell’idea di verità e in quella di filosofia – verrà sciolta da Pico nello Heptaplus con il ricorso alla “grazia” e alla figura di Cristo come unico vero mediatore tra umano e divino, tra il presente percorso dalla guerra e l’orizzonte della pace universale.

La vita filosofica e lo statuto della filosofia in Giovanni Pico della Mirandola

FROSINI, FABIO
2012

Abstract

Qual è il rapporto tra vita filosofica e statuto della filosofia nel pensiero di Giovanni Pico della Mirandola? Quale idea di filosofia è alla base della sua “antropologia”, come viene delineata nella Oratio de hominis dignitate e (con alcune differenze) nello Heptaplus? La mia tesi al riguardo è che il modello della “vita filosofica” ha in Pico un carattere di esemplarità rispetto a tutti gli altri possibili e, per altro verso, che la filosofia possiede in lui uno statuto essenzialmente pratico, è cioè anzitutto una modalità di intervento di carattere etico-politico e religioso nel mondo contemporaneo in vista del grande rinnovamento, ad un tempo filosofico e religioso, che Pico prospettava e di cui si vedeva banditore e protagonista. Questo intreccio tra esemplarità della vita filosofica e carattere pratico della filosofia potrà emergere in modo privilegiato prendendo in considerazione la categoria della volontà e la famiglia semantica ad essa legata (dunque il lessico del volere, ma anche quello del potere e dell’agire). Potrà cosí venire alla luce il modo in cui l’esercizio della volontà è – in modo cruciale ma anche problematico – sia un gesto di carattere spiccatamente filosofico-religioso, in quanto momento culminante della “vita filosofica” coincidente con la vita religiosa (ciò che Pico chiama “estasi”); sia, al contempo, “riforma” del mondo terreno, dunque esercizio delle virtú pratiche, sinonimo di impegno e di lotta nel campo delle opinioni. Ne risulta una singolare ambiguità, dato che la volontà è al contempo una dimensione attinta solo da pochi eletti (i veri filosofi, e solo per alcuni istanti), e la dimensione fondamentale di apertura alle possibilità opposte e di libera scelta, che è presente in ciascun uomo. Questa ambiguità – che si riflette anche nell’idea di verità e in quella di filosofia – verrà sciolta da Pico nello Heptaplus con il ricorso alla “grazia” e alla figura di Cristo come unico vero mediatore tra umano e divino, tra il presente percorso dalla guerra e l’orizzonte della pace universale.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2560374
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