Dopo solo quattro anni il Partito democratico sembra già vecchio. Usurato da una fusione mai realizzata. Senza una identità e una agenda politica. I conflitti interni si propongono senza soluzione di continuità e presto comincia a perdere pezzi. Verso il centro. Il consenso è emorragico e il futuro incerto. Le primarie del novembre 2012 sembrano rappresentare una svolta. Cresce la fiducia e i sondaggi (sbagliati) lo riportano ai livelli del 2008. Le elezioni di inizio 2013 contraddicono, però, ogni previsione e il Pd tocca il punto più basso del proprio consenso. Una debacle, completata, poi, con un “governo di larghe intese” voluto dal Presidente della Repubblica (appositamente rieletto), dall’intellighenzia e da quella politica (sconfitta in sede elettorale) che si legittima nella “retorica della crisi”. Un governo in totale discontinuità con le primarie, le alleanze e i programmi elettorali e, soprattutto, con il volere dei suoi elettori, sempre più lontani da un partito ormai vittima di se stesso e del caos che lo attraversa. In questo smarrimento si prova a comprendere il “progetto Pd” partendo dall’inizio. Dall’idea “sbagliata” che lo origina. Un’idea colta, spiegata e narrata dal basso. Dal territorio. Dalle voci dei suoi dirigenti locali.
Il partito democratico visto dal basso
FAVA, TERENZIO
2013
Abstract
Dopo solo quattro anni il Partito democratico sembra già vecchio. Usurato da una fusione mai realizzata. Senza una identità e una agenda politica. I conflitti interni si propongono senza soluzione di continuità e presto comincia a perdere pezzi. Verso il centro. Il consenso è emorragico e il futuro incerto. Le primarie del novembre 2012 sembrano rappresentare una svolta. Cresce la fiducia e i sondaggi (sbagliati) lo riportano ai livelli del 2008. Le elezioni di inizio 2013 contraddicono, però, ogni previsione e il Pd tocca il punto più basso del proprio consenso. Una debacle, completata, poi, con un “governo di larghe intese” voluto dal Presidente della Repubblica (appositamente rieletto), dall’intellighenzia e da quella politica (sconfitta in sede elettorale) che si legittima nella “retorica della crisi”. Un governo in totale discontinuità con le primarie, le alleanze e i programmi elettorali e, soprattutto, con il volere dei suoi elettori, sempre più lontani da un partito ormai vittima di se stesso e del caos che lo attraversa. In questo smarrimento si prova a comprendere il “progetto Pd” partendo dall’inizio. Dall’idea “sbagliata” che lo origina. Un’idea colta, spiegata e narrata dal basso. Dal territorio. Dalle voci dei suoi dirigenti locali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.