Monografia di Antonio Liberi (de' Domenichi o di Mazzone) detto da Faenza attivo dal 1480 (Forlì e Faenza) al 1534. Antonio da Faenza (1456-1534) fu pittore ed architetto, impegnato nell’edificazione e decorazione scenografica del teatro all’antica di Velletri preceduta dalla pittura della tribuna della chiesa di San Salvatore. A tali impegni seguì la decorazione degli sportelli d’organo nella Santa Casa di Loreto, culmine dei suoi aggiornamenti culturali che, oltre a Bramante e Lotto, annoverano il Raffaello delle Stanze Vaticane. Le pitture rivelano un forte senso scenografico. La sua conoscenza è stata arricchita dal reperimento nel mercato antiquario londinese del Codex architettonico ricordato dalle fonti di cui si erano perdute le tracce: permette di arricchire di diversi dati il suo bagaglio culturale; non di minore importanza risulta l’inventario dei libri della sua biblioteca che andava dai testi di Leon Battista Alberti, al Plinio Volgare, a Vitruvio, a Boccaccio etc. Il volume è corredato da saggi (Testimonianze, tradizione critica; Formazione ed esperienze; I contemporanei marchigiani), dal catalogo delle opere (a Velletri, Loreto, Montelupone, Norcia, Macerata, Polverigi, Treia, Cingoli, Faenza, Castelraimondo), da un ricco regesto documentario curato da Andrea Trubbiani.Monografia di Antonio Liberi (de'Domenichi, di Mazzone) detto da Faenza attivo dal 1480 (Forlì e Faenza) al 1534. Operoso a Velletri, Loreto, Norcia, Macerata, Montelupone, Polverigi, Treia, Cingoli. Le fonti ne riportano l'attività architettonica di cui restano solo i resti del teatro all'antica a Velletri e il disegno per il campanile del duomo di Faenza; è stato ritrovato un Codice architettonico da lui composto che rivela gli interessi nei confronti di Vitruvio ed il tentativo di coniugare l'antico con le esigenze contemporanee così come contemporaneamente faceva Donato Bramante da lui certamente conosciuto. Le pitture rivelano un forte senso scenografico. Il volume è costituito dai capitoli: Testimonianze, tradizione e critica, Formazione ed esperienze, I contemporanei marchigiani. Si conclude con un regesto curato da Andrea Trubbiani.
Antonio Liberi da Faenza
CLERI, BONITA;
2014
Abstract
Monografia di Antonio Liberi (de' Domenichi o di Mazzone) detto da Faenza attivo dal 1480 (Forlì e Faenza) al 1534. Antonio da Faenza (1456-1534) fu pittore ed architetto, impegnato nell’edificazione e decorazione scenografica del teatro all’antica di Velletri preceduta dalla pittura della tribuna della chiesa di San Salvatore. A tali impegni seguì la decorazione degli sportelli d’organo nella Santa Casa di Loreto, culmine dei suoi aggiornamenti culturali che, oltre a Bramante e Lotto, annoverano il Raffaello delle Stanze Vaticane. Le pitture rivelano un forte senso scenografico. La sua conoscenza è stata arricchita dal reperimento nel mercato antiquario londinese del Codex architettonico ricordato dalle fonti di cui si erano perdute le tracce: permette di arricchire di diversi dati il suo bagaglio culturale; non di minore importanza risulta l’inventario dei libri della sua biblioteca che andava dai testi di Leon Battista Alberti, al Plinio Volgare, a Vitruvio, a Boccaccio etc. Il volume è corredato da saggi (Testimonianze, tradizione critica; Formazione ed esperienze; I contemporanei marchigiani), dal catalogo delle opere (a Velletri, Loreto, Montelupone, Norcia, Macerata, Polverigi, Treia, Cingoli, Faenza, Castelraimondo), da un ricco regesto documentario curato da Andrea Trubbiani.Monografia di Antonio Liberi (de'Domenichi, di Mazzone) detto da Faenza attivo dal 1480 (Forlì e Faenza) al 1534. Operoso a Velletri, Loreto, Norcia, Macerata, Montelupone, Polverigi, Treia, Cingoli. Le fonti ne riportano l'attività architettonica di cui restano solo i resti del teatro all'antica a Velletri e il disegno per il campanile del duomo di Faenza; è stato ritrovato un Codice architettonico da lui composto che rivela gli interessi nei confronti di Vitruvio ed il tentativo di coniugare l'antico con le esigenze contemporanee così come contemporaneamente faceva Donato Bramante da lui certamente conosciuto. Le pitture rivelano un forte senso scenografico. Il volume è costituito dai capitoli: Testimonianze, tradizione e critica, Formazione ed esperienze, I contemporanei marchigiani. Si conclude con un regesto curato da Andrea Trubbiani.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.