Questo contributo alla discussione a margine del dibattito svoltosi in Ancona lo scorso anno in merito al lavoro di Masino e Maggi (2013) intende proporre due ordini di riflessioni, una di metodo e una di contenuto. Si assume al riguardo la prospettiva dello studioso di management e di strategie d'impresa, partendo dall'idea che le strategie d'impresa sono espressione del rapporto tra l'impresa e l'ambiente, segnatamente l'ambiente competitivo scelto come campo d'azione dell'agire strategico. Rapporto che può configurarsi come deterministicamente condizionato dal tentativo continuo dell'impresa di adattarsi ai cambiamento del contesto esterno, secondo logiche adattative, ovvero come risultato di scelte volte a perseguire strategie proattive, capaci di anticipare e in taluni casi anche di condizionare l'ambiente di riferimento. Dunque rapporto dialettico, spesso co-evolutivo tra impresa e ambiente la cui direzione può dipendere dal dissimile rapporto di forza tra i due soggetti e dalle direttrici delle decisioni strategiche aziendali volte a scegliere tra essere leader di mercato o follower, tra proporre la prima mossa o restare in attesa, tra voler attaccare o difendere le posizioni, tra orientarsi al localismo o alla globalizzazione, ecc.. (Thompson, Strickland, Gamble, 2009). L'idea di fondo è comunque che le strategie aziendali siano il frutto di decisioni intenzionalmente razionali (Simon, 1947) dell'organo di governo dell'impresa intesa come un sistema aziendale finalizzato a perseguire gli obiettivi indicati dal soggetto economico compatibili con il vincolo della sopravvivenza sistemica. Le scelte connesse alle variabili organizzative rappresentano primariamente modalità d'implementazione delle strategie preordinate dall'organo di governo, quale espressione del soggetto economico, ma vanno necessariamente considerate anche come possibili vincoli alle strategie aziendali, espressione della continua dialettica tra strategia e struttura (Chandler, 1962; Thompson, Strickland, Gamble, 2009). Si tratta di un'impostazione per alcuni aspetti collimante con l'orientamento metodologico e teorico definito da Maggi (p. 9 e seg.) funzionalista. Tuttavia in questo contributo si rifugge con forza da un'impostazione deterministica, secondo cui le strategie esprimono mero adattamento ai cambiamenti esterni; si privilegia, piuttosto, una visione dialettica e coevolutiva del rapporto impresa ambiente, in cui l'organo di governo gioca un ruolo decisivo nel guidare i percorsi strategici delle organizzazioni, tenendo conto sia delle caratteristiche del contesto competitivo e sociale di riferimento, sia delle dinamiche organizzative interne sia soprattutto delle indicazioni provenienti dalla proprietà di comando alla ricerca della crescita, se non massimizzante, almeno soddisfacente del valore del capitale.

Storie di imprese e strategie

PENCARELLI, TONINO
2015

Abstract

Questo contributo alla discussione a margine del dibattito svoltosi in Ancona lo scorso anno in merito al lavoro di Masino e Maggi (2013) intende proporre due ordini di riflessioni, una di metodo e una di contenuto. Si assume al riguardo la prospettiva dello studioso di management e di strategie d'impresa, partendo dall'idea che le strategie d'impresa sono espressione del rapporto tra l'impresa e l'ambiente, segnatamente l'ambiente competitivo scelto come campo d'azione dell'agire strategico. Rapporto che può configurarsi come deterministicamente condizionato dal tentativo continuo dell'impresa di adattarsi ai cambiamento del contesto esterno, secondo logiche adattative, ovvero come risultato di scelte volte a perseguire strategie proattive, capaci di anticipare e in taluni casi anche di condizionare l'ambiente di riferimento. Dunque rapporto dialettico, spesso co-evolutivo tra impresa e ambiente la cui direzione può dipendere dal dissimile rapporto di forza tra i due soggetti e dalle direttrici delle decisioni strategiche aziendali volte a scegliere tra essere leader di mercato o follower, tra proporre la prima mossa o restare in attesa, tra voler attaccare o difendere le posizioni, tra orientarsi al localismo o alla globalizzazione, ecc.. (Thompson, Strickland, Gamble, 2009). L'idea di fondo è comunque che le strategie aziendali siano il frutto di decisioni intenzionalmente razionali (Simon, 1947) dell'organo di governo dell'impresa intesa come un sistema aziendale finalizzato a perseguire gli obiettivi indicati dal soggetto economico compatibili con il vincolo della sopravvivenza sistemica. Le scelte connesse alle variabili organizzative rappresentano primariamente modalità d'implementazione delle strategie preordinate dall'organo di governo, quale espressione del soggetto economico, ma vanno necessariamente considerate anche come possibili vincoli alle strategie aziendali, espressione della continua dialettica tra strategia e struttura (Chandler, 1962; Thompson, Strickland, Gamble, 2009). Si tratta di un'impostazione per alcuni aspetti collimante con l'orientamento metodologico e teorico definito da Maggi (p. 9 e seg.) funzionalista. Tuttavia in questo contributo si rifugge con forza da un'impostazione deterministica, secondo cui le strategie esprimono mero adattamento ai cambiamenti esterni; si privilegia, piuttosto, una visione dialettica e coevolutiva del rapporto impresa ambiente, in cui l'organo di governo gioca un ruolo decisivo nel guidare i percorsi strategici delle organizzazioni, tenendo conto sia delle caratteristiche del contesto competitivo e sociale di riferimento, sia delle dinamiche organizzative interne sia soprattutto delle indicazioni provenienti dalla proprietà di comando alla ricerca della crescita, se non massimizzante, almeno soddisfacente del valore del capitale.
2015
978-88-98626-06-9
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2627064
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