Un grato effluvio di funghi mangerecci emana dalle pagine di questo trattato latino di Costanzo Felici da Piobbico, di cui viene presentata la traduzione in lingua italiana a cura di Giorgio Nonni. Vengono descritte con grande accuratezza lessicale gli esemplari che nascono in primavera e in autunno nei prati, nei boschi e nei pianori dell’Appennino: porcini, biette, prataioli e spignoli, che le contadine del luogo vendono al mercato infilzati in giunchi e che costituiscono un cibo prelibato nei sughi, alla brace o conservati in salamoia. Persistono, ovviamente, le credenze sulla velenosità dei miceti, eredità di una cultura antica e medioevale ancora presente nella trattatistica cinquecentesca, ma sono presenti intuizioni di sconcertante modernità sulla generazione dei miceti, che anticipano i risultati a cui giungeranno gli scienziati settecenteschi.
Il Trattatello sui funghi di Costanzo Felici da Piobbico (XVI secolo)
NONNI, GIORGIO
2015
Abstract
Un grato effluvio di funghi mangerecci emana dalle pagine di questo trattato latino di Costanzo Felici da Piobbico, di cui viene presentata la traduzione in lingua italiana a cura di Giorgio Nonni. Vengono descritte con grande accuratezza lessicale gli esemplari che nascono in primavera e in autunno nei prati, nei boschi e nei pianori dell’Appennino: porcini, biette, prataioli e spignoli, che le contadine del luogo vendono al mercato infilzati in giunchi e che costituiscono un cibo prelibato nei sughi, alla brace o conservati in salamoia. Persistono, ovviamente, le credenze sulla velenosità dei miceti, eredità di una cultura antica e medioevale ancora presente nella trattatistica cinquecentesca, ma sono presenti intuizioni di sconcertante modernità sulla generazione dei miceti, che anticipano i risultati a cui giungeranno gli scienziati settecenteschi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.