In quattro capitoli viene offerta una panoramica dei problemi sollevati dalle opere principali di Machiavelli: Il Principe e i Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio. Nel primo capitolo viene ricostruita la lettura che Antonio Gramsci fa del Principe, come opera scritta dal punto di vista del “popolo”, cioè della borghesia urbana, e quindi espressione delle sue esigenze (superamento della formazione sociale feudale), anche quando si rivolge a un “principe”, cioè al nascente Stato assoluto, come unico luogo in cui quelle esigenze possono essere soddisfatte. Il secondo capitolo è un’analisi del Principe che mette alla prova la tesi di Gramsci. Il Principe viene analizzato come un’opera politica, che interviene nella crisi italiana dal punto di vista del popolo. La concezione di “necessità” e quella di “verità”, si sostiene, sono comprensibili solamente se lette da questa prospettiva. Questa prospettiva, e il carattere “politico” dello scritto, rendono anche conto delle aporie e incoerenze che in esso si riscontrano, prima tra tutte il fatto che si affidi a un principe il compito di soddisfare le esigenze della borghesia. Il terzo capitolo analizza l’intreccio tra politica e guerra in tutto il pensiero di Machiavelli, dai primi scritti “di governo” fino ai Discorsi. Vi si mostra come Il Principe sia un punto di svolta, il momento in cui il rapporto si inverte, e, scoprendosi il carattere decisivo del punto di vista del popolo, il primato passi dalla guerra alla politica, dalla difesa dello Stato alla difesa della libertà, all’interno di un quadro naturalistico in cui il conflitto e la trasformazione non sono né buoni né cattivi, ma semplicemente inevitabili, e la saggezza consiste pertanto nel saperli vivere senza timore. Il quarto capitolo mostra come nei Discorsi le ambiguità e le incoerenze del Principe vengano superate, e il punto di vista popolare sia esplicitamente dichiarato e rivendicato, insieme alla necessità che il popolo diventi capace di agire, di cambiare il mondo. La nozione di “necessità” elaborata nei Discorsi, in quanto coincide con la nozione di “virtù”, esprime questa nuova concezione, che fa del punto “basso” occupato dal popolo nello spazio politico (angolo visuale già descritto sperimentato nel Principe) il luogo a partire dal quale ridefinire tutta la concezione della libertà e della politica. Il compito fondamentale che i Discorsi si prefiggono è pertanto quello di rendere il popolo consapevole dell’importanza di questo punto di vista, in quanto esso si identifica con la virtù e con la libertà.

Maquiavel o revolucionário

FROSINI, FABIO
2016

Abstract

In quattro capitoli viene offerta una panoramica dei problemi sollevati dalle opere principali di Machiavelli: Il Principe e i Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio. Nel primo capitolo viene ricostruita la lettura che Antonio Gramsci fa del Principe, come opera scritta dal punto di vista del “popolo”, cioè della borghesia urbana, e quindi espressione delle sue esigenze (superamento della formazione sociale feudale), anche quando si rivolge a un “principe”, cioè al nascente Stato assoluto, come unico luogo in cui quelle esigenze possono essere soddisfatte. Il secondo capitolo è un’analisi del Principe che mette alla prova la tesi di Gramsci. Il Principe viene analizzato come un’opera politica, che interviene nella crisi italiana dal punto di vista del popolo. La concezione di “necessità” e quella di “verità”, si sostiene, sono comprensibili solamente se lette da questa prospettiva. Questa prospettiva, e il carattere “politico” dello scritto, rendono anche conto delle aporie e incoerenze che in esso si riscontrano, prima tra tutte il fatto che si affidi a un principe il compito di soddisfare le esigenze della borghesia. Il terzo capitolo analizza l’intreccio tra politica e guerra in tutto il pensiero di Machiavelli, dai primi scritti “di governo” fino ai Discorsi. Vi si mostra come Il Principe sia un punto di svolta, il momento in cui il rapporto si inverte, e, scoprendosi il carattere decisivo del punto di vista del popolo, il primato passi dalla guerra alla politica, dalla difesa dello Stato alla difesa della libertà, all’interno di un quadro naturalistico in cui il conflitto e la trasformazione non sono né buoni né cattivi, ma semplicemente inevitabili, e la saggezza consiste pertanto nel saperli vivere senza timore. Il quarto capitolo mostra come nei Discorsi le ambiguità e le incoerenze del Principe vengano superate, e il punto di vista popolare sia esplicitamente dichiarato e rivendicato, insieme alla necessità che il popolo diventi capace di agire, di cambiare il mondo. La nozione di “necessità” elaborata nei Discorsi, in quanto coincide con la nozione di “virtù”, esprime questa nuova concezione, che fa del punto “basso” occupato dal popolo nello spazio politico (angolo visuale già descritto sperimentato nel Principe) il luogo a partire dal quale ridefinire tutta la concezione della libertà e della politica. Il compito fondamentale che i Discorsi si prefiggono è pertanto quello di rendere il popolo consapevole dell’importanza di questo punto di vista, in quanto esso si identifica con la virtù e con la libertà.
2016
978-85-5580-011-5
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2631791
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