La crescente presenza di fedeli di religione islamica negli istituti di detenzione e di pena rende sempre più evidente l’importanza che rivestono le modalità di esercizio del diritto alla libertà religiosa, anche per gli aspetti che riguardano la presenza di assistenti spirituali. Il Protocollo del 2015 costituisce un modello di risposta alle continue richieste da parte dei carcerati, anche per l’intento di procedere al reclutamento di figure confessionali, le quali possano appagare le domande di assistenza spirituale, nel pieno rispetto dei necessari controlli da parte dell’amministrazione penitenziaria. Il Protocollo contiene in sé molte aspettative, presentandosi come strumento per la promozione di interessi condivisi, sia dall’amministrazione, sia dall’internato, sia dalla confessione religiosa, sempre più chiamata ad essere un soggetto interlocutore e garante.
L’assistenza spirituale ai detenuti musulmani negli istituti di prevenzione e di pena e il modello del protocollo d’intesa: prime analisi
FABBRI, ALBERTO
2015
Abstract
La crescente presenza di fedeli di religione islamica negli istituti di detenzione e di pena rende sempre più evidente l’importanza che rivestono le modalità di esercizio del diritto alla libertà religiosa, anche per gli aspetti che riguardano la presenza di assistenti spirituali. Il Protocollo del 2015 costituisce un modello di risposta alle continue richieste da parte dei carcerati, anche per l’intento di procedere al reclutamento di figure confessionali, le quali possano appagare le domande di assistenza spirituale, nel pieno rispetto dei necessari controlli da parte dell’amministrazione penitenziaria. Il Protocollo contiene in sé molte aspettative, presentandosi come strumento per la promozione di interessi condivisi, sia dall’amministrazione, sia dall’internato, sia dalla confessione religiosa, sempre più chiamata ad essere un soggetto interlocutore e garante.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.