La realtà umana che Zygmunt Bauman descrive appare liquefarsi davanti ai nostri occhi come i celebri orologi raffigurati da Salvador Dalí. La società è scomparsa ed al suo posto troviamo l'individualismo e la globalizzazione, categorie che inducono a rivedere le relazioni sociali e personali (solitudine). Diviene dunque essenziale ragionare intorno alla formazione dei soggetti, o meglio alla loro continua formazione (processo educativo-formativo continuo e permanente), affinché si realizzi un'incessante riformazione dei sé e delle personalità in grado di affrontare le sfide della modernità liquida grazie a competenze che ruotano attorno all'ambito privato, con il riconoscimento delle proprie potenzialità, ed a quello sociale, acquisendo una mentalità collaborativa (Richard Sennett). Le radici pragmatiste deweyane ed il concetto di autorealizzazione offerto da Abraham H. Maslow possono orientarci in questa direzione. Recuperando, grazie a Dewey, l'antico significato del termine lavoro, quale presupposto pedagogico in grado di favorire atteggiamenti cooperativi e riflessivi per via di una continuità esperienziale giocata su più livelli (sociale, cognitiva ed emotiva), possiamo immaginare che il soggetto coinvolto coincida con "l'individuo sano" descritto da Maslow, il quale, giungendo alla vetta della piramide dei bisogni, scorge l'espressione autentica di sé sintetizzata creativamente con la comprensione della natura del proprio talento e del proprio essere. Un processo educativo centrato sull'esperienza permette all'uomo contemporaneo, quale soggetto creativo, di poter leggere il contesto mutevole, confrontarsi con esso realisticamente in termini sociali ed individuali, e di superare le insidie di una diffusa precarietà, senza tuttavia tradire la propria autentica natura.
La creatività “liquida” nel mondo del lavoro: dal pragmatismo all’autorealizzazione
TRAVAGLINI, ROBERTO
2017
Abstract
La realtà umana che Zygmunt Bauman descrive appare liquefarsi davanti ai nostri occhi come i celebri orologi raffigurati da Salvador Dalí. La società è scomparsa ed al suo posto troviamo l'individualismo e la globalizzazione, categorie che inducono a rivedere le relazioni sociali e personali (solitudine). Diviene dunque essenziale ragionare intorno alla formazione dei soggetti, o meglio alla loro continua formazione (processo educativo-formativo continuo e permanente), affinché si realizzi un'incessante riformazione dei sé e delle personalità in grado di affrontare le sfide della modernità liquida grazie a competenze che ruotano attorno all'ambito privato, con il riconoscimento delle proprie potenzialità, ed a quello sociale, acquisendo una mentalità collaborativa (Richard Sennett). Le radici pragmatiste deweyane ed il concetto di autorealizzazione offerto da Abraham H. Maslow possono orientarci in questa direzione. Recuperando, grazie a Dewey, l'antico significato del termine lavoro, quale presupposto pedagogico in grado di favorire atteggiamenti cooperativi e riflessivi per via di una continuità esperienziale giocata su più livelli (sociale, cognitiva ed emotiva), possiamo immaginare che il soggetto coinvolto coincida con "l'individuo sano" descritto da Maslow, il quale, giungendo alla vetta della piramide dei bisogni, scorge l'espressione autentica di sé sintetizzata creativamente con la comprensione della natura del proprio talento e del proprio essere. Un processo educativo centrato sull'esperienza permette all'uomo contemporaneo, quale soggetto creativo, di poter leggere il contesto mutevole, confrontarsi con esso realisticamente in termini sociali ed individuali, e di superare le insidie di una diffusa precarietà, senza tuttavia tradire la propria autentica natura.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.