Rear Window (1954), uno dei film più riusciti di Alfred Hitchcock, non è solo rinnovato oggetto di riflessione critica ma anche di manipolazioni e proliferazioni creative che si espandono al di là del medium che gli è proprio. Attraverso varie strategie di ripresa, l’uso di dispositivi diversi e di procedimenti intermediali, inedite versioni del film attestano la porosità tra le arti che caratterizza la poetica del contemporaneo e il tentativo di espandere la narratività al di là della forma di partenza, nonché la posterità di un regista le cui suggestioni nutrono l’immaginario collettivo. Il film costituisce l'ossatura del romanzo di Sébastien Ortiz Mademoiselle Coeur Solitaire (2005), riportando a nuova vita il capolavoro del regista tramite un dialettico processo intermediale di appropriazione e trasformazione, avvicinamento e distanza, ripetizione e differenziazione che, nel rigenerare l’opera cinematografica, contribuisce al tempo stesso a rinnovare e rivitalizzare le forme del letterario. Mediante la ripresa e la trasformazione di queste forme e sostanze nel passaggio dalla modalità mostrativa del film a quella narrativa del romanzo, verificheremo come ciò che il testo di Ortiz assorba e ci consegni è principalmente la lezione metatestuale del film di Hitchcock orientandola verso altre polarità, nello specifico verso la relazione di emulazione e rivalità tra letteratura e cinema.
Rear Window di Alfred Hitchcock e Mademoiselle Cœur Solitaire di Sébastien Ortiz
M. Amatulli
2017
Abstract
Rear Window (1954), uno dei film più riusciti di Alfred Hitchcock, non è solo rinnovato oggetto di riflessione critica ma anche di manipolazioni e proliferazioni creative che si espandono al di là del medium che gli è proprio. Attraverso varie strategie di ripresa, l’uso di dispositivi diversi e di procedimenti intermediali, inedite versioni del film attestano la porosità tra le arti che caratterizza la poetica del contemporaneo e il tentativo di espandere la narratività al di là della forma di partenza, nonché la posterità di un regista le cui suggestioni nutrono l’immaginario collettivo. Il film costituisce l'ossatura del romanzo di Sébastien Ortiz Mademoiselle Coeur Solitaire (2005), riportando a nuova vita il capolavoro del regista tramite un dialettico processo intermediale di appropriazione e trasformazione, avvicinamento e distanza, ripetizione e differenziazione che, nel rigenerare l’opera cinematografica, contribuisce al tempo stesso a rinnovare e rivitalizzare le forme del letterario. Mediante la ripresa e la trasformazione di queste forme e sostanze nel passaggio dalla modalità mostrativa del film a quella narrativa del romanzo, verificheremo come ciò che il testo di Ortiz assorba e ci consegni è principalmente la lezione metatestuale del film di Hitchcock orientandola verso altre polarità, nello specifico verso la relazione di emulazione e rivalità tra letteratura e cinema.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.