Psicologia & Giustizia Anno XVIII, Numero Speciale Novembre 2017 La Convenzione di Strasburgo (1996) ha rafforzato due istituti divenuti imprescindibili nel diritto minorile: l’ascolto del minore e l’introduzione di un rappresentante del minore che lo affianchi nel procedimento. Eppure gli operatori del diritto, allorché si trovano a fare i conti con la forma mentis del minore, si trovano molto spesso in difficoltà. Neppure i modelli e i sussidi forniti dalla psicologia risolvono il gap sperimentato dall’adulto chiamato ad accertare tanto le capacità del minore (ad esempio quella di testimoniare) quanto la sua credibilità. Anche discernere eventuali casi di falsi positivi o falsi negativi diventa difficoltoso. Il nostro lavoro si propone di individuare quei fattori che rimangono impliciti e come tali misconosciuti nell’ascolto del minore. Se le scoperte raccolte da Freud in ‘Tre saggi sulla teoria sessuale’ (1905) rappresentano la chiave per portarli allo scoperto, a vantaggio tanto degli adulti quanto dei minori, l’efficace ritratto di Jacques Lacan del soggetto supposto sapere ci permette di entrare nei processi responsabili del loro misconoscimento. Saranno illustrati due casi, tratti rispettivamente dalla letteratura cinematografica e dalla cronaca, che ne daranno eloquente documentazione. Nella misura in cui il bambino viene trattato come soggetto supposto non sapere, l’ascolto diventa impraticabile quando non controproducente, alimentando equivoci pericolosi e deleterie stigmatizzazioni.

UN CASO DI SOGGETTO SUPPOSTO NON SAPERE: FATTORI IMPLICITI NELL'ASCOLTO DEL MINORE

Maria Gabriella Pediconi;
2017

Abstract

Psicologia & Giustizia Anno XVIII, Numero Speciale Novembre 2017 La Convenzione di Strasburgo (1996) ha rafforzato due istituti divenuti imprescindibili nel diritto minorile: l’ascolto del minore e l’introduzione di un rappresentante del minore che lo affianchi nel procedimento. Eppure gli operatori del diritto, allorché si trovano a fare i conti con la forma mentis del minore, si trovano molto spesso in difficoltà. Neppure i modelli e i sussidi forniti dalla psicologia risolvono il gap sperimentato dall’adulto chiamato ad accertare tanto le capacità del minore (ad esempio quella di testimoniare) quanto la sua credibilità. Anche discernere eventuali casi di falsi positivi o falsi negativi diventa difficoltoso. Il nostro lavoro si propone di individuare quei fattori che rimangono impliciti e come tali misconosciuti nell’ascolto del minore. Se le scoperte raccolte da Freud in ‘Tre saggi sulla teoria sessuale’ (1905) rappresentano la chiave per portarli allo scoperto, a vantaggio tanto degli adulti quanto dei minori, l’efficace ritratto di Jacques Lacan del soggetto supposto sapere ci permette di entrare nei processi responsabili del loro misconoscimento. Saranno illustrati due casi, tratti rispettivamente dalla letteratura cinematografica e dalla cronaca, che ne daranno eloquente documentazione. Nella misura in cui il bambino viene trattato come soggetto supposto non sapere, l’ascolto diventa impraticabile quando non controproducente, alimentando equivoci pericolosi e deleterie stigmatizzazioni.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2655695
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