Gli abbandoni in mare hanno costituito un topos narrativo che fu nodale nell’intreccio di molte fabulae della cultura classica. A fronte delle numerose analisi del tema in una prospettiva filologico-letteraria, quelle riservate al repertorio iconografico risultano nel complesso marginali. Il presente contributo riflette pertanto sulle rappresentazioni di queste perigliose traversate, in particolare quelle di Danae, di Auge e di Noè, che vantano maggiori testimonianze. Le immagine sono discusse nelle loro singole componenti figurative e nella loro composizione generale, la quale pur nelle varianti fu sempre focalizzata sul motivo della cassa rettangolare, lárnax/kibōtós in greco, arca in latino. Si tratta di un genere di contenitore consueto nell’arredo domestico del mondo greco e romano, realizzato in forme e materiali diversi e impiegato per riporre, nascondere, conservare oggetti del quotidiano come pure, con slittamento semantico, per seppellire defunti. In virtù di queste sue funzioni dunque, tale contenitore rappresentò nel racconto per immagini il mezzo di fortuna scelto a significare un disperato abbandono nelle acque, ma con possibile lieto fine.

Abbandoni in mare, traversate pericolose, approdi fortuiti: “viaggi della speranza” nel racconto per immagini del repertorio romano

Santucci, Anna
2018

Abstract

Gli abbandoni in mare hanno costituito un topos narrativo che fu nodale nell’intreccio di molte fabulae della cultura classica. A fronte delle numerose analisi del tema in una prospettiva filologico-letteraria, quelle riservate al repertorio iconografico risultano nel complesso marginali. Il presente contributo riflette pertanto sulle rappresentazioni di queste perigliose traversate, in particolare quelle di Danae, di Auge e di Noè, che vantano maggiori testimonianze. Le immagine sono discusse nelle loro singole componenti figurative e nella loro composizione generale, la quale pur nelle varianti fu sempre focalizzata sul motivo della cassa rettangolare, lárnax/kibōtós in greco, arca in latino. Si tratta di un genere di contenitore consueto nell’arredo domestico del mondo greco e romano, realizzato in forme e materiali diversi e impiegato per riporre, nascondere, conservare oggetti del quotidiano come pure, con slittamento semantico, per seppellire defunti. In virtù di queste sue funzioni dunque, tale contenitore rappresentò nel racconto per immagini il mezzo di fortuna scelto a significare un disperato abbandono nelle acque, ma con possibile lieto fine.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2657359
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