La nostra ricerca sulla messa in opera della riforma del 2015 –la cosiddetta Buona Scuola- che ha reso obbligatoria l’alternanza scuola-lavoro per tutte le scuole e tutti gli studenti- si è fondata su una serie di interviste a gruppi di studenti e agli insegnanti incaricati dell’implementazione in 15 tra licei classici e scientifici, istituti tecnici e professionali delle Marche. Abbiamo scoperto un panorama assai variegato: le scuole tecniche e professionali che negli anni precedenti alla obbligatorietà avevano messo in atto progetti di alternanza per i loro studenti su base volontaria, avevano costruito buoni contati sul territorio che hanno permesso loro di attivare nuovi progetti di qualità. Il raddoppio improvviso delle ore di alternanza e la loro estensione a tutti gli studenti ha però determinato cali di qualità in alcuni progetti rispetto ad altri. Laddove il valore didattico è apparso modesto -e questo secondo il punto di vista degli studenti da noi intervistati dipende soprattutto dalla coerenza col progetto formativo della scuola- la credibilità delle istituzioni scolastiche ne ha risentito. La necessità di soddisfare comunque ai due requisiti di obbligatorietà ha costretto le scuole ad una minore attenzione ai requisiti di qualità dei progetti. Il territorio inoltre ha fatto fatica ad assorbire questa improvvisa valanga di richieste. Il fenomeno è particolarmente evidente per i licei per la loro mancanza di esperienza e di routine nel campo dell’alternanza e per la natura meno applicativa degli studi che vi si svolgono. Accanto a progetti pregevoli si sono dovuti approvare progetti improvvisati. La soluzione adottata è stata spesso quella di chiedere aiuto alle famiglie degli studenti stessi, affinchè si attivassero per scoprire situazioni adatte all’accoglienza. Questo ha introdotto tra i ragazzi un fattore di diseguaglianza dovuta al capitale sociale delle famiglie che non sempre è stato possibile correggere. Our research on the implementation of the high school reform that in 2015 made internship compulsory for all italian students started with deep interviews to teachers at 15 grammar, scientific, technical and professional schools in Marche region. Then we made 3 focus groups with students to learn about their internship experience. We discovered a truly varied landscape: professional and technical schools that during the previous voluntary internship program had built good links with undertakings of their territory could offer good practices in these fields. At the same time other schools, or same schools in other fields, could only offer experiences with a low formative value or even , in some cases, internships made only to fullfill the scheme of the law. Where schools have a knowledge that meets the demands of skills of companies, students can improve their soft skills as wells as their hard skills. Where qualification mismatch is higher but companies take care of students, they can at least gain in terms of jobs orientation and soft skills. But many schools are at moment unable to guarantee the same quality of experience to all students and this can even deepen inqualites, expecially when inequality of opportunity is added to social or cognitive inequalities. The obligation of a high number of training sessions for all student puts at risk precisely that condition of promotion of social equality which should be the first aim of this policy in a state school

L’alternanza scuola-lavoro come politica di incremento della occupabilità?

Giannelli Nicola
Writing – Original Draft Preparation
;
Sergi Vittorio
Writing – Original Draft Preparation
2018

Abstract

La nostra ricerca sulla messa in opera della riforma del 2015 –la cosiddetta Buona Scuola- che ha reso obbligatoria l’alternanza scuola-lavoro per tutte le scuole e tutti gli studenti- si è fondata su una serie di interviste a gruppi di studenti e agli insegnanti incaricati dell’implementazione in 15 tra licei classici e scientifici, istituti tecnici e professionali delle Marche. Abbiamo scoperto un panorama assai variegato: le scuole tecniche e professionali che negli anni precedenti alla obbligatorietà avevano messo in atto progetti di alternanza per i loro studenti su base volontaria, avevano costruito buoni contati sul territorio che hanno permesso loro di attivare nuovi progetti di qualità. Il raddoppio improvviso delle ore di alternanza e la loro estensione a tutti gli studenti ha però determinato cali di qualità in alcuni progetti rispetto ad altri. Laddove il valore didattico è apparso modesto -e questo secondo il punto di vista degli studenti da noi intervistati dipende soprattutto dalla coerenza col progetto formativo della scuola- la credibilità delle istituzioni scolastiche ne ha risentito. La necessità di soddisfare comunque ai due requisiti di obbligatorietà ha costretto le scuole ad una minore attenzione ai requisiti di qualità dei progetti. Il territorio inoltre ha fatto fatica ad assorbire questa improvvisa valanga di richieste. Il fenomeno è particolarmente evidente per i licei per la loro mancanza di esperienza e di routine nel campo dell’alternanza e per la natura meno applicativa degli studi che vi si svolgono. Accanto a progetti pregevoli si sono dovuti approvare progetti improvvisati. La soluzione adottata è stata spesso quella di chiedere aiuto alle famiglie degli studenti stessi, affinchè si attivassero per scoprire situazioni adatte all’accoglienza. Questo ha introdotto tra i ragazzi un fattore di diseguaglianza dovuta al capitale sociale delle famiglie che non sempre è stato possibile correggere. Our research on the implementation of the high school reform that in 2015 made internship compulsory for all italian students started with deep interviews to teachers at 15 grammar, scientific, technical and professional schools in Marche region. Then we made 3 focus groups with students to learn about their internship experience. We discovered a truly varied landscape: professional and technical schools that during the previous voluntary internship program had built good links with undertakings of their territory could offer good practices in these fields. At the same time other schools, or same schools in other fields, could only offer experiences with a low formative value or even , in some cases, internships made only to fullfill the scheme of the law. Where schools have a knowledge that meets the demands of skills of companies, students can improve their soft skills as wells as their hard skills. Where qualification mismatch is higher but companies take care of students, they can at least gain in terms of jobs orientation and soft skills. But many schools are at moment unable to guarantee the same quality of experience to all students and this can even deepen inqualites, expecially when inequality of opportunity is added to social or cognitive inequalities. The obligation of a high number of training sessions for all student puts at risk precisely that condition of promotion of social equality which should be the first aim of this policy in a state school
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2660609
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