La contestazione del ’68 investe il mondo del cinema, ma la Mostra internazionale del nuovo cinema di Pesaro rappresenta un caso anomalo rispetto all’esito degli altri festival, in Europa e in Italia. A differenza di Cannes e di Venezia che vengono boicottati e sono costretti a interrompere la programmazione sotto i colpi delle proteste di un fronte composito di antagonisti, Pesaro diventa un laboratorio innovativo con una parte dei contestatori che viene accolta nel comitato direttivo per l’approvazione di una serie di iniziative richieste dal Movimento studentesco: l’abolizione delle serate ufficiali di premiazione; la proiezione dei film nelle fabbriche, nelle case del popolo e nei luoghi di fruizione popolare; l’apertura alla cittadinanza di incontri legati ai temi di attualità. Con questi accorgimenti che portano a una sorta di gestione collettiva, la Mostra di Pesaro riesce a concludere i dieci giorni programmati e si trasforma nell’unico festival cinematografico capace di recepire i venti della ribellione. Non mancano però gli scontri con la polizia scoppiati in una manifestazione contro la politica autoritaria di De Gaulle in Francia, durante i quali vengono arrestati registi e ospiti stranieri presenti alla Mostra. Provvedimenti che provocano la reazione di tutto l’apparato nazionale del cinema, dei parlamentari di opposizione, di intellettuali e operatori culturali. Il saggio si avvale di documenti inediti rinvenuti negli archivi pubblici e privati, insieme alla ricca rassegna sulla stampa nazionale.
Ripensare il Sessantotto. L’autocontestazione della Mostra internazionale del nuovo cinema di Pesaro
Anna Tonelli
2019
Abstract
La contestazione del ’68 investe il mondo del cinema, ma la Mostra internazionale del nuovo cinema di Pesaro rappresenta un caso anomalo rispetto all’esito degli altri festival, in Europa e in Italia. A differenza di Cannes e di Venezia che vengono boicottati e sono costretti a interrompere la programmazione sotto i colpi delle proteste di un fronte composito di antagonisti, Pesaro diventa un laboratorio innovativo con una parte dei contestatori che viene accolta nel comitato direttivo per l’approvazione di una serie di iniziative richieste dal Movimento studentesco: l’abolizione delle serate ufficiali di premiazione; la proiezione dei film nelle fabbriche, nelle case del popolo e nei luoghi di fruizione popolare; l’apertura alla cittadinanza di incontri legati ai temi di attualità. Con questi accorgimenti che portano a una sorta di gestione collettiva, la Mostra di Pesaro riesce a concludere i dieci giorni programmati e si trasforma nell’unico festival cinematografico capace di recepire i venti della ribellione. Non mancano però gli scontri con la polizia scoppiati in una manifestazione contro la politica autoritaria di De Gaulle in Francia, durante i quali vengono arrestati registi e ospiti stranieri presenti alla Mostra. Provvedimenti che provocano la reazione di tutto l’apparato nazionale del cinema, dei parlamentari di opposizione, di intellettuali e operatori culturali. Il saggio si avvale di documenti inediti rinvenuti negli archivi pubblici e privati, insieme alla ricca rassegna sulla stampa nazionale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.