Mario Alai, professore di Filosofia teoretica, logica e filosofia della scienza nell’Università di Urbino è membro di diverse società filosofiche e dell’Académie Internationale de Philosophie des Sciences. Fra le sue molteplici pubblicazioni: A Critique of Putnam’s Anti-realism (U.M.I. 1989), Modi di conoscere il mondo. Soggettività, convenzioni e sostenibilità del realismo (Angeli 1994), La sfida scettica e come affrontarla (Studium 2019). Le domande rivoltegli sono analoghe a quelle recentemente poste al prof. Paolo Cherubini ritenendo utile considerare la differente - ma anche le convergenze – fra le risposte fornite da studiosi con formazione e approcci diversi alle questioni che pone il rapporto fra la cultura giuridica e quella logica e epistemologica. Emerge l’idea di uno sviluppo di una logica dei giuristi parallela, ma ricollegabile, a quella degli studiosi. Importante e analiticamente argomentate sono la critica del prof. Alai alla categoria della “manifesta illogicità”, che vizia la motivazione delle sentenze, e le sue puntualizzazioni sulla rilevanza logica della struttura di una argomentazione. Illuminante, circa il ricorso alle conoscenze scientifiche nella ricostruzione dei fatti nei processi, è la distinzione fra leggi scientifiche astratte e leggi fenomenologiche concrete. A. Come filosofo e docente che da decenni si occupa di logica e di filosofia della scienza e come cittadino attivo e attento ai fenomeni sociologici e politici, quali ritiene che siano le maggiori carenze che la formazione e la pratica dei giuristi italiani presentano al riguardo? Ha elementi per compararci con esperienze di altre Nazioni? B. La “manifesta illogicità” della motivazione vizia la sentenza e conduce al suo annullamento (art. 606 lett. e, cod. proc.pen..). Tuttavia, il legislatore non ne definisce la nozione. Possiamo trarne una, che sia chiara e oggettiva, dalla scienza logica? C. Si tende a collocare i vizi logici in alcune porzioni del ragionamento, quello che presenta specifiche fallacie. Invece, la composizione di una argomentazione è tradizionalmente demandata alla retorica. Tuttavia, esistono vizi logici di un ragionamento considerato nel suo quadro di assieme? Cosa rende coeso un ragionamento? D. Il ricorso alle leggi scientifiche è ormai un dato quotidiano in molti settori della pratica giudiziaria. Quali insidie epistemologiche comporta il loro utilizzo per la ricostruzione di eventi singoli ?

Per una più moderna formazione giuridica (n.2). Intervista di Angelo Costanzo a Mario Alai

mario alai
2019

Abstract

Mario Alai, professore di Filosofia teoretica, logica e filosofia della scienza nell’Università di Urbino è membro di diverse società filosofiche e dell’Académie Internationale de Philosophie des Sciences. Fra le sue molteplici pubblicazioni: A Critique of Putnam’s Anti-realism (U.M.I. 1989), Modi di conoscere il mondo. Soggettività, convenzioni e sostenibilità del realismo (Angeli 1994), La sfida scettica e come affrontarla (Studium 2019). Le domande rivoltegli sono analoghe a quelle recentemente poste al prof. Paolo Cherubini ritenendo utile considerare la differente - ma anche le convergenze – fra le risposte fornite da studiosi con formazione e approcci diversi alle questioni che pone il rapporto fra la cultura giuridica e quella logica e epistemologica. Emerge l’idea di uno sviluppo di una logica dei giuristi parallela, ma ricollegabile, a quella degli studiosi. Importante e analiticamente argomentate sono la critica del prof. Alai alla categoria della “manifesta illogicità”, che vizia la motivazione delle sentenze, e le sue puntualizzazioni sulla rilevanza logica della struttura di una argomentazione. Illuminante, circa il ricorso alle conoscenze scientifiche nella ricostruzione dei fatti nei processi, è la distinzione fra leggi scientifiche astratte e leggi fenomenologiche concrete. A. Come filosofo e docente che da decenni si occupa di logica e di filosofia della scienza e come cittadino attivo e attento ai fenomeni sociologici e politici, quali ritiene che siano le maggiori carenze che la formazione e la pratica dei giuristi italiani presentano al riguardo? Ha elementi per compararci con esperienze di altre Nazioni? B. La “manifesta illogicità” della motivazione vizia la sentenza e conduce al suo annullamento (art. 606 lett. e, cod. proc.pen..). Tuttavia, il legislatore non ne definisce la nozione. Possiamo trarne una, che sia chiara e oggettiva, dalla scienza logica? C. Si tende a collocare i vizi logici in alcune porzioni del ragionamento, quello che presenta specifiche fallacie. Invece, la composizione di una argomentazione è tradizionalmente demandata alla retorica. Tuttavia, esistono vizi logici di un ragionamento considerato nel suo quadro di assieme? Cosa rende coeso un ragionamento? D. Il ricorso alle leggi scientifiche è ormai un dato quotidiano in molti settori della pratica giudiziaria. Quali insidie epistemologiche comporta il loro utilizzo per la ricostruzione di eventi singoli ?
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