Il tema dell’informazione esterna d’impresa è un tema classico dell’Economia Aziendale che in questo lavoro intendiamo rivisitare in un’ottica originale mettendo in relazione la diversa teoria d’impresa che, secondo autorevole dottrina, è sottesa alle nuove modalità di reporting, e la prospettiva della Feminist Economics. Più precisamente, ci prefiggiamo di verificare se la rivisitazione della teoria d’impresa, attraverso il Report Integrato, possa soddisfare, almeno in parte, le critiche che la Femminist Economics muove al mainstream, in particolare riguardo gli effetti che l’assenza di valori legati all’universale femminile ha avuto nella definizione degli assunti dottrinali. La Feminist Economics può essere considerata uno dei più interessanti e recenti filoni di studio dell’Economia. Essa può essere ricondotta nell’ampio e variegato ombrello delle teorie eterodosse che si pongono in maniera critica rispetto alla teoria economica dominante. La Feminist Economics mette in discussione vari elementi della costruzione neoclassica (assunzioni, metodologia, problemi, pedagogia) e in particolare il modello dell’homo œconomicus che, con tutti i suoi limiti, è considerato un punto di partenza nella maggior parte delle analisi economiche (Nelson, 1995; 2014; Sen, 1977; Akerlof and Yellen, 1988). Gli studiosi riconducibili alla Feminist Econimics fondano le loro critiche sulla parzialità di genere nella teoria economica che riflette le credenze sociali occidentali sulla mascolinità. Essi non amplificano l’impatto delle differenze sessuali nel comportamento economico, ma piuttosto enfatizzano l'importanza che riveste la costruzione sociale di genere su cui è fondato il modello dell’homo œconomicus. Le conseguenze sono importanti sia a livello macro che microeconomico, anche se queste ultime sono state meno approfondite in letteratura. Tra le prime ricordiamo ad esempio la separazione tra sfera pubblica (mercato) e sfera privata (famiglia); l’analisi del mercato (e l’assenza di un’analisi economica della famiglia); il mancato riconoscimento del ruolo economico dell’attività riproduttiva (lavoro non-retribuito); la contabilità nazionale (nella produzione del reddito nazionale, non è in alcun modo conteggiato il contributo del lavoro non-retribuito); la definizione e implementazione di politiche economiche che trascurano i possibili diversi effetti su uomini e donne (derivanti dal diverso ruolo sociale); la sottovalutazione dei problemi connessi con il lavoro retribuito delle donne (povertà, segregazione occupazionale, discriminazione, differenziali salariali, ecc. (Vingelli, 2005). Analogamente possiamo dire che le tendenze in atto relativamente al reporting aziendale sembrano cogliere una critica al mainstream e alla stessa visione dell’azienda, intesa oggi, sempre più, come strumento per generare benessere e sviluppo per l’intera comunità, superando dunque sia la sharehoder che la stakeholder theory. In effetti, il Report Integrato risponde ad un approccio olistico, ad una visione sistemica dell’impresa e delle sue attività e tende a coglierne la capacità di creare ‘valore globale’. Come è stato evidenziato (Zambon, 2017), nel report integrato il concetto di valore dell’impresa è più esteso rispetto a quello di valore economico e sembra riflettere una fase del capitalismo consapevole di muoversi in un diverso quadro di risorse e vincoli. La concezione del report integrato si fonda, infatti, sull’idea che il valore generato dall’impresa non è unicamente espresso in termini finanziari e che è ‘integrato’ appunto dalle altre dimensioni del capitale: produttivo, intellettuale, umano, sociale e relazionale, naturale (IIRC, 2013). La conoscenza di questo valore complesso e integrato consente di avere una migliore comprensione delle prospettive future dell’impresa (Mouritsen e al., 2005; Rylander e al., 2000) offrendo una disclosure più completa e realistica (Veltri e al., 2011; Dumay e Zambon, 2016; Rylander, 2000). Condividendo la posizione di chi ritiene che “al cuore del Report Integrato troviamo una teoria dell’azienda improntata ad una prospettiva multicapitale, olistica e sistemica (…)” (Zambon, 2017: 2), nel presente lavoro analizzeremo il report integrato non quale mero strumento di rendicontazione, ma come espressione di una nuova concezione del valore generato dall’impresa, e tenteremo di stabilire una relazione logico-concettuale tra la rivisitazione dell’azienda in esso sottesa e la Feminist Economics. Obiettivi della ricerca Lo scopo del nostro lavoro è contribuire allo sviluppo di una teoria dell’impresa assumendo l’approccio critico della Feminist Economics al mainstream, valorizzando da un lato il dialogo tra l’Economia e l’Economia Aziendale, e favorendo dall’altro una nuova concezione del comportamento delle aziende volto a produrre benessere e sviluppo per l’intera comunità e non solo per gli investitori. Le nostre domande di ricerca sono le seguenti: RQ1: la teoria dell’impresa sottesa alle nuove modalità di reporting potrebbe essere considerata una teoria ‘accettabile’ dalla prospettiva della Feminist Economics? RQ2: il Report Integrato potrebbe aprire uno spazio interessante di dialogo tra Economisti e Economisti d’azienda? Metodologia Il nostro lavoro prevede un duplice approccio metodologico, fondato su due prospettive di indagine: la prima di tipo deduttivo, l’altra di tipo induttivo. In una prima fase cercheremo di valutare in quale modo i principi fondanti il report integrato, così come emergono dal framework dell’International Integrated Reporting Council e dalla letteratura scientifica sul tema, possono dirsi rispondenti ad una rivisitazione critica della teoria dell’impresa coerente ad un approccio ‘female’. Parallelamente condurremo un’indagine empirica su un panel di società italiane che pubblicano il bilancio integrato e cercheremo di individuare la relazione che esiste tra ‘valore creato globale’ e performance economico-finanziarie. Originalità/valore Il nostro lavoro può utilmente contribuire alla letteratura secondo un duplice aspetto. Da un lato esso può contribuire al dibattito sulle nuove frontiere del reporting aziendale, offrendone una lettura originale; dall’altro, può contribuire agli studi della teoria dell’impresa attraverso un dialogo tra l’Economia e l’Economia Aziendale.

La teoria d’impresa sottesa al report “integrato”: dialogo tra economisti e aziendalisti

Mara Del Baldo;
2018

Abstract

Il tema dell’informazione esterna d’impresa è un tema classico dell’Economia Aziendale che in questo lavoro intendiamo rivisitare in un’ottica originale mettendo in relazione la diversa teoria d’impresa che, secondo autorevole dottrina, è sottesa alle nuove modalità di reporting, e la prospettiva della Feminist Economics. Più precisamente, ci prefiggiamo di verificare se la rivisitazione della teoria d’impresa, attraverso il Report Integrato, possa soddisfare, almeno in parte, le critiche che la Femminist Economics muove al mainstream, in particolare riguardo gli effetti che l’assenza di valori legati all’universale femminile ha avuto nella definizione degli assunti dottrinali. La Feminist Economics può essere considerata uno dei più interessanti e recenti filoni di studio dell’Economia. Essa può essere ricondotta nell’ampio e variegato ombrello delle teorie eterodosse che si pongono in maniera critica rispetto alla teoria economica dominante. La Feminist Economics mette in discussione vari elementi della costruzione neoclassica (assunzioni, metodologia, problemi, pedagogia) e in particolare il modello dell’homo œconomicus che, con tutti i suoi limiti, è considerato un punto di partenza nella maggior parte delle analisi economiche (Nelson, 1995; 2014; Sen, 1977; Akerlof and Yellen, 1988). Gli studiosi riconducibili alla Feminist Econimics fondano le loro critiche sulla parzialità di genere nella teoria economica che riflette le credenze sociali occidentali sulla mascolinità. Essi non amplificano l’impatto delle differenze sessuali nel comportamento economico, ma piuttosto enfatizzano l'importanza che riveste la costruzione sociale di genere su cui è fondato il modello dell’homo œconomicus. Le conseguenze sono importanti sia a livello macro che microeconomico, anche se queste ultime sono state meno approfondite in letteratura. Tra le prime ricordiamo ad esempio la separazione tra sfera pubblica (mercato) e sfera privata (famiglia); l’analisi del mercato (e l’assenza di un’analisi economica della famiglia); il mancato riconoscimento del ruolo economico dell’attività riproduttiva (lavoro non-retribuito); la contabilità nazionale (nella produzione del reddito nazionale, non è in alcun modo conteggiato il contributo del lavoro non-retribuito); la definizione e implementazione di politiche economiche che trascurano i possibili diversi effetti su uomini e donne (derivanti dal diverso ruolo sociale); la sottovalutazione dei problemi connessi con il lavoro retribuito delle donne (povertà, segregazione occupazionale, discriminazione, differenziali salariali, ecc. (Vingelli, 2005). Analogamente possiamo dire che le tendenze in atto relativamente al reporting aziendale sembrano cogliere una critica al mainstream e alla stessa visione dell’azienda, intesa oggi, sempre più, come strumento per generare benessere e sviluppo per l’intera comunità, superando dunque sia la sharehoder che la stakeholder theory. In effetti, il Report Integrato risponde ad un approccio olistico, ad una visione sistemica dell’impresa e delle sue attività e tende a coglierne la capacità di creare ‘valore globale’. Come è stato evidenziato (Zambon, 2017), nel report integrato il concetto di valore dell’impresa è più esteso rispetto a quello di valore economico e sembra riflettere una fase del capitalismo consapevole di muoversi in un diverso quadro di risorse e vincoli. La concezione del report integrato si fonda, infatti, sull’idea che il valore generato dall’impresa non è unicamente espresso in termini finanziari e che è ‘integrato’ appunto dalle altre dimensioni del capitale: produttivo, intellettuale, umano, sociale e relazionale, naturale (IIRC, 2013). La conoscenza di questo valore complesso e integrato consente di avere una migliore comprensione delle prospettive future dell’impresa (Mouritsen e al., 2005; Rylander e al., 2000) offrendo una disclosure più completa e realistica (Veltri e al., 2011; Dumay e Zambon, 2016; Rylander, 2000). Condividendo la posizione di chi ritiene che “al cuore del Report Integrato troviamo una teoria dell’azienda improntata ad una prospettiva multicapitale, olistica e sistemica (…)” (Zambon, 2017: 2), nel presente lavoro analizzeremo il report integrato non quale mero strumento di rendicontazione, ma come espressione di una nuova concezione del valore generato dall’impresa, e tenteremo di stabilire una relazione logico-concettuale tra la rivisitazione dell’azienda in esso sottesa e la Feminist Economics. Obiettivi della ricerca Lo scopo del nostro lavoro è contribuire allo sviluppo di una teoria dell’impresa assumendo l’approccio critico della Feminist Economics al mainstream, valorizzando da un lato il dialogo tra l’Economia e l’Economia Aziendale, e favorendo dall’altro una nuova concezione del comportamento delle aziende volto a produrre benessere e sviluppo per l’intera comunità e non solo per gli investitori. Le nostre domande di ricerca sono le seguenti: RQ1: la teoria dell’impresa sottesa alle nuove modalità di reporting potrebbe essere considerata una teoria ‘accettabile’ dalla prospettiva della Feminist Economics? RQ2: il Report Integrato potrebbe aprire uno spazio interessante di dialogo tra Economisti e Economisti d’azienda? Metodologia Il nostro lavoro prevede un duplice approccio metodologico, fondato su due prospettive di indagine: la prima di tipo deduttivo, l’altra di tipo induttivo. In una prima fase cercheremo di valutare in quale modo i principi fondanti il report integrato, così come emergono dal framework dell’International Integrated Reporting Council e dalla letteratura scientifica sul tema, possono dirsi rispondenti ad una rivisitazione critica della teoria dell’impresa coerente ad un approccio ‘female’. Parallelamente condurremo un’indagine empirica su un panel di società italiane che pubblicano il bilancio integrato e cercheremo di individuare la relazione che esiste tra ‘valore creato globale’ e performance economico-finanziarie. Originalità/valore Il nostro lavoro può utilmente contribuire alla letteratura secondo un duplice aspetto. Da un lato esso può contribuire al dibattito sulle nuove frontiere del reporting aziendale, offrendone una lettura originale; dall’altro, può contribuire agli studi della teoria dell’impresa attraverso un dialogo tra l’Economia e l’Economia Aziendale.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2671985
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