La dimensione politica dell’arte è data dalla capacità, ma anche dalla necessità, di questo particolare campo dell’esperienza di sincronizzarsi con lo spirito del tempo, di catalizzare, cioè, quel sentire condiviso che si traduce in immagini, forme, discorsi. Di questa idea sembra essere Ralph Rugoff, curatore della 58° edizione della Biennale d’Arte di Venezia che ha usato una domanda evocativa come May You Live in Interesting Times per dare il titolo all’esposizione e chiarirne il concept generale. Muovendosi intorno alle riflessioni che riguardano la post-verità, ovvero lo scenario culturale che esprime l’apice della post-modernità e dei suoi livelli di complessità e contingenza, Rugoff si rifà alla necessità di evocare quelli che lui stesso definisce «i paesaggi d’informazione paralleli che definiscono il dibattito pubblico, sempre più polarizzato, dei nostri tempi». Nello stesso tempo, però, ribadisce l’autonomia dell’arte e degli artisti che, lungi dal rappresentare e dal documentare il mondo e le sue istanze, si esprimono attraverso i propri linguaggi, nei percorsi personali della ricerca formale al di là delle maglie stringenti del rapporto fra significante e significato o, ancora più radicalmente, fra significato e assenza di significato. A partire da questi presupposti la Biennale che, com’è noto, si sviluppa fra la proposta dell’Arsenale, nel Padiglione Centrale dei Giardini e nei Padiglioni Nazionali, dislocati fra i Giardini e diverse sedi sparse nei palazzi di Venezia, presenta uno scenario variegato dal quale possiamo tentare un percorso, necessariamente parziale e incompleto, attraverso le opere e gli artisti che con i loro lavori danno sostanza ai “tempi interessanti” richiamati dal titolo dell'esposizione: a) le disuguaglianze sociali e le responsabilità politiche che le hanno prodotte, osservate attraverso i temi dell’immigrazione, della povertà, dell’emarginazione degli esseri umani nei contesti globalizzati, segnati dalle crisi economiche, dalle guerre, dai rigurgiti totalitari, dal degrado; b) un secondo nodo mette insieme le tematiche di genere, le culture queer in relazione ai processi indicati dalle teorie post-coloniali e femministe; c) il terzo nodo riguarda l’ambiente e il dibattito intorno alle questioni ambientali e al mutamento climatico.

L’arte per «tempi interessanti». La Biennale d’Arte di Venezia fra diseguaglianze sociali, politiche dell’identità e appelli per l’antropocene

Laura Gemini
2019

Abstract

La dimensione politica dell’arte è data dalla capacità, ma anche dalla necessità, di questo particolare campo dell’esperienza di sincronizzarsi con lo spirito del tempo, di catalizzare, cioè, quel sentire condiviso che si traduce in immagini, forme, discorsi. Di questa idea sembra essere Ralph Rugoff, curatore della 58° edizione della Biennale d’Arte di Venezia che ha usato una domanda evocativa come May You Live in Interesting Times per dare il titolo all’esposizione e chiarirne il concept generale. Muovendosi intorno alle riflessioni che riguardano la post-verità, ovvero lo scenario culturale che esprime l’apice della post-modernità e dei suoi livelli di complessità e contingenza, Rugoff si rifà alla necessità di evocare quelli che lui stesso definisce «i paesaggi d’informazione paralleli che definiscono il dibattito pubblico, sempre più polarizzato, dei nostri tempi». Nello stesso tempo, però, ribadisce l’autonomia dell’arte e degli artisti che, lungi dal rappresentare e dal documentare il mondo e le sue istanze, si esprimono attraverso i propri linguaggi, nei percorsi personali della ricerca formale al di là delle maglie stringenti del rapporto fra significante e significato o, ancora più radicalmente, fra significato e assenza di significato. A partire da questi presupposti la Biennale che, com’è noto, si sviluppa fra la proposta dell’Arsenale, nel Padiglione Centrale dei Giardini e nei Padiglioni Nazionali, dislocati fra i Giardini e diverse sedi sparse nei palazzi di Venezia, presenta uno scenario variegato dal quale possiamo tentare un percorso, necessariamente parziale e incompleto, attraverso le opere e gli artisti che con i loro lavori danno sostanza ai “tempi interessanti” richiamati dal titolo dell'esposizione: a) le disuguaglianze sociali e le responsabilità politiche che le hanno prodotte, osservate attraverso i temi dell’immigrazione, della povertà, dell’emarginazione degli esseri umani nei contesti globalizzati, segnati dalle crisi economiche, dalle guerre, dai rigurgiti totalitari, dal degrado; b) un secondo nodo mette insieme le tematiche di genere, le culture queer in relazione ai processi indicati dalle teorie post-coloniali e femministe; c) il terzo nodo riguarda l’ambiente e il dibattito intorno alle questioni ambientali e al mutamento climatico.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2672832
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