Il saggio interroga il reciproco istituirsi di potere e libertà lungo la storia di Europa. La scoperta filosofica politica è che archè, cioè il principio dell’istituzione in cui convengono potere e libertà, significa allo stesso tempo origine e comando. Ovvero l'origine che sta nel fiume del divenire come un vortice di libertà e il comando che emerge dalla fondazione che non cessa di aver luogo come un ordine del potere. Non è soltanto la lingua greca a documentare come, nella nostra cultura, l'archè, l'origine, sia sempre già anche il comando, come l'inizio sia sempre anche il principio che governa e comanda. E' il mito e la tragedia d’Europa, ancor prima che il suo pensiero antico e moderno, a rammemorarlo come un portante passato della nostra storia. Da una tale duplice e discrepante ontologica lo scritto riceve il suo colpo di avvio. Non di meno è ad Elias Canetti e Michel Foucault che la ricerca si rivolge per inseguire la metamorfosi della libertà come la microfisica del potere lungo la "historia" di Europa. La convinzione è che soltanto dall'estremo possibile cui più si tema la rottura del loro rapporto, dove il potere appare più assoluto e pervasivo che mai, e la libertà sottomettersi al suo giogo, come nei due autori evocati, possa giungere a noi la voce inaudita, sorprendete, della loro relazione politica. Nello spazio di gioco tra la figura e la maschera del potere in Canetti, come nell'eterotopia del dispositivo della biopolitica, in Foucault, tra l'accrescimento di sé e il consumo di sé, nei luoghi di condotta in cui più essa pare prodursi, compiersi e negarsi, la libertà persevera invece come un'esigenza cui il potere non può corrispondere se non attraverso un atto che depone il proprio comando nell'essere della sua medesima potenza, cioè restituendo il comando alla proprio origine, dopo aver liberato il corpo della libertà dalle sue spine. Ecco il senso complessivo dell'interrogazione filosofica raggiungere la cosa politica che è in questione nel saggio, dopo essersi misurata con gli scritti di Benedetto Croce e Paul Valèry, di Biagio De Giovanni, Roberto Esposito, Jacques Derrida e Massimo Cacciari al riguardo: l’Europa non può concepirsi infatti come potere politico, come comando che ingiunge un ordine, se la libertà che la possiede non si ricongiunge all’origine, non corrisponde alla sua forma di vita. E ciò perché al di fuori della provocazione continua di potere e libertà nel vortice dell’origine, in cui si raccoglie il suo comando, l’Europa è soltanto tecnica, amministrazione, governo. Mai politica. Istituzioni. Ma se questo è vero, allora, nella pratica politica, nel proprio divenire una comunità dei distinti, in luogo del sovranismo e dei populismo che ne compromettono l'unità politica, l'Europa deve fare esperienza che c'è "politeia" solo quando la "dynamis" della libertà diventa l'istanza determinante di ogni circostanza del potere, una potenza che istituisce nell'ordinamento contenuti sociali ed elementi vitali.
L'Europa tra potere e libertà
Domenico Scalzo
2019
Abstract
Il saggio interroga il reciproco istituirsi di potere e libertà lungo la storia di Europa. La scoperta filosofica politica è che archè, cioè il principio dell’istituzione in cui convengono potere e libertà, significa allo stesso tempo origine e comando. Ovvero l'origine che sta nel fiume del divenire come un vortice di libertà e il comando che emerge dalla fondazione che non cessa di aver luogo come un ordine del potere. Non è soltanto la lingua greca a documentare come, nella nostra cultura, l'archè, l'origine, sia sempre già anche il comando, come l'inizio sia sempre anche il principio che governa e comanda. E' il mito e la tragedia d’Europa, ancor prima che il suo pensiero antico e moderno, a rammemorarlo come un portante passato della nostra storia. Da una tale duplice e discrepante ontologica lo scritto riceve il suo colpo di avvio. Non di meno è ad Elias Canetti e Michel Foucault che la ricerca si rivolge per inseguire la metamorfosi della libertà come la microfisica del potere lungo la "historia" di Europa. La convinzione è che soltanto dall'estremo possibile cui più si tema la rottura del loro rapporto, dove il potere appare più assoluto e pervasivo che mai, e la libertà sottomettersi al suo giogo, come nei due autori evocati, possa giungere a noi la voce inaudita, sorprendete, della loro relazione politica. Nello spazio di gioco tra la figura e la maschera del potere in Canetti, come nell'eterotopia del dispositivo della biopolitica, in Foucault, tra l'accrescimento di sé e il consumo di sé, nei luoghi di condotta in cui più essa pare prodursi, compiersi e negarsi, la libertà persevera invece come un'esigenza cui il potere non può corrispondere se non attraverso un atto che depone il proprio comando nell'essere della sua medesima potenza, cioè restituendo il comando alla proprio origine, dopo aver liberato il corpo della libertà dalle sue spine. Ecco il senso complessivo dell'interrogazione filosofica raggiungere la cosa politica che è in questione nel saggio, dopo essersi misurata con gli scritti di Benedetto Croce e Paul Valèry, di Biagio De Giovanni, Roberto Esposito, Jacques Derrida e Massimo Cacciari al riguardo: l’Europa non può concepirsi infatti come potere politico, come comando che ingiunge un ordine, se la libertà che la possiede non si ricongiunge all’origine, non corrisponde alla sua forma di vita. E ciò perché al di fuori della provocazione continua di potere e libertà nel vortice dell’origine, in cui si raccoglie il suo comando, l’Europa è soltanto tecnica, amministrazione, governo. Mai politica. Istituzioni. Ma se questo è vero, allora, nella pratica politica, nel proprio divenire una comunità dei distinti, in luogo del sovranismo e dei populismo che ne compromettono l'unità politica, l'Europa deve fare esperienza che c'è "politeia" solo quando la "dynamis" della libertà diventa l'istanza determinante di ogni circostanza del potere, una potenza che istituisce nell'ordinamento contenuti sociali ed elementi vitali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.