In "Politiche della natura" Latour fa fronte al numero considerevole di esseri, prodotti dalle scienze e dalle nuove tecnologie, che aspira ad entrare nel collettivo sociale. Intende per collettivo non un parlamento “a due camere”, che vede da un lato la natura e dall’altro la società, ma un’associazione di umani e non umani, in via di espansione e in continua ridefinizione. Il modello latouriano, costruito sulla distinzione tra due tipi di potere, il potere di presa in considerazione e il potere di ordinamento, si presta a descrivere le temutissime “chimere” di tessuto cellulare coltivate in vitro e mantenute “in vita”, grazie a bioreattori, dagli artisti Biotech, in particolare da Tissue Culture & Art (TC&A, School of Anatomy & Human Biology della University of Western Australia). Gli esponenti del gruppo in questione hanno importato le tecniche e i saperi scientifici nell’arte e con lo xenotrapianto creano masse di tessuti malleabili, che offrono al consumo alimentare o promettono come organi sostitutivi o riparabili. Nel loro mission statement si legge: “gli artisti per primi hanno la possibilità, se non il dovere, di partecipare attivamente alla definizione dei possibili scenari futuri determinati dalla implementazione delle nuove conoscenze tecnoscientifiche”. L’analisi di TC&A non può non aprire una riflessione che coinvolge l'etica e la filosofia del diritto. Questa ingegneria per la coltura dei tessuti rende infatti attuali forme semi-viventi, spesso metà umane e metà animali, naturali e artificiali, in crescita. Quand’è che finisce la retorica della provocazione critica e cominciano le loro interpretazioni aberranti?

Nuovi "candidati all'esistenza". Gli esseri semi-viventi di Tissue, Culture & Art

MIGLIORE T
2010

Abstract

In "Politiche della natura" Latour fa fronte al numero considerevole di esseri, prodotti dalle scienze e dalle nuove tecnologie, che aspira ad entrare nel collettivo sociale. Intende per collettivo non un parlamento “a due camere”, che vede da un lato la natura e dall’altro la società, ma un’associazione di umani e non umani, in via di espansione e in continua ridefinizione. Il modello latouriano, costruito sulla distinzione tra due tipi di potere, il potere di presa in considerazione e il potere di ordinamento, si presta a descrivere le temutissime “chimere” di tessuto cellulare coltivate in vitro e mantenute “in vita”, grazie a bioreattori, dagli artisti Biotech, in particolare da Tissue Culture & Art (TC&A, School of Anatomy & Human Biology della University of Western Australia). Gli esponenti del gruppo in questione hanno importato le tecniche e i saperi scientifici nell’arte e con lo xenotrapianto creano masse di tessuti malleabili, che offrono al consumo alimentare o promettono come organi sostitutivi o riparabili. Nel loro mission statement si legge: “gli artisti per primi hanno la possibilità, se non il dovere, di partecipare attivamente alla definizione dei possibili scenari futuri determinati dalla implementazione delle nuove conoscenze tecnoscientifiche”. L’analisi di TC&A non può non aprire una riflessione che coinvolge l'etica e la filosofia del diritto. Questa ingegneria per la coltura dei tessuti rende infatti attuali forme semi-viventi, spesso metà umane e metà animali, naturali e artificiali, in crescita. Quand’è che finisce la retorica della provocazione critica e cominciano le loro interpretazioni aberranti?
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2681980
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