Il sito archeologico di Melka Kunture si trova circa 50 km a Sud di Addis Abeba nell’alta valle del Fiume Awash. Il sito, scoperto e segnalato per la prima volta nel 1963 dall’idrogeologo G. Dekker, è considerato un complesso straordinario e unico della più antica preistoria africana per la sua lunga sequenza culturale (1,7-0,2 milioni di anni) e per la molteplicità e varietà delle situazioni archeologiche presenti nelle sue diverse fasi. Esso rientra nell’ambito dei grandi siti dell’Africa orientale conservati all’interno della Rift Valley, che hanno permesso di ricostruire non soltanto la storia delle trasformazioni anatomiche che condussero alla diversificazione dei primi rappresentanti del genere Homo, ma anche gli eventi archeologici che documentano l’emergere delle più antiche tecnologie. Le prime ricerche sistematiche sono state portate avanti, dal 1965 al 1981, da una missione archeologica franco-etiopica, sotto la guida di J. Chavaillon; i lavori di scavo, interrotti per motivi bellici, furono ripresi nel 1992 e si sono protratte fino al 1995. Dal 1999 una missione italiana, diretta dal Prof. Marcello Piperno, lavora alla revisione e pubblicazione integrale della grande quantità di dati archeologici, geologici e paleontologici finora raccolti, all’elaborazione di un sistema WebGIS (http://geoserver.itc.nl/melkakunture/index.asp) e allo sviluppo turistico del Museo e del Parco archeologico realizzati. Proprio nel 2011, il sito paleolitico di Melka Kunture è stato inserito nella lista delle nuove aree di protezione proposte dall’UNESCO. Dal 2006, grazie ad un progetto EU Cultura2000, è in corso una collaborazione con l’università di Siena per la realizzazione della nuova cartografia topografica e geologica in scala 1:10.000 allo scopo di supportare l’interpretazione archeologica nella ricostruzione paleo-ambientale del sito e nell’analisi di distribuzione degli antichi insediamenti e di conservare e monitorare il patrimonio archeologico.

Contributi di stereofotogrammetria satellitare per la produzione di cartografia topografica e geologica del sito paleolitico di Melka Kunture (Etiopia)

Francioni M.;
2011

Abstract

Il sito archeologico di Melka Kunture si trova circa 50 km a Sud di Addis Abeba nell’alta valle del Fiume Awash. Il sito, scoperto e segnalato per la prima volta nel 1963 dall’idrogeologo G. Dekker, è considerato un complesso straordinario e unico della più antica preistoria africana per la sua lunga sequenza culturale (1,7-0,2 milioni di anni) e per la molteplicità e varietà delle situazioni archeologiche presenti nelle sue diverse fasi. Esso rientra nell’ambito dei grandi siti dell’Africa orientale conservati all’interno della Rift Valley, che hanno permesso di ricostruire non soltanto la storia delle trasformazioni anatomiche che condussero alla diversificazione dei primi rappresentanti del genere Homo, ma anche gli eventi archeologici che documentano l’emergere delle più antiche tecnologie. Le prime ricerche sistematiche sono state portate avanti, dal 1965 al 1981, da una missione archeologica franco-etiopica, sotto la guida di J. Chavaillon; i lavori di scavo, interrotti per motivi bellici, furono ripresi nel 1992 e si sono protratte fino al 1995. Dal 1999 una missione italiana, diretta dal Prof. Marcello Piperno, lavora alla revisione e pubblicazione integrale della grande quantità di dati archeologici, geologici e paleontologici finora raccolti, all’elaborazione di un sistema WebGIS (http://geoserver.itc.nl/melkakunture/index.asp) e allo sviluppo turistico del Museo e del Parco archeologico realizzati. Proprio nel 2011, il sito paleolitico di Melka Kunture è stato inserito nella lista delle nuove aree di protezione proposte dall’UNESCO. Dal 2006, grazie ad un progetto EU Cultura2000, è in corso una collaborazione con l’università di Siena per la realizzazione della nuova cartografia topografica e geologica in scala 1:10.000 allo scopo di supportare l’interpretazione archeologica nella ricostruzione paleo-ambientale del sito e nell’analisi di distribuzione degli antichi insediamenti e di conservare e monitorare il patrimonio archeologico.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2689836
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