Ungaretti è forse un microcosmo (un fiume) a sé stante, che in questo numero di «Mosaico Italiano» abbiamo voluto ripercorrere e saggiare nella floridezza dei suoi fermenti, nella vivacità dei suoi squarci, nella sinuosità delle sue linee: come nei quadri ‘feriti’ di Burri, abbiamo tentato di puntellare i vasi sanguigni della vita d’un uomo, per lasciar fuoriuscire il flusso incontrollabile del poetico nel Tutto. Ungaretti tenero anziano amante e l’origine di Dialogo («Di che cosa avrei voglia? Di raccontarti delle fiabe». Ungaretti e Bruna Bianco, Silvia Zoppi Garampi); Ungaretti che guarda un «cielo piovigginoso» e scrive di getto un petit poème en prose (Su una “prosa” di Ungaretti, Salvatore Ritrovato); Ungaretti che diviene mentore e maestro di fluviali versi autonomi (Riverungà: i miei fiumi, Marco Sonzogni); Ungaretti che affina la vista – grazie alla cosiddetta cognizione della poesia – e scopre in versi il silenzio di Cristo (Il vedere chiaro di Ungaretti in Mio fiume anche tu). E poi due recensioni ad altrettanti libri: uno è dedicato agli aspetti più umani del poeta (Claudio Auria, La vita nascosta di Giuseppe Ungaretti, recensione di Riccardo Bravi), e l’altro è Tutto chiede salvezza di Daniele Mencarelli (recensione di Jasmin Al Salhi), dal quale anche qualcosa di ungarettiano emerge.

Giuseppe Ungaretti, un amore ingrandito cinquanta volte

Alberto Fraccacreta
2020

Abstract

Ungaretti è forse un microcosmo (un fiume) a sé stante, che in questo numero di «Mosaico Italiano» abbiamo voluto ripercorrere e saggiare nella floridezza dei suoi fermenti, nella vivacità dei suoi squarci, nella sinuosità delle sue linee: come nei quadri ‘feriti’ di Burri, abbiamo tentato di puntellare i vasi sanguigni della vita d’un uomo, per lasciar fuoriuscire il flusso incontrollabile del poetico nel Tutto. Ungaretti tenero anziano amante e l’origine di Dialogo («Di che cosa avrei voglia? Di raccontarti delle fiabe». Ungaretti e Bruna Bianco, Silvia Zoppi Garampi); Ungaretti che guarda un «cielo piovigginoso» e scrive di getto un petit poème en prose (Su una “prosa” di Ungaretti, Salvatore Ritrovato); Ungaretti che diviene mentore e maestro di fluviali versi autonomi (Riverungà: i miei fiumi, Marco Sonzogni); Ungaretti che affina la vista – grazie alla cosiddetta cognizione della poesia – e scopre in versi il silenzio di Cristo (Il vedere chiaro di Ungaretti in Mio fiume anche tu). E poi due recensioni ad altrettanti libri: uno è dedicato agli aspetti più umani del poeta (Claudio Auria, La vita nascosta di Giuseppe Ungaretti, recensione di Riccardo Bravi), e l’altro è Tutto chiede salvezza di Daniele Mencarelli (recensione di Jasmin Al Salhi), dal quale anche qualcosa di ungarettiano emerge.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2690658
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