Gli interventi di questo volume si pongono diversi interrogativi sul tema del gioco, sempre declinando il percorso indagatorio verso l’ambito disciplinare della pedagogia, con esortazioni educative attente a come l’educatore si pone verso il puer ludens, anche e soprattutto nei diversi contesti scolastici dell’infanzia: l’esperienza ludica svolge una funzione determinante nell’evoluzione individuale e collettiva dell’esistenza umana, nei processi di apprendimento e nelle manifestazioni creative – in tutte le manifestazioni espressive, comprese quelle ludico-grafiche. Ci si chiede anche quanto il gioco possa confliggere con il mondo scolastico e lavorativo, invece considerato serio e impegnato perché socialmente e moralmente disciplinato, e indirizzato verso la realizzazione di un fine proiettato in avanti nel tempo. Ci si chiede altresì se il giocare non svolga una funzione autocurativa e benefica per una corretta esistenza, potendo costituire un vero e proprio stile di vita individuale e comunitario, implicante, in modo integrato, atteggiamenti disciplinari eticamente attesi e non conflittuali con l’intimo bisogno autorealizzativo e creativo presente nell’uomo: il gioco è un mezzo naturalmente creativo di sviluppo e conoscenza del mondo, teso a trascendere lo spazio-tempo circoscritto e separato dai segmenti della quotidianità socioeducativa, soprattutto quando l’educazione si fa riflessiva, antidogmatica, laboratoriale, creativa e critica verso le tradizionali forme d’insegnamento-apprendimento nozionistico, meccanico e sedentario. Se si può asserire che il gioco infantile non si pone in una dimensione diversa dalla realtà, ma che per il bambino è la realtà stessa (gioco e realtà finiscono per coincidere in una mutua circolarità concettuale ed esperienziale), princìpi simili sono applicabili anche alle successive età, convinti che si possa assistere a un progressivo e maturativo procedere metamorfico del gioco – già in età scolastica – in attività pensabili come attività “ludiformi”, per certi versi “giocose”, seppure consone allo svolgimento di attività e compiti sempre più complessi e impegnati, continuativi e progressivi.
Pedagogia del gioco e educazione. Sviluppo, apprendimento, creatività
roberto Travaglini
2021
Abstract
Gli interventi di questo volume si pongono diversi interrogativi sul tema del gioco, sempre declinando il percorso indagatorio verso l’ambito disciplinare della pedagogia, con esortazioni educative attente a come l’educatore si pone verso il puer ludens, anche e soprattutto nei diversi contesti scolastici dell’infanzia: l’esperienza ludica svolge una funzione determinante nell’evoluzione individuale e collettiva dell’esistenza umana, nei processi di apprendimento e nelle manifestazioni creative – in tutte le manifestazioni espressive, comprese quelle ludico-grafiche. Ci si chiede anche quanto il gioco possa confliggere con il mondo scolastico e lavorativo, invece considerato serio e impegnato perché socialmente e moralmente disciplinato, e indirizzato verso la realizzazione di un fine proiettato in avanti nel tempo. Ci si chiede altresì se il giocare non svolga una funzione autocurativa e benefica per una corretta esistenza, potendo costituire un vero e proprio stile di vita individuale e comunitario, implicante, in modo integrato, atteggiamenti disciplinari eticamente attesi e non conflittuali con l’intimo bisogno autorealizzativo e creativo presente nell’uomo: il gioco è un mezzo naturalmente creativo di sviluppo e conoscenza del mondo, teso a trascendere lo spazio-tempo circoscritto e separato dai segmenti della quotidianità socioeducativa, soprattutto quando l’educazione si fa riflessiva, antidogmatica, laboratoriale, creativa e critica verso le tradizionali forme d’insegnamento-apprendimento nozionistico, meccanico e sedentario. Se si può asserire che il gioco infantile non si pone in una dimensione diversa dalla realtà, ma che per il bambino è la realtà stessa (gioco e realtà finiscono per coincidere in una mutua circolarità concettuale ed esperienziale), princìpi simili sono applicabili anche alle successive età, convinti che si possa assistere a un progressivo e maturativo procedere metamorfico del gioco – già in età scolastica – in attività pensabili come attività “ludiformi”, per certi versi “giocose”, seppure consone allo svolgimento di attività e compiti sempre più complessi e impegnati, continuativi e progressivi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.