Vengono presentati i risultati preliminari dello studio dei segni lapidari registrati nella città di Cirene e nel suo territorio. Si tratta di un numero considerevole di segni di cava e di cantiere che venivano incisi sui blocchi destinati alla costruzione di strutture architettoniche di vario genere. I blocchi risultano contrassegnati già dalle prime fasi di vita della città e tale consuetudine perdura per secoli fino alla piena età imperiale romana. Lo studio dei segni è stato portato avanti attraverso l’inventariazione di tutte le attestazioni registrate con analisi autoptiche dei monumenti e con lo sfoglio della bibliografia, nella quale però i segni lapidari solo raramente sono trattati in maniera particolareggiata. Viene presentato dunque il catalogo realizzato a partire da circa 630 blocchi appartenuti ad almeno venti strutture, anche se gran parte della documentazione proviene dai serbatoi dell’acquedotto ellenistico-romano. Quasi tutti i segni erano probabilmente relativi alle fasi di estrazione in cava e servivano al conteggio del materiale a fini remunerativi. Una tavola sinottica offre la possibilità di avere sotto mano una panoramica delle principali tipologie di segni, i quali sono stati raggruppati su base topografica e ulteriormente caratterizzati in base alle strutture architettoniche di appartenenza. I segni rimandano, da un punto di vista grafico, ad un orizzonte culturale grecofono ma per alcuni segni è ipotizzabile un legame con l’estrazione etnica dei cavatori, provenienti dalla popolazione indigena (libica) in analogia con quanto è stato ipotizzato in Tripolitania con le numerose attestazioni di segni lapidari neopunici.
Segni di cava e segni di cantiere da Cirene e dal suo territorio: nota preliminare
Lorenzo Cariddi
2022
Abstract
Vengono presentati i risultati preliminari dello studio dei segni lapidari registrati nella città di Cirene e nel suo territorio. Si tratta di un numero considerevole di segni di cava e di cantiere che venivano incisi sui blocchi destinati alla costruzione di strutture architettoniche di vario genere. I blocchi risultano contrassegnati già dalle prime fasi di vita della città e tale consuetudine perdura per secoli fino alla piena età imperiale romana. Lo studio dei segni è stato portato avanti attraverso l’inventariazione di tutte le attestazioni registrate con analisi autoptiche dei monumenti e con lo sfoglio della bibliografia, nella quale però i segni lapidari solo raramente sono trattati in maniera particolareggiata. Viene presentato dunque il catalogo realizzato a partire da circa 630 blocchi appartenuti ad almeno venti strutture, anche se gran parte della documentazione proviene dai serbatoi dell’acquedotto ellenistico-romano. Quasi tutti i segni erano probabilmente relativi alle fasi di estrazione in cava e servivano al conteggio del materiale a fini remunerativi. Una tavola sinottica offre la possibilità di avere sotto mano una panoramica delle principali tipologie di segni, i quali sono stati raggruppati su base topografica e ulteriormente caratterizzati in base alle strutture architettoniche di appartenenza. I segni rimandano, da un punto di vista grafico, ad un orizzonte culturale grecofono ma per alcuni segni è ipotizzabile un legame con l’estrazione etnica dei cavatori, provenienti dalla popolazione indigena (libica) in analogia con quanto è stato ipotizzato in Tripolitania con le numerose attestazioni di segni lapidari neopunici.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.