L'opera svolge un'indagine sul grado di tutela ed efficacia dei modelli giuridici che, a livello nazionale e regionale, disciplinano la possibilità di disporre di uno spazio per la preghiera e il culto. L'analisi prende le mosse dalla constatazione dall'incremento, nella realtà sociale, della richiesta di luoghi e strutture religiosamente qualificati, che per le loro caratteristiche urbanistiche e strutturali non sono immediatamente inquadrabili nella tradizionale categoria dell'edilizia di culto. Ciò provoca, naturalmente, la risposta dell'ordinamento, che nel processo di apertura ad un interesse collettivo talvolta riesce, talaltra fatica a sodddisfare con gli strumenti giuridici oggi disponibili tale ordine di richieste. Le soluzioni già ampiamente collaudate, come il possibili coinvolgimento di sempre nuove realtà confessionali nelle intese e in altri istituti giuridici, ma anche le nuove esperienze, come gli spazi multi fede, mostrano al riguardo evidenti criticità, che finiscono per impedire, o almeno per non favorire il pieno esercizio del diritto al culto, tanto individuale quanto collettivo. La rilevanza pubblica del problema sollecita a riclassificare la categoria dell'edilizia di culto, affinchè non si finisca per includere e disciplinare ordinariamente secondo standard urbanistici impropri, per eccesso o per difetto, anche quelle realtà di rilevanza confessionale che, proprio per le loro caratteristiche all'interno dello spazio pubblico, incidono in modo inedito sul quadro urbanistico
Il diritto allo spazio di preghiera tra laicità e pluralismo religioso
Alberto Fabbri
2024
Abstract
L'opera svolge un'indagine sul grado di tutela ed efficacia dei modelli giuridici che, a livello nazionale e regionale, disciplinano la possibilità di disporre di uno spazio per la preghiera e il culto. L'analisi prende le mosse dalla constatazione dall'incremento, nella realtà sociale, della richiesta di luoghi e strutture religiosamente qualificati, che per le loro caratteristiche urbanistiche e strutturali non sono immediatamente inquadrabili nella tradizionale categoria dell'edilizia di culto. Ciò provoca, naturalmente, la risposta dell'ordinamento, che nel processo di apertura ad un interesse collettivo talvolta riesce, talaltra fatica a sodddisfare con gli strumenti giuridici oggi disponibili tale ordine di richieste. Le soluzioni già ampiamente collaudate, come il possibili coinvolgimento di sempre nuove realtà confessionali nelle intese e in altri istituti giuridici, ma anche le nuove esperienze, come gli spazi multi fede, mostrano al riguardo evidenti criticità, che finiscono per impedire, o almeno per non favorire il pieno esercizio del diritto al culto, tanto individuale quanto collettivo. La rilevanza pubblica del problema sollecita a riclassificare la categoria dell'edilizia di culto, affinchè non si finisca per includere e disciplinare ordinariamente secondo standard urbanistici impropri, per eccesso o per difetto, anche quelle realtà di rilevanza confessionale che, proprio per le loro caratteristiche all'interno dello spazio pubblico, incidono in modo inedito sul quadro urbanisticoI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.